Sono tanti gli ostacoli da superare per arrivare ad un accordo per il rinnovo dei contratti statali e per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. La conditio sine qua non per l’avvio della trattativa con i sindacati è per il governo il cosiddetto decreto sul pubblico impiego, che potrebbe vedere la luce entro la fine di febbraio, salvo differimenti a sorpresa. Con questo decreto verranno cancellate le “tre fasce” della riforma Brunetta, che prevede l’attribuzione della metà di fondi di produttività al 25% dei dipendenti di ogni amministrazione – i “migliori” – e ad un altro 50% l’altra metà, lasciando a “secco” il 25% restante del personale. La distribuzione di questo fondo verrà fissata con i contratti nazionali. Come riportato da Il Foglietto, del Sindacato Usi Ricerca, il decreto introdurrà anche una stretta sulle assenze, i permessi e i distacchi sindacali. Quando sarò pubblicato in Gazzetta sarà, dunque, possibile avviare la trattativa per il rinnovo dei contratti statali nei quattro comparti: funzioni centrali, locali, Istruzione e Ricerca, Sanità.



Resta ancora da sciogliere il nodo delle risorse per il rinnovo dei contratti statali. Dopo l’accordo quadro firmato lo scorso 30 novembre dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, le parti sociali attendono di essere convocate all’Aran per il proseguo della trattativa. Lo sblocco dei contratti statali è atteso da sette anni dai dipendenti pubblici i cui stipendi sono fermi dal 2009. Nell’intesa siglata tra governo e sindacati è stato ipotizzato un aumento di 85 euro medi lordi: lo stanziamento deve però essere ancora definito nel dettaglio. E’ infatti indispensabile che il budget sia certo prima di procedere al rinnovo dei contratti statali. La Legge di stabilità, ricorda il Messaggero, ha stanziato per quest’anno 1,43 miliardi di euro. A questa cifra devono essere i 300 milioni di euro dei contratti già finanziati dal governo ma non utilizzati lo scorso anno. I soldi sono però finiti in un fondo unico che dovrà essere utilizzato per finanziare anche capitoli di spesa, tra cui il bonus da 80 euro per le forze dell’ordine.



Il fronte dei contratti statali resta ancora in pesante ritardo rispetto all’emergenza e urgenza del rinnovo di tutto il pacchetto del settore pubblico, con l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici che da mesi ormai attendono il reale scatto promesso dal governo. La firma dell’accordo quadro per il rinnovo risale allo scorso 30 novembre quando Cgil, Cisl e Uil si sono ritrovate al tavolo con il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia e hanno siglato un’intesa politica. In quell’occasione governo e parti sociali hanno trovato una mediazione sulla cifra per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici: si tratta di 85 euro medi lordi per i contratti statali bloccati ormai da sette anni. I sindacati inizialmente avevano chiesto che la cifra di 85 euro fosse ‘minima’ e non ‘media’: poi però è arrivato l’accordo sugli 85 euro medi lordi. In ogni caso si è trattato di un accordo politico al quale dovrà seguire la trattativa vera e propria all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. Ma il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, già ministro della Pubblica amministrazione, nei giorni scorsi su Facebook, ha denunciato che non ci sarebbero le risorse necessarie per garantire l’aumento di 85 euro promesso lo scorso novembre e che nel bilancio per il 2017 ci sarebbero solo quelle per un incremento non superiore ai 35 euro mensili.



La questione del rinnovo dei contratti statali porta con sé anche una richiesta di indennizzo da parte del Codacons per il mancato aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici negli ultimi sette anni. Mentre la Politica sta riorganizzando il calendario dei prossimi appuntamenti dopo l’arrivo finlmanete della sentenza sulla Legge Elettorale pervenuta ieri dalla Consulta, anche gli altri fronti aperti come quelli degli statali e della PA potranno trovare spazio nei prossimi giorni. L’Associazione a difesa dei consumatori infatti, in attesa che la trattativa per il rinnovo dei contratti statali prosegua all’Aran con le parti sociali, ha annunciato che continuerà la propria battaglia al Tar per ottenere il risarcimento per i dipendenti pubblici i cui stipendi sono bloccati dal 2009. E questa settimana la richiesta di indennizzo è salita ancora, arrivando a 13.400 euro. L’Associazione a difesa dei consumatori chiede “200 euro di risarcimento per ogni mese di ritardo dal 31 luglio 2015 fino all’effettivo rinnovo del contratto collettivo di settore, e 100 euro di indennizzo per mensilità dovuta, per ciascun anno, dal 2010 al 30 luglio 2015, per complessivi 13.000 euro a lavoratore”. L’accordo quadro per il rinnovo dei contratti statali è stato firmato lo scorso 30 novembre dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil: ora si attende il proseguo della trattativa vera e propria all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.