Non solo rinnovo dei contratti statali e aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici fermi da sette anni. Sul tavolo del governo, per quanto riguarda la riforma della Pubblica amministrazione, ci sono ancora diversi punti da definire. Riguardano, come sottolinea Forexinfo premi, assenze e orari di lavoro. Nel testo della riforma dovranno infatti essere inserite regole sull’assegnazione dei premi e regole per arrivare alle modifiche dei fondi per la spartizione del salario accessorio: quello che si starebbe cercando di fare è il superamento del meccanismo delle tre fasce di merito previste dalla riforma Brunetta, puntando su nuovi sistemi di valutazione che dovrebbero valorizzare le competenze dei dipendenti statali. Oggetto della riforma della Pubblica amministrazione saranno anche gli orari di lavoro e la disciplina delle assenze e saranno anche introdotti nuovi provvedimenti disciplinari.
I dipendenti pubblici attendono la ripresa delle trattative per il rinnovo dei contratti statali bloccati ormai da sette anni. Un primo passo fondamentale per arrivare all’aumento degli stipendi fermi dal 2009 è avvenuto lo scorso 30 novembre con la firma dell’accordo quadro tra il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia e i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Poi però la trattativa vera e propria per il rinnovo dei contratti statali deve essere realizzata all’Aran. Alcuni incontri interlocutori all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni si sono svolti con le parti nelle scorse settimane. Dalla prossima, secondo quanto riportato da Forexinfo, la trattativa potrebbe essere ripresa. Una delle questioni da affrontare sarà il budget previsto per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Nell’intesa politica firmata con il governo è stato stabilito un incremento di 85 euro medi lordi. Ora si dovrà capire se si sono gli stanziamenti adeguati per effettuare questo aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici.
La questione del rinnovo dei contratti statali porta con sé anche una richiesta di indennizzo da parte del Codacons per il mancato aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici negli ultimi sette anni. L’Associazione a difesa dei consumatori infatti, in attesa che la trattativa per il rinnovo dei contratti statali prosegua all’Aran con le parti sociali, ha annunciato che continuerà la propria battaglia al Tar per ottenere il risarcimento per i dipendenti pubblici i cui stipendi sono bloccati dal 2009. E questa settimana la richiesta di indennizzo è salita ancora, arrivando a 13.400 euro. L’Associazione a difesa dei consumatori chiede “200 euro di risarcimento per ogni mese di ritardo dal 31 luglio 2015 fino all’effettivo rinnovo del contratto collettivo di settore, e 100 euro di indennizzo per mensilità dovuta, per ciascun anno, dal 2010 al 30 luglio 2015, per complessivi 13.000 euro a lavoratore”. L’accordo quadro per il rinnovo dei contratti statali è stato firmato lo scorso 30 novembre dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil: ora si attende il proseguo della trattativa vera e propria all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.
Non solo denunce o ritardi, ma anche dati dello stesso Ministero Economia: sul fronte dei contratti statali un dato forse è stato poco considerato nel complesso della vicenda rinnovo e aumento degli stipendi pubblici. Tra il 2007 e il 2015 l’inflazione è salita del 13,5%, mentre stipendi medi dei pubblici dipendenti si sono alzati solo del 7,8%: con queste cifre resta subito evidente come uno dei grandi problemi del pubblico impiego è proprio il disavanzo tra costo della vita e compensi, esattamente come avviene per tutte le altre categorie di lavoratori. Su questo fronte, il sindacato Anief torna all’attacco denunciando come la scuola ha fatto registrare incrementi esigui, appena del 6,8% in otto anni: «Il problema è che lo stipendio rimarrà sostanzialmente fermo fino al 2021, per colpa del blocco dell’indennità di vacanza contrattuale e del primo gradino stipendiale per i neo-assunti dal 2011, a seguito del CCNI firmato dai sindacati. Anief sta depositando i ricorsi per recuperare come aumento da settembre 2015 la metà del costo dell’inflazione prevista per legge (13,5%) e certificata dalla Ragioneria dello Stato e per garantire la progressione di carriera a tutti fin dal terzo anno di servizio nel rispetto del principio della parità retributiva e della giurisprudenza comunitari», scrive in una note il presidente Anief, Marcello Pacifico.
Nella scorsa settimana sul fronte dei contratti statali e del rinnovo annoso in programma da mesi dei compensi dell’intero settore pubblico, sono emersi i dati preoccupanti della Ragioneria di Stato che ha dimostrato come il comparto dei lavoratori statali non versa esattamente in ottime acque. “Più poveri e sempre più vecchi”, questa la cruda sintesi del report di Rgs fatto al Ministero del lavoro e dell’Economia; ad impugnare quei dati per mostrare cosa vanno ripetendo da mesi, i sindacati hanno voluto rilanciare il problema del rinnovo urgente per gli stipendi della Pubblica Amministrazione. I conti della Rgs danno forza alle rivendicazioni sindacali. “La flessione dello stipendio medio ci preoccupa molto se teniamo in considerazione gli effetti della crisi economica sulle famiglie, ma anche la riduzione degli organici del 6,9% è un dato allarmante. Siamo pronti a collaborare con il Governo a un piano assunzionale che passi dalla stabilizzazione dei precari e abbia come fine un generale rinnovamento della pubblica amministrazione. Ciò, chiaramente, può avvenire solo invertendo la tendenza; riaprendo un tavolo tra governo e sindacati per il rinnovo del contratto; lavorando a un modello nuovo che metta al centro l’efficienza e i servizi al cittadino. Oggi i freddi numeri ci consegnano l’immagine di un Paese tornato indietro di dieci anni», dichiara Maurizio Petriccioli, commissario della Cisl funzione pubblica in una nota pubblicata sul sito del sindacato.