Sulla riforma delle pensioni allo studio del Governo ci sono “alcuni aspetti molto delicati da affrontare e risolvere”. Lo evidenzia Cesare Damiano, che ricorda in particolare come vada ancora chiarito a quanto ammonterà la penalizzazione dell’Ape. In questo senso l’ex ministro avverte l’Esecutivo che “non si può correre il rischio di avere una misura che, essendo troppo onerosa per il lavoratore, rimanga sulla carta come è capitato con il Tfr in busta paga e il part time di fine carriera”. Ci sono poi da risolvere le questioni dei lavoratori precoci e degli esodati. “Risolvere questi problemi sarà essenziale per arrivare a una positiva conclusione del confronto tra Governo e sindacati”, aggiunge il Presidente della commissione Lavoro della Camera.
Come prevedibile, Tito Boeri, con le sue dichiarazioni sull’intervento sulle quattordicesime ipotizzato nella riforma delle pensioni, si è subito tirato addosso le critiche dei sindacati. Domenico Proietti in una nota ha detto che il professore della Bocconi vuol “fare di tutto tranne che il presidente dell’Inps. Se intende fare il ministro lo vada a fare in un altro Paese”. Il Segretario confederale della Uil ha poi aggiunto che se Boeri “vuole provare a fare il ministro da noi, si dimetta da presidente dell’Inps e trovi qualcuno disponibile a sostenerlo”. Ricordiamo che il professore aveva detto che un intervento a sostegno delle quattordicesime potrebbe rivelarsi uno spreco di risorse.
Lo scorso lunedì è stato trovato un punto d’incontro tra il Governo ed i sindacati per quanto concerne la cosiddetta uscita anticipata dal mondo del lavoro per mezzo dell’Ape. I sindacati sembrano abbastanza soddisfatti della proposta. Tuttavia necessitano di ritocchi tanti altri aspetti dell’attuale sistema pensionistico ed in particolar modo la questione dei lavoratori precoci e quella dell’aumento delle minime ampliando la platea di pensionati beneficiari della quattordicesima. Due vicende che rischiano di entrare in conflitto per un discorso legato alle risorse economiche a disposizione che sembrano essere insufficienti per prevedere entrambe le cose. Dunque, potrebbe profilarsi un dilemma per il Governo che a stretto giro, dovrà decidere se intervenire sulle minime oppure in supporto ai cosiddetti lavoratori precoci. Ne sapremo di più a partire dal prossimo incontro in programma il 21 settembre.
Susanna Camusso non ritiene che il 21 settembre sarà una data “decisiva” per la riforma delle pensioni. Il Segretario generale della Cgil ha spiegato che in quella data si capirà quali sono le risorse che il Governo intende stanziare per gli interventi previdenziali, ma “non penso sia l’ultima occasione in cui discuteremo di questo tema”. La sindacalista ha poi spiegato che la questione dei lavoratori precoci “è un punto chiave per capire se il Governo darà risposte a quei problemi che sono aperti, o meno”. Dunque in base a quello che l’esecutivo presenterà, la Cgil potrà fare le sue valutazioni.
Le nuove dichiarazioni di Tito Boeri sono destinate a far discutere. Il Presidente dell’Inps, nel corso di un convegno organizzato dal Consiglio nazionale dei commercialisti, ha infatti dichiarato che l’intervento previsto nella riforma delle pensioni allo studio del Governo in favore delle quattordicesime si corre il rischio di sprecare risorse, “perché in sette casi su dieci vanno a persone che non sono povere”. Boeri ha anche richiamato l’attenzione sui costi nel lungo termine che gli interventi previdenziali comportano: “Pensiamo alla fiscalizzazione delle rate dell’Ape che verrà fatta per 20 anni, quindi la cifra va moltiplicata per 20 per avere idea dell’ordine di grandezza”.
Cesare Damiano chiede al Governo che la riforma delle pensioni contenga anche un intervento per i lavoratori precoci e l’ottava salvaguardia per gli esodati. L’ex ministro del Lavoro evidenzia come occorra trovare una soluzione accettabile per arrivare a una conclusione positiva del negoziato tra Governo e sindacati e ha poi evidenziato che la flessibilità prevista con l’Ape “non può avere costi insostenibili e di scoraggiamento: vogliamo ricordare che la nostra proposta di legge prevedeva una penalizzazione del 2% per un massimo di 4 anni di anticipo”.
