L’Alleanza contro la povertà in Italia, un cartello di soggetti della società civile, del sindacato, delle istituzioni, è nata nel 2014 con l’obiettivo dell’introduzione, anche nel nostro paese, del Reddito di inclusione sociale (Reis) e il varo di un Piano nazionale contro la povertà assoluta. Per ciò chiedeva, già oltre due anni fa, di reperire, in questa prospettiva, le risorse necessarie per operare in favore di quei sei milioni di italiani che si trovavano, già allora, in una condizione di povertà assoluta.
La “società civile” lamentava che davanti al radicamento della povertà nel nostro Paese, le politiche di contrasto rimanessero fortemente deficitarie. Si sottolineava, ad esempio, come da tempo condividessimo con la Grecia il (sicuramente poco invidiabile) primato di essere le uniche nazioni dell’Europa a 15 prive di una seria misura nazionale contro la povertà assoluta, connotata secondo precise linee d’intervento condivise a livello internazionale. In Italia, infatti, mancava, e continua ahimè a mancare, una misura universale contro la povertà che si rivolga a chiunque viva tale condizione e che si componga di una prestazione monetaria e di accesso ai servizi alla persona, nel più possibile equilibrio possibile tra diritti e doveri di cittadinanza.
La soluzione individuata fu, quindi, quella di proporre il Reddito d’inclusione sociale (Reis) chiamato a garantire a chiunque sia caduto in povertà assoluta un insieme di risorse adeguate a raggiungere una condizione materiale decente e, dove necessario, a progettare percorsi d’inserimento sociale o lavorativo. Il Reis si rivolgerebbe quindi, almeno in linea teorica, a tutti coloro i quali si trovano in povertà assoluta, valutata, ovviamente, sulla base delle condizioni economiche del relativo nucleo familiare.
Potrebbero richiederlo i cittadini sia italiani che stranieri, comunitari o non comunitari, ma, ovviamente, in questo ultimo caso solo se regolarmente soggiornanti e residenti in maniera continuativa in Italia da almeno 3 anni e in possesso, al momento della richiesta della misura di sostegno, di un permesso di soggiorno di durata almeno annuale.
In caso di nuclei familiari, sarebbe poi sufficiente che uno solo dei coniugi soddisfi i requisiti richiesti. Ogni nucleo familiare riceverebbe mensilmente la somma necessaria a colmare la differenza tra la soglia di povertà e il proprio reddito disponibile. La cifra media mensile è calcolata pari a 316 euro (per nuclei con una persona), 373 (due persone), 382 (tre persone) e 454 (quattro persone).
Negli ultimi giorni sembra che all’interno del Governo si faccia avanti la possibilità di farsi carico di questa misura. Le prossime settimane ci diranno come andrà a finire. Certamente è un sintomo che lo storytelling, il racconto, di questa sorta di governo Renzi-bis sarà molto diverso da quello precedente e che la discontinuità richiesta dai cittadini il 4 dicembre, se non nelle personalità, ma, cosa più importante, nelle azioni, probabilmente, vi sarà.