LE MODIFICHE DA FARE PER TUTTE LE DONNE

Nel suo consueto punto settimanale sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato esprime l’auspicio che sindacati e forze politiche riescano a far sì che l’intervento annunciato dal Governo a sostegno delle donne sul fronte previdenziale venga cambiato. Questo perché l’esecutivo sembra intenzionato ad agevolare solamente l’accesso all’Ape social, per di più esclusivamente per chi ha avuto figli. Dunque si rischia di creare delle discriminazioni all’interno di una categoria già considerata discriminata. Per Armiliato sarebbe dunque bene che l’intervento fosse rivolto a tutte le donne, anche se riconosce che si tratterebbe in ogni caso di un primo riconoscimento del lavoro di cura ai fini previdenziali, che potrà essere ampliato. “Dunque si aprirà un nuovo capitolo per la platea femminile che necessariamente porterà ad equiparare salari, pensioni, mansioni e tempo da dedicare alle diverse attività per le donne”, aggiunge Armiliato.



QUOTA 41, PRECOCI AVANTI CON LA RACCOLTA FIRME

La battaglia dei lavoratori precoci per ottenere una riforma delle pensioni che contenga Quota 41 non si ferma, nonostante il traguardo sembri difficile da raggiungere. Da tempo è stata avviata una raccolta firme per far sì che alla Camera venga discusso il ddl Damiano, che giace ormai da troppo tempo nella commissione Lavoro e non è mai approdato alla Camera. Al suo interno è prevista la possibilità di accedere alla pensione dopo 41 anni di lavoro, indipendentemente dall’età anagrafica. Ma i vantaggi non sarebbero solo per i lavoratori precoci, visto che nel ddl è prevista anche la flessibilità pensionistica a partire dai 62 anni. Questa petizione sta per raggiungere le 40.000 adesioni e per questo anche oggi, viene fatto sapere sul gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, sono attivi dei banchetti nelle città italiane, come Bergamo, in modo da avvicinare sempre di più la soglia delle 50.000 firme.



GHISELLI (CGIL): “DATI ESITO DOMANDE APE SOCIAL DI GRAVITÀ ESTREMA”

Continua a far discutere l’elevato numero di domande per l’accesso all’ape social respinte dall’Inps in questi giorni. In particolare il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli in ragione di quanto emerso dall’audizione alla Camera del direttore generale dell’Inps Gabriella Di Michele, ha parlato di situazione di una gravità estrema: “I dati riferiti all’esito delle domande per l’accesso all’Ape sociale e all’anticipo pensionistico per i precoci sono di una gravità estrema. L’Inps e il Governo devono immediatamente porre rimedio ad una situazione incredibile nella quale lo spirito e la lettera delle norme vengono ignorati, impedendo così a decine di migliaia di persone di accedere alle prestazioni cui hanno diritto. Nei giorni scorsi abbiamo chiesto unitariamente un incontro urgente al presidente dell’Istituto e al Ministero del Lavoro per un chiarimento e per accelerare il superamento di tale situazione. Ci auguriamo di avere un immediato riscontro”.



LA PROPOSTA DI CARNITI SULL’INPS

Mentre i sindacati hanno deciso di dar il via a delle assemblee nei luoghi di lavoro per informare e confrontarsi sugli incontri avuti con il Governo anche sulla riforma delle pensioni, Pierre Carniti ha scritto una lettera aperta a Cgil, Cisl e Uil. Nel testo, scritto in occasione della sortita di Luigi Di Maio contro i sindacati, c’è anche un passaggio dedicato alle pensioni. L’ex Segretario generale della Cisl ritiene che occorra impedire alla politica di continuare a pasticciare in materia previdenziale. “I disastri che ha combinato nel corso degli anni sono più che sufficienti per reclamare una decisione in tal senso”, spiega Carniti, ricordando le concessioni date nel corso degli anni, come le baby pensioni, che hanno di fatto appesantito i conti della previdenza. Senza dimenticare che l’Inps, nel corso degli anni, si è dovuto far carico delle situazioni critiche degli altri enti previdenziali.

Tutto questo ha portato a far sì che assistenza e previdenza siano sempre più intrecciate e che l’Istituto di previdenza sociale si debba occupare di “un buon numero di incombenze, che con la corresponsione delle pensioni non c’entrano assolutamente nulla”. Dunque per il sindacalista “per rimediare a questo pasticcio la strada maestra non può che essere quella di dividere l’Inps. Istituendo due Enti distinti. Uno con il compito di occuparsi di Welfare pubblico e l’altro incaricato esclusivamente di gestire la previdenza. Senza questa misura tanto drastica, quanto razionale, è praticamente impossibile togliere il tema delle pensioni dal magma nel quale, ogni giorno che passa, rischia di affondare”.

PROIETTI: GOVERNO EVITI ERRORE GRAVISSIMO

I sindacati non hanno intenzione di cedere nella loro battaglia per evitare l’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita che dovrebbe scattare dal 2019. Domenico Proietti, in una nota, scrive infatti che “il blocco dell’incremento legato all’aspettativa di vita previsto nel 2019 è pienamente compatibile con l’equilibrio della spesa pensionistica del nostro Paese”. Questo perché nel nostro Paese “la spesa per pensioni è dell’11 % del Pil, un punto meno della Francia e mezzo punto meno della Germania. La vera sciagura sarebbe portare l’età di accesso alla pensione a 67 anni se è vero come è vero che la Germania la raggiungerà solo a partire dal 2030”. Il Segretario confederale della Uil sottolinea poi che il Governo farebbe bene e non vanificare i mesi di confronto con i sindacati, “evitando un errore gravissimo del quale risponderebbe a milioni di lavoratori”.

IL LAVORO PER MIGLIORARE LE PROPOSTE

Non c’è certo soddisfazione per quanti speravano che con la Legge di bilancio vi fossero novità importanti in campo previdenziale. Tuttavia, Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ricorda che “ancora la porta non è chiusa”, riferendosi al fatto che l’esecutivo  sul fronte della riduzione della disparità di genere esistente non solo nel mondo del lavoro, ma anche in quello delle pensioni, sembra intenzionato a far ben poco, con una proposta che Armiliato stessa definisce “enormemente riduttiva e assolutamente non inclusiva, né corrispondente ai bisogni”. L’importante è non fermarsi al solo dissenso, ma lavorare per cercare di far sì che questa proposta venga migliorata, evidenzia Armiliato, ricordando che, “come da sempre ribadiamo, questi provvedimenti non si sostituiscono ne vogliono essere alternativi ad altre misure (leggi Opzione Donna)”.