Lo scorso lunedì 12 settembre il Governo ed i rappresentanti dei più importanti sindacati italiani si sono incontrati per discutere di pensioni presso il Ministero del Lavoro, trovano una importante intesa di massima per quanto concerne lo strumento che dovrebbe permettere ai lavoratori con almeno 63 anni di età di andare in pensione con un anticipo massimo di 3 anni e 7 mesi. Un accordo sulle pensioni che dovrebbe portare all’approvazione dell’Ape per un periodo sperimentale della durata di 2 anni che tutto sommato è stato salutato con soddisfazione. Lo stesso non si può dire per la questione pensioni che riguarda i cosiddetti lavoratori precoci ed ossia quanti hanno iniziato la propria attività prima dei 18 anni. Infatti, dopo un periodo durante il quale si parlava con insistenza di un bonus contributivo per la fase lavorativa tra i 14 anni ed i 18 anni, ora il Ministro del Lavoro Poletti ha sottolineato come la questione presupponga costi molto elevati per cui sia meglio andare ad effettuare un calcolo oculato onde evitare problematiche di bilancio. Una sorta di passo indietro che lascia intendere come si possa profilare un rinvio della vicenda al 2017 e che potrebbe innescare una pericolosa polemica con i sindacati mettendo in discussione potenzialmente anche il sin qui fruttuoso confronto per l’Ape.
Dopo aver raccolto le firme per un referendum contro la riforma delle pensioni targata Fornero, la Lega Nord si prepara a fare altrettanto con l’Ape. A dirlo è MatteoSalvini in un’intervista ad Affaritaliani.it. Il leader del Carroccio afferma: “Faremo tutto quello che è possibile, anche a livello di iniziative popolari e referendarie, per fermare questa truffa”. In particolare, Salvini evidenzia che “arrivare a fregare fino a 200 euro al mese costringendo 63enni a fare un mutuo di vent’anni per andare in pensione dopo aver lavorato una vita è una truffa”.
C’è grande euforia ed entusiasmo riguardo alla misura presentata dal Governo per consentire ai lavoratori di avere accesso in maniera anticipata al sistema previdenziale a partire dai 63 anni di età. Tuttavia non tutti i sindacati sono d’accordo sull’adozione dell’Ape. Tra queste c’è l’UGL che per bocca del segretario generale Francesco Paolo Capone ha fatto sapere: “Premesso che Ape non è lo strumento indicato dall’UGL per conferire all’attuale sistema previdenziale un valido meccanismo di uscita dal mondo del lavoro, il nodo per noi essenziale è la definizione più ampia possibile, a prescindere dalle risorse, della platea degli agevolati, un nodo per noi più politico che tecnico. Crediamo che in tale platea debbano rientrare tutti i veri disagi sociali esistenti nel nostro Paese, a partire dai disoccupati e da chi ha necessità di cure per sé o per un familiare fino ad arrivare all’estensione dei lavori usuranti, considerando anche quelli faticosi / rischiosi, passando per i lavoratori precoci. Altrettanto importante è intervenire, e bene, sul potere d’acquisto delle pensioni in essere”.
Il Governo ed i sindacati in questi giorni stanno portando avanti un’intensa opera di confronto nella speranza di giungere ad un accordo per quanto concerne la misura dell’Ape, ossia l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Accordo che per grosse linee può essere considerato preso anche se, come sottolineato dalla Camusso, manca ancora la conoscenza dei numeri. Ora il focus è stato virato verso un’altra questione piuttosto delicata ed ossia quella dei lavoratori precoci. Sul tavolo ci sono diverse soluzioni per venire incontro a quelle che sono le necessità di lavoratori che hanno iniziato la propria attività produttiva prima dei 18 anni, tra cui quella maggiormente tenuta in considerazione è senza dubbio quella dei contributivi figurativi che lo Stato andrebbe a riconoscere agli stessi lavoratori. Il Ministro Poletti si è mostrato cauto sulla vicenda sottolineando come essa sia molto costosa per cui sarà necessario prima effettuare tutti i conti del caso. La stessa Camusso nel commentare le parole del Ministro ha sottolineato come questo possa rappresentare un aspetto chiave anche per capire quali siano le reali intenzioni del Governo nel risolvere “problemi aperti”.
