BOERI ATTACCA CAMUSSO
Tito Boeri va al contrattacco dopo che Susanna Camusso aveva accusato il Presidente dell’Inps di fornire cifre sbagliate sul costo del blocco dell’aumento dell’età pensionabile. “Inviterei quelli che parlano di cifre a documentarsi maggiormente”, ha detto Boeri, citando poi esplicitamente la Segretaria generale della Cgil. Come noto, il Presidente dell’Inps aveva parlato di un costo superiore a 140 miliardi euro in caso di mancato aumento dell’età pensionabile. “Secondo la Camusso è implausibile, perché la riforma Fornero ha apportato risparmi di 90 miliardi. Peccato che l’adeguamento alla speranza di vita non sia stato fatto dalla riforma Fornero, ma nel 2009 poi ulteriormente nel 2010 e nel 2011. Sono interventi precedenti che hanno portato all’introduzione di questo adeguamento automatico, quindi la comparazione che ha fatto è priva di senso”, ha sottolineato Boeri secondo quanto riportato da Adnkronos.
QUOTA 41, I PRECOCI PORTANO AVANTI LA PETIZIONE
Per i lavoratori precoci non sembra esserci nessuna buona notizia con la Legge di bilancio. La Quota 41 è ancora tutta da conquistare e per questo è stato deciso di proseguire nella raccolta firme per sostenere la discussione del ddl Damiano che prevede, tra le altre cose, la possibilità di accedere alla quiescenza con un’anzianità contributiva di 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica. Al traguardo delle 50.000 firme, ne mancano circa 7.000 e il Comitato dell’Emilia Romagna ha per questo deciso di organizzare dei banchetti a Bologna, Rimini, Ravenna e Piacenza nella giornata di sabato 28 ottobre. Non manca però chi rispetto alla manifestazione sindacale di sabato scorso mostra un po’ di delusione nel constatare che i precoci a scendere in piazza non sono stati molti rispetto a quelli iscritti nei gruppi social. Senza far sentire la propria voce è difficile ottenere il traguardo della Quota 41.
DAMIANO PARLA DI SCELTA GRAVE DEL GOVERNO
Cesare Damiano parla di “scelta grave” a proposito dell’annunciata decisione del Governo di non intervenire sul meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, che faranno scattare, dal 2019, un aumento dell’età pensionabile a 67 anni. L’ex ministro del Lavoro riconosce che in effetti è la legge a prevedere questo automatismo, “ma nel frattempo qualcosa è successo. Nel 2015 l’aspettativa di vita, per la prima volta, è diminuita e pare che anche quest’anno succederà la stessa cosa”. Per Damiano bisognerebbe tenere conto di tutto questo e “la soluzione più semplice sarebbe quella di rimandare il decreto a giugno 2018, come ha chiesto la commissione Lavoro della Camera per avere il tempo di valutare meglio la situazione e come chiedono i sindacati”. Il deputato dem ricorda anche che il Governo deve “rendere conto al Parlamento dei risparmi delle salvaguardie degli esodati e di quelle di Opzione Donna: tutte risorse che saranno devolute al Fondo per l’occupazione e potrebbero essere utilmente e giustamente impiegate per ulteriori interventi di miglioramento della previdenza, dall’Ape sociale all’età pensionabile”.
ULTIMISSIME. LE PAROLE DI BOERI
Arrivano nuove dichiarazioni sulla riforma delle pensioni di Tito Boeri che certamente faranno discutere. Il Presidente dell’Inps ha infatti detto che “per fortuna nel nostro sistema pensionistico abbiamo introdotto il meccanismo automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita”, così che i conti previdenziali possano restare in equilibrio, “sempre che a qualcuno non venga la sciagurata idea di intervenire sugli stessi”. Secondo quanto riporta Adnkronos, il Professore della Bocconi non ha usato giri di parole per criticare la classe politica: “Ci sono alcuni parlamentari, che probabilmente in passato hanno costruito le proprie fortune politiche proprio sulle eccezioni, che vorrebbero creare nuove eccezioni esentando alcune generazioni dall’adeguamento alla speranza di vita”, ha detto, ribadendo ancora una volta che il mancato aumento dei requisiti pensionistici avrebbe “dei costi elevatissimi”.
