“Allora mettiamo caso che tu ogni mese prendi un cinghiale: a gennaio una freccia, un cinghiale; febbraio, una freccia, un cinghiale… poi arriva dicembre, tiri la tua freccina… e trovi due cinghiali! Ti è mai successo? Si chiama tredicesima… se il tuo cuore non conosce questa gioia allora taci, perché i tuoi dei ti hanno condannato alla partita IVA”. Con l’ironia (amara) che lo contraddistingue, Checco Zalone descrive così, nel suo “Quo vado” del 2016, cosa significa per il suo protagonista, tipico italiano medio entrato nella Pubblica amministrazione per svolgere un impiego decisamente improduttivo grazie al politico locale di turno, il famoso, al limite del mitologico, #posto fisso possibilmente pubblico. Un fascino certamente antico, ma ancora sempre estremamente attuale, basti leggere le vicende relative al bando triennale per il personale ATA nella scuola.



La selezione, è opportuno specificare, è rivolta a tutti coloro che desiderano lavorare come dipendenti pubblici nelle scuole italiane svolgendo ruoli Ausiliari, Tecnici e Amministrativi (personale non docente). Si va, insomma dal personale di segreteria ai tecnici di laboratorio e ai bidelli. Al termine del percorso verranno così formati degli elenchi ai quali verranno assegnate le supplenze del personale non docente che lavora nelle scuole. Gli istituti scolastici potranno, quindi, attingere a queste graduatorie per coprire i posti di lavoro per il personale non docente rimasti vacanti mediante la stipula di contratti a tempo determinato.



Può, ad esempio, candidarsi per il posto di bidello chiunque, anche senza alcuna esperienza, sia in possesso di un diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, diploma di scuola magistrale per l’infanzia, qualsiasi diploma di maturità e attestati o diplomi di qualifica professionale.

Ciò premesso colpisce che di fronte a una disponibilità di circa ventimila posti in tre anni, si prevedano oltre 2 milioni di domande, presentate specialmente al sud anche da molti laureati, almeno secondo alcune stime circolate agli inizi di settembre in un incontro tra sindacati e ministero.



La vicenda, insomma, credo rappresenti il quadro del nostro mercato del lavoro più di tante ricerche accademiche ed evidenzi come, pur dopo tante riforme certamente liberalizzatrici, l’amore degli italiani per il vecchio caro, e sacro, #postofisso non conosca cedimenti. Alla fine la sensazione è che, talvolta, la realtà possa persino superare la finzione di un film, certamente intelligente, come quello di Zalone.

Nei prossimi mesi di campagna elettorale permanente c’è da auspicarsi che la politica si interroghi, oltre che sui possibili sistemi elettorali, anche delle paure, e delle nostalgie per un mondo che non c’è più, che emergono da storie come questa.