Tiziano Treu promuove la riforma delle pensioni che il Governo ha intenzione di varare. “Si tratta di misure che non stravolgono il sistema pensionistico, ma che operano una manutenzione ‘straordinaria’ capace di renderlo più equo e di ridurre i disagi anche gravi di molte categorie”, spiega l’ex ministro del Lavoro in un articolo pubblicato su L’Unità. Per Treu è anche positivo il fatto che l’Ape abbia un carattere sperimentale. “In materie così delicate la sperimentazione è necessaria per verificare l’impatto e se del caso per aggiustare il tiro sulla base dei fatti e non delle supposizioni e polemiche”, ha detto.
Carmelo Barbagallo torna a insistere sulla necessità di stanziare risorse per la riforma delle pensioni. “Tirino fuori i soldi e troveremo le soluzioni per i lavoratori precoci e per tutti gli altri”, ha detto il Segretario generale della Uil, evidenziando come senza risorse non sia possibile un accordo. In questo senso il sindacalista ha detto di augurarsi che il 21 settembre, data del nuovo incontro tra Governo, Cgil, Cisl e Uil “si firmi qualcosa, diventerebbe un’inversione di una tendenza politica da parte di un Governo che per molto tempo non ci ha ascoltato”.
Secondo Annamaria Furlan, Governo e sindacati potrebbero trovare un accordo sulla riforma delle pensioni nel prossimo confronto previsto per il 21 settembre. “Ci sono alcuni temi che vanno approfonditi, ma mi sembra ci siano gli elementi e i tempi, se c’è la buona volontà di tutti possono essere davvero brevi. Siamo in dirittura d’arrivo di un lavoro ben fatto”, ha detto il Segretario generale della Cisl. La quale ha poi ricordati come si sia lavorato per “scelte calibrate perché giovani, anziani e pensionati si sentano coinvolti in un procedimento di revisione previdenziale”.
Giuliano Poletti ha formalizzato la convocazione di un nuovo confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni per il 21 settembre, alle ore 11:00, presso la sede del ministero del Lavoro. All’incontro sono stati invitati i Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e vi prenderà parte anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini. In una nota si legge che l’obiettivo della riunione è quello di arrivare a una sintesi sui risultati dei precedenti incontri avuti tra le parti sul tema. Non è detto quindi che si arrivi a un accordo e lo stesso Poletti lo ha confermato a margine di un convegno del Coordinamento unitario dei pensionati del lavoro autonomo tenutosi ieri. Il Ministro ha detto di ritenere che sia stato fatto “un lavoro approfondito che ha reso chiaro quali siano i problemi e le possibili soluzioni, poi ognuno farà le sue valutazioni”. Riguardo il tema dei lavoratori precoci, Poletti ha voluto spiegare che si tratta di un tema difficile da affrontare, perché una soluzione richiede costi molto alti. Per questo il ministro vuole che vengano fatti dei conti approfonditi. Il tema delle risorse, ha poi aggiunto, sarà in ogni caso affrontato proprio nell’incontro del 21 settembre.
Per i lavoratori precoci non sembrano essere emerse soluzioni durante l’ultimo confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Secondo il Quotidiano.net, tuttavia il Governo starebbe pensando di correre ai ripari con due ipotesi. La prima prevederebbe la possibilità di accedere all’Ape senza penalizzazioni anche per i lavoratori precoci. La seconda, invece, consentirebbe di andare in pensione dopo 41 anni di contributi a coloro che hanno iniziato a lavorare tra i 14 e i 16 anni di età. Non si avrebbe quindi quella sorta di “bonus” per “raddoppiare” i contributi versati durante la minore età.
