Recentemente, prima ancora dell’approvazione della riforma delle pensioni, è stato evidenziato da più parti il contributo che gli immigrati danno al sistema previdenziale italiano, versando i contributi che finiscono poi per pagare le pensioni degli italiani. Matteo Salvini, dopo la notizia dell’espulsione per terrorismo di un tunisino residente a Ravenna, è però tornato a criticare questa visione e su Facebook ha scritto questo post: “È stato espulso per TERRORISMO un tunisino residente a Ravenna (con permesso di soggiorno per aver sposato una donna italiana) che scriveva “sono indeciso se fare il bravo o fare una strage”. Quante belle RISORSE che ci pagheranno le pensioni! #stopinvasione”. Parole che quindi sembrano voler ammonire chi considera tutti gli immigrati una ricchezza e una risorsa, anche per quel che riguarda le pensioni.
Il sito Varepress.info ha pubblicato il testo del programma della Lega Italica per una Italia responsabile e civile. Nel testo, uno dei passaggi è dedicato una riforma delle pensioni. In particolare per il pagamento degli assegni mensili. Si propone infatti di cancellare le norme sull’antiriciclaggio e la non trasferibilità degli assegni e sul divieto di pagare in contanti sopra i 1.000 euro. Le norme hanno infatti obbligato a datori di lavoro di accreditare gli stipendi su conti correnti bancari e anche i pensionati devono avere conti in banca o in posta. Questo obbliga poi ad avere carte di credito o bancomat, in ogni caso strumenti che richiedono dei costi di commissione che finiscono solamente per aiutare le banche. Da qui, quindi, la proposta di cambiare le attuali norme.
Il comitato esodati licenziati o cessati senza tutele ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica a proposito del provvedimento di ottava salvaguardia contenuta nella riforma delle pensioni. Secondo quanto riporta BlastingNews, a Sergio Mattarella sarebbe stato evidenziato come il provvedimento preveda il perfezionamento dei requisiti per l’accesso entro 36 mesi dal termine della mobilità per alcuni ex lavoratori, mentre per altri si scende a 24 o 12 mesi. Quindi non si possono che generare delle discriminazioni, in contrasto quindi con il principio costituzionale di uguaglianza tra tutti i cittadini di fronte alla legge. Nella lettera viene portato come esempio il caso di due ex lavoratori che pur avendo identici parametri appartengono a tipologie diverse: ebbene, tra di loro ci può essere una differenza anche superiore a 5 anni nella data di accesso alla pensione. Dunque questi esodati chiedono al Capo dello Stato di intervenire per assicurare equità.
La riforma delle pensioni per i consiglieri regionali della Sicilia prevede una trattenuta dell’8,8% dell’indennità lorda del deputato, che servirà a erogare dodici mensilità una volta raggiunti i 65 o i 60 anni, a seconda degli anni di mandato svolti. Tuttavia Siracusapost.it ricorda che i vitalizi e le pensioni erogati agli ex deputati regionali o ai loro eredi sono state pari nel 2016 a 18 milioni di euro, quindi un milione e mezzo al mese. Questo nonostante dal 1° gennaio 2012 sia stata abolita la precedente normativa sui vitalizi dell’Assemblea regionale siciliana. Che ovviamente non è potuta andare a toccare i trattamenti già in essere. Tuttavia lo scorso anno sono stati spesi più di 570.000 euro al mese per 127 assegni di reversibilità.
La riforma delle pensioni presenta delle novità per quei lavoratori dipendenti che svolgono mansioni gravose e quindi attività lavorative che richiedono un impegno difficoltoso: è possibile chiedere dal 1° maggio di quest’anno l’APE sociale, se si hanno almeno 63 anni, ma a condizione di possedere almeno 36 anni di contributi. Se, invece, avete svolto 12 mesi di lavoro effettivo prima del diciannovesimo anno di età, potete andare in pensione in anticipo al raggiungimento di 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. In nessuno di questi due casi, come riportato da PensioniOggi, i lavoratori rischiano di subire una penalità sul reddito pensionistico. Va, però, ricordato che l’APE sociale non è una vera e propria pensione, bensì un reddito ponte erogato dallo Stato fino al raggiungimento dei requisiti per andare effettivamente in pensione. L’importo è, dunque, rapportato al valore della pensione maturata quando si presenta la richiesta e può essere di massimo 1.500 euro lordi mensili, quindi massimo 1.250 euro netti al mese. Questa novità verrà inizialmente sperimentata fino al 31 dicembre 2018, ma potrà essere prorogata. Per l’agevolazione della cosiddetta quota 41 non sono previste scadenze temporali. Per le caratteristiche specifiche sulle attività lavorative in questione e per conoscere la documentazione da produrre bisogna aspettare il decreto ministeriale previsto per il 2 marzo 2017.
