Si continua a discutere tra governo e sindacati per quanto concerne la riforma pensioni 2016. Ad esprimere il proprio parere a tal proposito è stato Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, che come riportato da contattonews.it, ha espresso il convincimento che da un taglio delle pensioni passi la strada giusta per la crescita:”Tagliare le tasse è la via maestra per sostenere la crescita economica“. Secondo Proietti la decurtazione principale dovrebbe riguardare i lavoratori dipendenti e i pensionati che contribuiscono per oltre l’85% al gettito Irpef:”Dopo il coraggioso bonus degli 80 euro il Governo si è fermato. Per la UIL bisogna riprendere quella strada e per questo giudichiamo positivamente l’annuncio del Presidente del Consiglio di voler continuare a ridurre la pressione fiscale, ciò va fatto già con la prossima Legge di Bilancio. Questo è il modo più efficace di promuovere la ripresa dei consumi con un beneficio per l’attività produttive del nostro Paese“.
Nuovi incontri in programma per quanto riguarda la riforma pensioni 2016 tra governo e sindacati. Come riporta PensioniOggi, il confronto ripartirà dal prossimo 12 settembre. Il governo dovrà chiarire quali saranno gli interventi e le risorse che saranno messe a disposizione nella legge di stabilità per il prossimo anno: “il costo di un pacchetto in grado di soddisfare in parte il fronte sindacale vale almeno 2,5 miliardi di euro l’anno e ricomprenderebbe misure significative oltre all’APE, anche sulle carriere discontinue, precoci, usuranti, pensioni minime e correttivi per i giovani che ricadono nel contributivo puro oltre che una revisione delle aliquote di perequazione delle pensioni in essere”. Si tratta di una cifra però che difficilmente il governo potrà mettere a disposizione. Quindi questi interventi saranno calibrati a seconda delle somme che saranno stanziate.
Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, in attesa di poter incontrare nuovamente il Governo nella prossima settimana ha voluto indicare alcune impellenze che lo stesso Esecutivo dovrebbe affrontare ed in particolare partendo dalla necessità di rivedere a livello europeo il Patto di Stabilità che di fatto non consente alcuni ammodernamenti strutturali: “Fino a quando non cambieremo il patto di stabilità a livello europeo, svincolando gli investimenti pubblici dal rapporto deficit / pil, il nostro Paese sarà irrimediabilmente condannato a tassi di crescita vicini allo zero. I dati del Pil dimostrano ancora una volta che la nostra economia è sostanzialmente ferma, nonostante qualche timido segnale di progresso, in particolare nel settore agroalimentare. È da mesi che noi sosteniamo che occorre una manovra espansiva sostenuta da un grande patto tra il Governo e le forze sociali, finalizzato alla riduzione delle tasse nazionali e locali per i lavoratori”.
Nelle ultime ore non sono arrivate buone notizie per il Governo con i dati del periodico rapporto Istat che fotografano un’Italia al palo nel secondo trimestre del 2016. Nello specifico il Pil è fermo con conseguente rallentamento della crescita dell’economia del Bel Paese. Dati che erano stati ampiamente previsti dalle stime riviste al ribasso nelle precedenti settimane ma che ugualmente preoccupano. Preoccupati sono senza dubbio le parti sociali, le quali temono che questo cambiamento dello scenario possa portare il Governo a rimandare il discorso della riforma delle pensioni. Possibilità che viene immediatamente scartata dal Ministro dell’Economia, Padoan che ha rassicurato tutti evidenziando come gli interventi ci saranno ugualmente: “le risorse sono ovviamente limitate anche perché il quadro macroeconomico globale è peggiorato, saranno usate in modo selettivo con particolare enfasi e un sostegno agli investimenti e alla produttività, ma anche con un occhio alle esigenze dei pensionati”.