Cesare Damiano torna a chiedere al Governo di stanziare almeno 2 miliardi di euro per la riforma delle pensioni. Per l’ex ministro del Lavoro, inoltre, sarebbe opportuno che l’esecutivo presentasse un testo scritto in modo che vengano messi nero su bianco gli interventi previdenziali che si vogliono attuare, con le relative risorse che si intendono stanziare. Questo faciliterebbe, secondo il Presidente della commissione Lavoro della Camera, il confronto tra le parti e renderebbe “più facile e meno arbitraria la traduzione legislativa nella legge Bilancio di una eventuale intesa”.
Carmelo Barbagallo torna a insistere sulla necessità di stanziare 2,5 miliardi per la riforma delle pensioni. In un’intervista a La Stampa, il Segretario generale della Uil ha spiegato che occorre varare diversi interventi in materia previdenziale, compresi quelli rivolti a lavoratori precoci, esodati, lavori usuranti e pensionati più poveri. Dunque occorre che il Governo metta sul piatto risorse importanti, anche perché “non possiamo chiedere di tirare fuori dei soldi ai lavoratori prossimi alle pensione e licenziati, che non troveranno mai più un lavoro, a quelli che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali”.
Il dibattito sulla riforma delle pensioni non si placa certo dopo l’incontro tra Governo e sindacati di lunedì. E secondo Domenico Scilipoti Isgrò, il susseguirsi di dichiarazioni sul tema non aiuta. “Sul tema delicato delle pensioni e della riforma basta con quotidiani balletti di dichiarazioni e annunci generici. Anticipi pensionistici e ipotetiche ricongiunzioni gratuite”, scrive in una nota il Senatore di Forza Italia. A suo modo di vedere “serve una parola chiara perché si rischiano di innescare allarmi tra le persone”. “Il governo dimostri serietà”, è quindi il suo appello.
Maurizio Sacconi non nasconde una certa perplessità riguardo il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro, sul blog degli Amici di Marco Biagi, segnala come sia “molto originale un tavolo negoziale con i sindacati tutto e solo ‘a dare’. Con richieste da parte loro che, comprensibilmente, non hanno limiti. Anzi, ancor più sorprendentemente, si ipotizza un accordo da sottoscrivere. Se è certamente giusto riscoprire il ruolo dei corpi sociali, è tuttavia nello scambio faticoso il senso di ogni negoziato”.
In attesa di novità sulla riforma delle pensioni, al Comitato Opzione donna si presta attenzione all’interrogazione presentata da Roberto Simonetti. Il Segretario della commissione Lavoro della Camera ha infatti chiesto al Governo di far sapere a quanto ammontano le risorse del cosiddetto “contatore” di Opzione donna e di chiarire se intende utilizzare gli eventuali risparmi all’estensione del regime sperimentale introdotto nel 2004. Questo perché il ministro Poletti aveva parlato di “iniziative analoghe” nel corso di un question time alla Camera e andrebbe quindi specificato se vi sono altre ipotesi allo studio del Governo.
In questi giorni si sta facendo un gran parlare di pensioni e dell’accordo che sembra ormai vicinissimo tra Governo e sindacati per quanto concerne il meccanismo dell’Ape che dovrebbe regolare la pensione anticipata a partire dai 63 anni dei lavoratori e che potrebbe venir lanciato a titolo sperimentale nei prossimi due anni. Da più parti sono stati rilasciati commenti di soddisfazione per quanto si sta delineando sulla riforma delle pensioni con una sola eccezione: quella di Susanna Camusso segretaria nazionale della CGIL. La Camusso ha rilasciato dichiarazioni molto prudenti sul presunto accordo rimarcando come ancora non siano chiare le cifre: “Tutti danno per scontato l’intesa sulle pensioni ma nessuno è in grado di dire l’entità delle cifre sul tavolo. C’è troppo entusiasmo, è una partita delicata che ha bisogno di discussione. Le cifre di cui abbiamo sentito parlare finora sono insufficienti. Finora non abbiamo visto una riga scritta, una carta, un conto che ci dica quali siano le risorse”. Una posizione che evidenzia una certa cautela da parte della Camusso che fino all’ultimo non sembra voler dare nulla di scontato.