La riforma delle pensioni porterà a partire da maggio alla novità dell’Ape, cui potranno accedere anche i dipendenti statali. Ci si chiede però se potranno farlo anche gli insegnanti e il personale della scuola. Oggi Avvenire ricorda l’esistenza di un problema che meriterebbe un chiarimento da parte del Ministero dell’Istruzione, cui vanno indirizzate le domande di pensionamento entro il prossimo 20 gennaio. Come accedere all’Ape se, appunto, la domanda di pensionamento deve essere presentata tra due settimane? Ci vorrebbe una nota di Miur e Inps per capire come devono comportarsi i dipendenti delle scuole per poter accedere all’Anticipo pensionistico. Anche perché non sono ancora noti i dettagli dell’Ape e dunque non ci sono i giusti elementi per valutare la convenienza o meno a utilizzarlo.
Dopo la delusione di fine anno, con una riforma delle pensioni che di fatto non ha accolto le loro richieste, i lavoratori precoci sono pronti a una “ripartenza” di questo 2017 all’insegna della lotta. “Ragazziiiiiii da lunedi si riparte per la nostra grande lotta”, scrive uno degli appartenenti al gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, ricordando con delle foto i momenti vissuti nel 2016 dal comitato di Torino. Nelle immagini possiamo vedere i presidi tenuti e anche l’incontro con Maurizio Landini. Il Segretario generale della Fiom è sempre stato vicino alla battaglia per Quota 41, ritenendo che dopo così tanti anni di lavoro si abbia diritto ad andare in pensione, anche se non si è raggiunto il requisito anagrafico richiesto. Vedremo se il nuovo anno porterà a delle soddisfazioni per i lavoratori precoci dopo le recenti delusioni.
In Sicilia il Governo Crocetta vuol mettere le mani sul patrimonio del Fondo pensioni dei regionali, che ha circa un miliardo di euro. Lo dicono i segretari del Cobas/Codir Marcello Minio e Dario Matranga. I quali si oppongono alla norma della finanziaria regionale con cui la Giunta vuole riacquisire l’intero controllo di 33 immobili, al momento in quota al Fondo immobiliare Fiprs di cui l’amministrazione regionale detiene il 35% del capitale. lasicilia.it riporta le dichiarazioni dei due sindacalisti rilasciate all’Ansa. Il loro timore è che “dietro al piano ci possano essere interessi diversi da quelli di dare redditività al patrimonio del Fondo pensioni”. E non temono di dire che “si profila all’orizzonte il tracollo del Fondo, come avvenne alla fine degli anni Novanta quando l’allora governo Graziano azzerò l’intero patrimonio dell’ex Fondo che poi venne sciolto”.
Che Matteo Salvini non veda di buon occhio il Governo Gentiloni non è una novità, né che ritenga necessaria una riforma delle pensioni per cancellare la Legge Fornero, dato che su quest’ultima la Lega Nord aveva anche presentato un referendum abrogativo, bocciato però dalla Corte Costituzionale. Il leader del Carroccio, intervenendo a Radio Padania, ha però detto qualcosa di inquietante sul 2017. Salvini ritiene infatti che Paolo Gentiloni sarà ancora più appiattito sui diktat di Bruxelles di quanto non lo fosse Matteo Renzi, nonostante i due esecutivi siano di fatto uno la “fotocopia” dell’altro. E dunque non è da escludere “che dietro l’angolo ci sia la Troika che potrebbe prepararsi a fare altri tagli con interventi sull’economia, le pensioni, l’Iva e le tasse”. C’è ovviamente da augurarsi che non sia così.