La svolta sui contratti statali, con relativo aumento sugli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, potrebbe essere dietro l’angolo. La trasmissione dell’Atto di indirizzo, annunciata da un comunicato congiunto dei mionistri Madia e Fedeli, è stata accolta con favore soprattutto dal mondo della scuola. Eppure alcune riserve sono state espresse dal segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli, che ha detto:”L’Atto di indirizzo per il comparto Istruzione e Ricerca e relative aree dirigenziali toglie qualunque alibi ad ogni ulteriore ritardo per l’avvio della trattativa. Ci aspettiamo ora un’immediata convocazione da parte dell’Aran. La FLC CGIL è impegnata ad ottenere non un contratto purchessia, ma un contratto capace di lavoratori del comparto Istruzione e Ricerca dopo 9 lunghi anni in cui le condizioni materiali di vita. Abbiamo obiettivi chiari che porteremo avanti nel negoziato con determinazione: riconquista cancellazione degli istituti della Legge 107 e della Legge 150 che hanno imposto ai processi lavorativi dell’indispensabile recupero salariale per cui serviranno anche risorse aggiuntive rispetto a quelle già insegnamento e ricerca, estensione dei diritti contrattuali a tutte le lavoratrici e i lavoratori a prescindere dalla tipologia contrattuale. E’ nostra intenzione lavorare intensamente per chiudere quanto prima le trattative e realizzare al lavoro in tutti i settori della conoscenza”.
PROFESSIONE INSEGNANTE, “VOGLIAMO 200 EURO DI AUMENTO”
Nonostante i passi avanti nel raggiungimento dell’aumento dei contratti statali per i dipendenti della PA, c’è chi non è soddisfatte delle premesse filtrate in questi giorni. Il caso emblematico è quello del collettivo Professione Insegnante, che propone una serie di azioni di lotta per ottenere quanto auspicato. Ecco alcune delle iniziative studiate a tavolino per vincere il braccio di ferro con il governo: “Astensione immediata da ogni attività cosiddetta aggiuntiva e dimissione da ogni incarico. Gli insegnanti svolgeranno solo quanto previsto dagli obblighi contrattuali; Richiesta di aumento: 200 euro netti come recupero della perdita di potere d’acquisto dei salari dal 2008 a oggi; non accettare il contratto degli 85 euro lordi nel triennio 2016/18 pari a 15 euro netti nel 2016, 30 nel 2017 e 40 nel 2018; invio della chiusura del contratto alla prossima legislatura; diffida a Flc Cgil, Cisl, Uil, Snals, FGU a non firmare il contratto e ad abbandonare il tavolo; richiesta referendum che coinvolga tutta la categoria nel caso i sindacati siglino il contratto prima della firma; in caso di firma promozione di una capillare campagna di disdette”. Il mondo scuola riceverà questo invito o si “accontenterà” della proposta del governo?