In questa settimana e parte della prossima, sono in programma una lunga serie di incontri tra il Governo e le parti sociali per definire una serie di modifiche in diversi ambiti tra cui quello del rinnovo del contratto dei dipendenti del pubblico impiego. Un tema scottante sul quale in passato si è dovuto rinviare in diverse occasioni in ragione dello stato non eccezionale dell’economia italiana. Ora i tempi sembrano maturi per un accordo che dovrebbe consentire ai dipendenti di accedere ad un aumento. Aumento che in ragione di risorse non eccezionali da poter mettere sul tavolo, dovrebbero imporre allo stesso Governo un meccanismo di differenziazione. In particolare si sta facendo largo l’illazione secondo la quale gli aumenti saranno fissati in maniera inversamente proporzionale all’entità del reddito percepito dal dipendente ed ossia chi meno guadagna avrà un maggiore aumento di stipendio. Vedremo se effettivamente sarà così.



Sono giorni caldi questi per il Governo che oltre al nodo relativo alla riforma del Sistema Pensionistico, sta portando avanti una non semplice trattativa con i sindacati con l’obiettivo di trovare un accordo per quanto concerne il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Il Governo ha dato ampia apertura nel trattare l’aumento degli stipendi tant’è che in queste ore sono in atto una serie di incontri informali tra le parti per cercare di stabilire dei numeri ben definiti ed particolare le risorse da stanziare per l’aumento (il Governo vorrebbe mettere sul piatto 300 milioni di euro). I sindacati, tuttavia, hanno intenzione di spostare alcune materie come gli orari lavoro e la valutazione fuori dal campo della legge, inserendoli sul nuovo contratto. Un tentativo di abbattere quelli che sono alcuni paletti messi dalla cosiddetta riforma Brunetta. Vedremo se ciò sarà possibile.



Per capire il problema dei contratti statali e dell’aumento in vista richiesto dai dipendenti pubblici, sulle nostre stesse pagine di recente Giuliano Cazzola – economista e politico italiano – è intervenuto per porre all’attenzione un problema spesso non preso in considerazione nel dibattito sui contratti statali. «La questione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego non è solo complessa, ma anche abbastanza cruciale per l’equilibrio dei conti pubblici, in una situazione in cui la richiesta all’Ue di una maggiore flessibilità non può essere giustificata da un incremento della spesa pubblica corrente per stipendi e pensioni». La Relazione della Corte dei Conti in questo 2016 è illuminante da questo punto di vista: si scopre infatti che i redditi da lavoro dipendente nello scorso anno si sono attestati su un valore pari a 161 miliardi, in diminuzione di un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Secondo Cazzola, «Il dato cumulato dal 2010 vede una riduzione della spesa per redditi da lavoro dipendente di quasi 11 miliardi (-6,3%), correlato altresì all’adozione di misure di contenimento del turnover». Verrà presentato questo dato all’interno della trattativa?



La questione dei contratti statali è ben lontana dall’essere risolta: il Governo ha stanziato 300 milioni di euro per il loro rinnovo, ma per i sindacati servirebbero 7 miliardi, perché solo il comparto scuola richiede un aumento mensile netto di 130-150 euro a lavoratore. Queste stime sono state riviste da alcuni studi e analisi, come quelli del quotidiano Il Sole 24 Ore, secondo cui servirebbero 1,22 miliardi per un aumento medio di 16-40 euro al mese a lavorare. In ogni caso è evidente che la cifra stanziata dal Governo sia bassa, ma potrebbe trattarsi di una base di partenza. Del resto il ministro per la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha dato il via libera alla trattativa con i sindacati, che ripartirà la settimana prossima, dopo la pausa estiva. Le parti sociali sono ferme sulle loro richieste, ma le cifre per il rinnovo rischiano di essere congelate a causa dell’urgenza scatenata dal terremoto del 24 agosto. Un compromesso potrebbe avvicinare le parti: potrebbero, infatti, essere decisi aumenti scaglionati in base al reddito dei dipendenti, ma resta elevato il rischio che si resti alle cifre attuali. La partita deve ancora entrare nel vivo.