Laura Boldrini esprime vicinanza ai lavoratori precoci. La Presidente della Camera dei deputati ha postato su Twitter una foto che la ritrae insieme ai comitati che hanno depositato le 50.000 firme a sostegno della riforma delle pensioni proposta da Cesare Damiano con il titolo “Agli anziani la pensione, ai giovani il lavoro”. “Vicina a lavoratrici e #lavoratoriprecoci .Hanno cominciato giovanissimi, dopo tanti anni ora chiedono di andare in pensione”, si legge nel tweet della Boldrini, che arriva proprio nel giorno in cui è stato annunciato il rinvio dell’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Un rinvio dovuto alla necessità di alcuni approfondimenti sugli interventi al centro del confronto. Vedremo se proprio per i lavoratori precoci ci sarà qualche misura. Per Maurizio Bernardo, la riforma delle pensioni messa a punto dal Governo attraverso l’Ape richiede un approfondimento e il deputato di Area Popolare si dice pronto a chiedere un’audizione ad Abi e ministero dell’Economia presso la commissione Finanze da lui presieduta per fare un punto sulla parte della riforma riguardante il prestito bancario. Bernardo in definitiva si dice “non così d’accordo” con la soluzione prospettata dal Governo, soprattutto perché “l’anticipazione pensionistica non può sfavorire chi decide di fare un passo indietro”.



È saltato l’incontro sulla riforma delle pensioni tra Governo e sindacati previsto per domani. Lo si legge in una nota del ministero del Lavoro, in cui si spiega che il confronto è rinviato a martedì prossimo, il 27 settembre. In mattinata Giuliano Poletti ha spiegato ai giornalisti che, insieme a Cgil, Cisl e Uil, è stato concordato di ricalendarizzare l’incontro per “fare un approfondimento ulteriore”. Il ministro del Lavoro non ha voluto specificare su quali temi occorra questo ulteriore approfondimento, ma ha detto che “finora è stato fatto un buon lavoro, bisogna completarlo”.



Il Governo sarebbe intenzionato a inserire nella riforma delle pensioni un bonus contributivo per i lavoratori precoci che hanno iniziato a versare i contributi prima dei 16 anni. Lo scrive Il Sole 24 Ore, citando indiscrezioni trapelate da fonti tecniche. Ancora non si conoscono i dettagli di questo intervento, a cominciare dai requisiti minimi contributivi richiesti. Quel che appare chiaro è che l’esecutivo intende presentarsi all’incontro di domani con i sindacati portando sul tavolo anche un intervento sui precoci, rispondendo così a Susanna Camusso, che aveva indicato come punto focale della trattativa proprio un intervento sui lavoratori precoci.



I Vigili del Fuoco, attraverso il sindacato autonomo Conapo, chiedendo al Governo, impegnato in questi giorni nel mettere a punto la riforma delle pensioni, di non dimenticarsi dei loro trattamenti previdenziali, che godono di un trattamento “di sfavore” rispetto alle forze di polizia. “Basta promesse per cortesia, i vigili del fuoco non vogliono essere i pensionati più poveri del pubblico impiego, agli abbracci di Renzi nel momento del bisogno seguano provvedimenti di pari trattamento con gli altri corpi”, ha dichiarato Antonio Brizzi, Segretario generale Conapo.

A circa 24 ore dal prossimo incontro tra il Governo e le parti sociali sulle pensioni, ci sono diverse questioni ancora da chiarire oltre al nodo relativo all’anticipo pensionistico per mezzo dell’ormai famosa Ape. In particolare sta facendo discutere sempre di più la questione dei lavoratori precoci con il Governo che ha lasciato intendere come sia piuttosto difficile nell’ambito della Legge di stabilità, inserire anche il bonus richiesto dai sindacati. Infatti, in campo c’è una possibile opzione che preveda il riconoscimento di contributi figurativi pari a 4 o 6 mesi per ogni anno di lavoro effettuato prima dei 18 anni di età. Su questa tematica comunque i sindacati ed in particolare la Cgil promette di dare battaglia: ”C’è preoccupazione per lo svuotamento di un intervento sul tema del lavoro precoce, anche smentendo diverse ipotesi che erano state prospettate nel corso degli incontri che si sono tenuti nelle settimane precedenti. Il tema costituisce una priorità, considerata l’urgenza d’individuare soluzioni per una categoria fortemente penalizzata dagli interventi di riforma”.

