Nonostante i recenti, e deboli, miglioramenti delle condizioni economiche, le ripercussioni della peggiore crisi economica e sociale dei nostri tempi si fanno ancora duramente sentire in Italia, ma anche, con alcune eccezioni, in tutta Europa. Il mondo del lavoro e le nostre società stanno, infatti, mutando rapidamente con l’emergere delle nuove opportunità (e nuove sfide) derivanti dalla globalizzazione, dalla rivoluzione digitale, dalla trasformazione dei modelli di organizzazione del lavoro o dagli sviluppi demografici (si pensi, ad esempio, a tutto il dibattito su fabbrica 4.0). È quindi, in questo quadro, sempre più necessario lavorare tutti insieme per un’Europa, e un’Italia, più prospera e pronta per il futuro, nella quale sviluppi economici e sociali vadano di pari passo.



In questo contesto la costruzione di un’Europa più sociale ed equa è, certamente una priorità fondamentale della Commissione guidata dal Presidente Juncker, che ha annunciato l’intenzione di sviluppare un pilastro europeo dei diritti sociali già nel 2015. L’anno seguente sono state presentate le linee generali di questa iniziativa comunitaria. Il “nuovo” pilastro stabilirà così una serie di principi essenziali per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei nostri mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. 



Si immaginava, insomma, di disegnare un quadro di riferimento rispetto al quale valutare, e analizzare, la situazione occupazionale e, ovviamente, sociale dei diversi Stati membri anche al fine di indirizzarne le riforme. La Commissione si sarebbe così dotata di una sorta di bussola per orientare il rinnovato processo di convergenza delle diverse realtà presenti in Europa. Un’ampia consultazione pubblica, conclusasi a fine dicembre, ha offerto, quindi, l’opportunità di discutere le prime idee presentate dal “Governo” Juncker.

Solo pochi giorni fa, alla luce di quanto detto prima, il Presidente della Commissione ha così annunciato che organizzerà, congiuntamente al Primo Ministro svedese, un vertice sociale per l’occupazione e la crescita (che si terrà appunto a Göteborg) il prossimo novembre. È arrivato, infatti, il tempo che le parole, e le proposte, si concretizzino in atti, e fatti, concreti.



L’incontro del prossimo novembre infatti, almeno nelle intenzioni dell’esecutivo europeo, dovrebbe aiutare a imprimere, finalmente, lo slancio necessario all’iniziativa e a conferire alle priorità sociali (in particolare il tema del lavoro) il rilievo che meritano, collocandole, forse dopo troppi anni, al vertice dell’agenda politica europea.

Se si ritiene, sul serio, che la risposta alla crisi, e ai vari populismi, sia “più Europa” quello di novembre è un vertice che, come troppe volte anche nel recente passato, certamente non può fallire.