Escono le varie anticipazioni prima del Consiglio dei Ministri dove verrà di fatto licenziata e incardinata la Manovra Economica da discutere nelle prossime settimane in Parlamento: sul fronte del contratti statali le misure contenute dovrebbero essere confermate rispetto a quanto già detto nella vigilia di questo provvedimento. Per esempio, c’è la conferma per i 600 milioni che saranno destinati a finanziare il reddito di inclusione e le misure per la lotta alla povertà mentre per il rinnovo “puro” previsto dalla riforma Madia, e che serve a garantire 85 euro di aumento ai 3,2 milioni di statali, la dote prevista da Padoan è di 2,6 miliardi di euro. Secondo quanto stima Repubblica, ci sarà anche l’atteso aumento per gli stipendi dei presidi nel mondo scuola, gradualmente equiparati ai dirigenti pubblici, e quelli dei professori del scuola pubblica. La Fedeli sta spingendo anche per un nuovo aumento di risorse per l’assunzione dei bidelli e del personale Ata ma al momento non vi sono conferme nel testo della prossima Legge di Bilancio. (agg. di Niccolò Magnani)



LE CIFRE DELLA MANOVRA

Il rinnovo dei contratti statali è strettamente legato alla legge di bilancio. Nella manovra da 20 miliardi di euro c’è una posta che riguarda il pubblico impiego. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il blocco degli aumenti, devono essere messe sul tavolo le cifre per coprire gli aumenti salariali per i dipendenti pubblici. Quelle aggiuntive saranno circa 1,9 miliardi di euro, compresi i 200 milioni di euro per evitare che una parte degli statali perda gli 80 euro del bonus Renzi. Si aggiungono agli 1,5 miliardi già stanziati da manovre precedenti. Non sono compresi però gli aumenti per le forze armate, quelle di sicurezza e quelli per i dipendenti degli enti locali. Il conto, dunque, per il pubblico impiego dovrebbe superare i 5 miliardi per aumenti pro capite lordi, secondo il recente calcolo de Il Sole 24 Ore, di 1.520 euro per ognuno dei 3,5 milioni di dipendenti pubblici.



IL DIBATTITO ALL’INTERNO DEL COMPARTO SCUOLA

I margini di spesa per il governo sono pochi e alcune scelte, come quelle degli aumenti per gli statali, sono inevitabili. Di conseguenza per il lavoro privato resterà poco o nulla. Questo sentiero stretto, dunque, penalizzerà soprattutto l’economia privata. Intanto Salvo Amato, presidente di Professione Insegnante, serve un aumento che rispetti il tasso di inflazione. Le indiscrezioni sul possibile aumento di 15 euro, forse lordi, per il prossimo anno preoccupa i sindacati: questa somma rappresenta l’1% dell’aumento. Per il senatore Fabrizio Bocchino, intervenuto durante il convegno dal titolo “Professione insegnante, profili giuridici, economici e sociali”, la trattativa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego può essere un’occasione «per restituire al profilo dell’insegnante la dignità che ha perduto in questi decenni di miopi penalizzazioni».

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