La riforma delle pensioni allo studio del Governo è incardinata sull’Ape, di cui ancora non si conoscono esattamente i dettagli tecnici, in particolare sulle penalizzazioni previste per chi andrà in pensione anticipata. Il CorrierEconomia scrive però che, calcolando il totale delle rendite che si percepiranno in base alle statistiche sulla vita media, si arriverà anche a perdere il 23% di ricchezza pensionistica, percentuale che scenderebbe al 4% per chi fosse disoccupato.  

Anche Confintesa boccia la riforma delle pensioni che il Governo sta mettendo a punto. Il Segretario Generale Francesco Prudenzano punta in particolare il dito contro l’Ape e il fatto che si invitino “i lavoratori a indebitarsi con le banche per anticipare l’età pensionistica”. “Ribadiamo, con forza, quello che sosteniamo da tempo: la soluzione deve essere completa e complessiva, all’insegna dell’equità sociale, attraverso una modifica dei trattamenti pensionistici a qualsiasi titolo (compresi vitalizi, etc… per intenderci) che superi il falso principio dei diritti acquisiti e vada verso il principio della organicità della distribuzione dei redditi”, ha aggiunto Prudenzano.

Cesare Damiano evidenzia come l’aumento delle quattordicesima, intervento previsto all’interno della riforma delle pensioni allo studio del Governo, sia una scelta azzeccata, dato che i recenti dati Istat dimostrano che ci sono 6,5 milioni di italiani che percepiscono una pensione fino a 1.000 euro lordi mensili. L’ex ministro del Lavoro non dimentica tuttavia di sottolineare che il Governo dovrà trovare “soluzioni efficaci” per Opzione donna, i lavoratori precoci, gli esodati “e per un Anticipo pensionistico che abbia penalizzazioni più ragionevoli (non del 7% all’anno) per chi non rientra nelle categorie più disagiate che andranno in pensione anticipata senza penalizzazioni o per chi supera il tetto dei 1.500 euro lordi mensili di pensione”.

L’Ape non piace per niente alla Cisal. Il suo Segretario generale, Francesco Cavallaro, ha infatti evidenziato come la riforma delle pensioni che il Governo sta mettendo a punto sia iniqua. Per il sindacalista, infatti, nel piano dell’esecutivo vi sarebbero “gravi discriminazioni sul piano fiscale”. “È evidente che quella suggerita dal governo è una strada senza via d’uscita. È invece necessario attuare al più presto una riforma organica della legislazione vigente, a partire dalla legge Fornero, puntando a salvaguardare anzitutto i diritti dei lavoratori, il cui unico torto sembra essere stato quello di pagare tasse e contributi”, ha aggiunto Cavallaro.

Gennaro Migliore ha voluto ricordare il lavoro che il Partito democratico sta facendo sulla riforma delle pensioni. Il sottosegretario alla Giustizia, partecipando alla kermesse “Il Sannio dice sì”, ha evidenziato come il Pd si sia mosso per aumentare le quattordicesime delle pensioni più basse e per riaprire i termini del pensionamento. Migliore ha anche voluto sottolineare come le politiche in questo, come in altri campi del suo partito e del Governo, non si possano non definire di sinistra. Ora non resta che vedere se l’incontro tra Governo e sindacati previsto in settimana riuscirà a produrre un accordo tra le parti.

Per Luigi Paganetto, l’Ape che si vuole introdurre con la riforma delle pensioni rappresenta una buona notizia per coloro che non avranno dei costi per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, mentre per gli altri lavoratori c’è il rischio di trovarsi con un debito da rimborsare durante il periodo di quiescenza. L’economista dell’Università Tor Vergata di Roma, in un’intervista a Radio Vaticana, spiega che la cosa migliore sarebbe muoversi “verso un sistema di pensione flessibile, dicendo però che ognuno deve avere una pensione pari a quelli che sono i suoi contributi”. Paganetto ha poi aggiunto che a suo modo di vedere l’intervento più importante tra quelli annunciati dal Governo in materia previdenziale è rappresentato dal bonus per le pensioni più basse, “perché si tratta di tener conto di un problema sociale che riguarda lavoratori che hanno una difficoltà a mantenersi con la pensione”.