NESSUNA CONSEGUENZA DAL VOTO DI VENETO E LOMBARDIA
Domenica prossima i cittadini di Lombardia e Veneto saranno chiamati a votare un referendum sull’autonomia. vvox.it riporta le dichiarazioni di Federico D’Incà, che ha voluto tranquillizzare i cittadini sul fatto che in caso di vittoria del Sì non ci sarebbero conseguenze negative per le pensioni. Il deputato del Movimento 5 Stelle ha infatti spiegato di aver sentito a Belluno due persone anziane al bar preoccupate per le loro pensioni in vista del voto. “A loro, e a tutti quelli che sono preoccupati per questo argomento voglio ricordare che le pensioni continueranno a essere pagate, con l’autonomia non ci sono preoccupazioni di questo genere”, ha detto il pentastellato, aggiungendo che “le pensioni con l’autonomia sono al sicuro, anzi, l’autonomia serve alle nuove generazioni, con questo passaggio fondamentale pensiamo ai nostri giovani perché finalmente potremo avere la gestione diretta di materie come l’istruzione, l’innovazione e la ricerca”.
LA RABBIA DI IVAN PEDRETTI
Dopo quello che è accaduto, Ivan Pedretti non nasconde di essere arrabbiato. Le mancate risposte del Governo alle richieste dei sindacati sulle pensioni, o meglio un loro non accoglimento, stanno provocando delle reazioni che potrebbero portare anche a una nuova mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil. Intervistato da Il Manifesto, il Segretario generale dello Spi-Cgil spiega come il suo stato d’animo derivi dal fatto che dall’esecutivo non sono arrivate risposte, “a partire dalla nostra richiesta principale: nessuna assunzione di responsabilità sull’aspettativa di vita. Chiedevamo di spostare di sei mesi la decisione e nel frattempo affrontare un discorso serio per distinguere tra un edile che lavora sulle impalcature e un professore universitario: non possono andare in pensione alla stessa età e così accade in Svezia, in Germania. Gentiloni ha detto che c’è una legge e va rispettata. Un atteggiamento arrogante verso milioni di persone che con la riforma Fornero sono in condizioni di difficoltà. Senza alcuna volontà di correggere gli errori”.
Il sindacalista ricorda anche che non ci sono interventi positivi per i giovani, visto che la decontribuzione per le nuove assunzioni porterà a minori versamenti di contributi: cosa che si rifletterà sulle loro future pensioni. Pedretti evidenzia quindi che vista la situazione che si è determinata ritiene sia necessario “un livello di mobilitazione più alto. È questa la proposta che farò a Cisl e Uil. Lo faremo come pensionati e lo chiederemo alle confederazioni. Credo davvero non sia più rinviabile una grande mobilitazione dei lavoratori e dei pensionati per far sentire la propria voce”.
PROIETTI: ACCANIMENTO VERSO LAVORATORI
“Dopo mesi di confronto con i sindacati il Governo ha fatto marcia indietro anche sulle proposte che aveva presentato relative alle pensioni dei giovani e delle donne”, lo ha detto Domenico Proietti commentando la Legge di bilancio che è stata varata dall’esecutivo, un provvedimento che “manca l’obiettivo di continuare a reintrodurre principi di equità e giustizia nel sistema previdenziale”. Il Segretario confederale della Uil giudica “inaccettabile” l’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita che dal 2019 imporrà di poter accedere alla pensione a 67 anni, un’età “che la Germania raggiungerà solo nel 2030. Il sindacalista ritiene che questo “sarebbe un accanimento insopportabile nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici e continuerebbe a bloccare il turnover nel mercato del lavoro con grave danno per i giovani”. Proietti ricorda quindi che la Uil vuol far sì che ci sia un congelamento di questo incremento, così da arrivare a differenziare l’età di pensionamento in base all’attività che si svolge.
APE SOCIAL, L’INPS HA COMPLETATO L’ESAME DELLE DOMANDE
L’Inps ha fatto sapere con una nota di aver completato, entro il termine previsto del 15 ottobre, le operazioni di verifica delle domande di accesso all’Ape social. “L’Istituto ha provveduto all’invio agli interessati delle comunicazioni di avvenuta certificazione del diritto alle prestazioni in parola sulla base della maggiore prossimità al requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia”, si legge nella nota dell’Inps. La quale informa anche che verranno riesaminate le domande “dei richiedenti che si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione, e da parte dei lavoratori dipendenti addetti ai lavori particolarmente difficoltosi e rischiosi”. In caso di esito positivo del riesame gli interessati riceveranno il provvedimento di certificazione del diritto al beneficio richiesto. Il 25 ottobre, in occasione delle Conferenze dei servizi, l’Inps comunicherà ai ministeri vigilanti gli esiti del monitoraggio su questa misura di Anticipo pensionistico.