Stando ai dati Inps e alle rielaborazioni di Adnkronos, la riforma pensioni sul tavolo del governo per l prossime Legge di Stabilità vedrà uno dei punti centrali negli assegni minime, che purtroppo riguardano ben 4 pensionati su 10 in Italia. Sono in tutto 6,5 milioni di pensionati che sono interessati alle novità dei bonus in busta promesse dal governo: le pensioni minime sono il 40,3% complessivo dei percettori di un reddito previdenziale. Le cifre messe in campo da Inps e Governo vedono le donne con un dito mensile al di sotto dei 1000 euro che sono ben 4,2 milioni, esattamente il doppio dei pensionati uomini: stando alle ultime indiscrezioni arrivate all’agenzia Adnkronos, «Tornando ai dati generali, si ferma sotto la soglia dei 250 euro mensili il 9,9% dei potenziali interessati alle misure di incremento. Un altro 21,1% rientra nella fascia tra i 250 e 500 euro; mentre la parte più consistente (il 40,9%) fa parte della classe d’importo tra 500 e 750 euro. Nell’ultima fascia, tra 750 e 1.000 euro, si posizione il restante 28% della platea».

Stando al portale di Pensioni Oggi, la riforma pensioni organizzata dal governo, con gli incontri decisivi con realtà, sociali, Inps e sindacati, che starebbero per indicare una struttura finale da inviare in legge di Stabilità. Restano però numerosi punti scoperti che rischiano di essere cambiati o modificati con la riforma pensioni redatta in forma finale: tale varie questioni, aperta rimane la situazione sull’Ottava Salvaguardia che è stata rinviata ancora in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. La ripresa dell’esame del ddl Damiano dopo la pausa estiva ha visto un altro rinvio a fine mese per l’esame in questione: provvedimenti che dovranno essere visti, studiati e analizzati dopo gli incontri con i sindacati. Al momento, l’iter del testo vede altri 32mila esodati in più salvaguardati, ma il problema sui costi e le coperture sono sempre gli spettri dietro a questa Ottava Salvaguardia, specie dopo i nuovi numeri inseriti nel testo di legge. Lo scontro Damiano-Governo è ancora aperto e al momento si dovrà attende fine settembre per saperne di più.

Dopo una settimana risultata decisiva sul fronte riforma pensioni 2016 con la prima tranche di incontro tra sindacati e Governo, la prossima si aprirà con altri e forse decisivi tavoli sui temi caldi della nuova legge da approntare in fretta per poterla inserire a regime nella Legge di Stabilità di fine anno. Fretta che però, per Cesare Damiano presidente della Commissione Lavoro alla Camera, non deve annebbiare i nodi ancora molto profondi che vi sono nel piano di riforma previdenziale. «I lavoratori precoci, un punto che va salvaguardato: l’abbassamento dell’attuale tetto dei 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) per chi ha cominciato a lavorare tra i 14 e i 18 anni, non può essere simbolico ma sostanziale». Secondo Damiano, sempre piuttosto critico con Inps e lo stesso Governo, è importante che questo punto non venga dimenticato o sottovalutato, altrimenti a pagare «saranno i pensionati stessi. Risolvere questi problemi sarà essenziale per arrivare a una positiva conclusione del confronto tra Governo e sindacati», come riporta il portale di Pensioni Oggi.

La riforma delle pensioni allo studio del Governo dovrebbe contenere misure anche in favore di chi è già in quiescenza. In questo senso il Comitato unitario pensionati lavoro autonomo vorrebbe che venisse approvata l’estensione del bonus da 80 euro per i pensionati con gli assegni medio-bassi. Questo perché “i pensionati con un reddito tra gli otto e i ventiseimila  euro subiscono un carico impositivo maggiore di quello dei dipendenti  di pari reddito”, ha sottolineato Giancarlo Pallanti, Coordinatore nazionale del Cupla. La proposta sulle pensioni è quella di un bonus decrescente con l’aumentare dell’assegno incassato. La platea dovrebbe essere limitata a coloro che guadagnano 12.000 euro, circa 3,2 milioni di pensionati, che riceverebbero un beneficio medio annuo di 810 euro. Secondo Pallanti, una misura di questo genere sarebbe più efficace dell’estensione della no tax area, oltre che più equa, anche perché sempre più spesso le pensioni fungono da “ammortizzatore sociale” per interi nuclei familiari dove ci sono persone che hanno perso il lavoro e non riescono più a trovarlo.