LA SENTENZA CHE VALE 5-6 MILIARDI PER LE PENSIONI

C’è attesa per conoscere quale sarà la decisione della Corte Costituzionale sul bonus Poletti, il provvedimento con cui il Governo Renzi si è adeguato alla sentenza della stessa Consulta sull’illegittimità del blocco delle indicizzazioni delle pensioni del 2011. Secondo stime dei sindacati, in caso di verdetto avverso all’esecutivo, ci sarebbero circa 5-6 miliardi di euro da restituire ai pensionati. Domenico Proietti, Segretario confederale della Uil, ha fatto sapere di augurarsi che la Corte “riaffermi la necessità di rimborsi secondo le norme precedenti il salva Italia”. C’è però da dire che reperire quelle risorse potrebbero essere un problema vista la situazione dei conti pubblici. Roberto Ghiselli, Segretario confederale della Cgil, si porta già avanti. Secondo quanto riporta Adnkronos ha infatti evidenziato che la sentenza “non dovrà essere usata come pretesto per non dare quelle risposte sulla fase due della previdenza che chiediamo al Governo”.



ASPETTATIVA DI VITA, IN ARRIVO IL DATO ISTAT

Oggi è un giorno davvero importante per quel che riguarda le pensioni. Come noto, i requisiti per l’accesso alla quiescenza dovrebbero crescere dal 2019 per via dell’aspettativa di vita. E proprio oggi l’Istat renderà noto il dato sulla mortalità nel nostro Paese relativo al 2016. Cesare Damiano, che da tempo chiede che l’aumento dell’età pensionabile venga “congelato” o rinviato, evidenzia che per determinare l’aspettativa di vita da utilizzare per l’adeguamento dei requisiti pensionistici bisognerà prendere come riferimento il triennio 2014-2016 e che nel 2015 già c’è stato un calo dell’aspettativa di vita. “Noi ci aspettiamo un calcolo che tenga conto di questo calo e non solo degli aumenti”, ha aggiunto l’ex ministro del Lavoro, spiegando quindi che dal suo punto di vista l’incremento non potrà essere di cinque mesi come si è prospettato nei mesi scorsi.



CUMULO CONTRIBUTIVO, L’INGIUSTIZIA ANCORA DA SANARE

Sul cumulo contributivo gratuito è stato compiuto un importante passo avanti, che consentirà a tanti italiani di poter usufruire di questa novità introdotta con la Legge di bilancio dello scorso anno. Tuttavia resta aperto un problema: il cumulo resta ancora impossibile da utilizzare per chi intende avvalersi di Opzione donna o dell’ottava salvaguardia degli esodati. Orietta Armiliato con il Comitato Opzione donna social ed Elide Alboni con il Comitato licenziati o cessati senza tutele lo stanno ricordando da diverso tempo, ma ancora non è stato posto rimedio a questa ingiustizia. Non sembra nemmeno che nella Legge di bilancio si sia presa in considerazione l’ipotesi di un intervento “riparatore”. Non resta quindi che confidare in qualche emendamento alla manovra durante il suo iter parlamentare.



IL PD PENSA ALLA PENSIONE DI GARANZIA PER I GIOVANI

Nella Legge di bilancio non ci sarà una misura riguardante la cosiddetta pensione di garanzia per i giovani. E i sindacati non hanno fatto mancare le loro proteste per questo. Il Pd, tuttavia, sembra intenzionato a lavorare su questo tipo di intervento. La conferma arriva da Chiara Gribaudo, che in un’intervista a democratica.com, sito di informazione del Partito democratico, spiega che alla Conferenza programmatica di Napoli, al tavolo Lavoro di cittadinanza per la piena occupazione, si parlerà di pensioni, “in particolare della pensione di garanzia per i giovani”. La deputata dem ha infatti evidenziato che entrando nel mondo del lavoro sempre più tardi e con carriere discontinue, “occorrerà un sistema che garantisca pensioni dignitose nonostante i molti ‘buchi’ che i giovani di oggi avranno nella loro carriera lavorativa”.

APE SOCIAL, L’APPELLO PER GLI AUTONOMI

Il Governo sembra essere disposto a rivedere l’Ape social, ampliando la platea dei beneficiari. Del resto è molto probabile che parte delle risorse già stanziate per questa misura non vengano utilizzate, perché il numero delle domande respinte, anche dopo il riesame dell’Inps, potrebbe essere alto. Elide Alboni, dalla pagina Facebook del Comitato licenziati o cessati senza tutele, segnala che sarebbe il caso di non dimenticarsi di “tutti quei piccoli autonomi respinti da Ape che hanno dovuto chiudere le proprie attività per la crisi e anche spesso per la salute (parliamo di antennisti, pavimentatori, ecc tutte le persone di oltre 63 anni !!!!!)”. Un messaggio indirizzato ad alcuni membri della commissione Lavoro della Camera, la quale potrà avere voce in capitolo durante l’iter parlamentare della Legge di bilancio, potendo proporre e votare degli emendamenti alla stessa.

APE SOCIAL, LA SFIDA DI DAMIANO A RENZI

Matteo Renzi è convinto che la Legge Fornero non vada modificata, ma non nasconde che si potrebbe fare qualcosa sul sistema previdenziale, per esempio allargando le maglie dell’Ape, di modo che ci sia la possibilità per più lavoratori di favi ricorso. Tutto questo accompagnato da incentivi forti per le assunzioni dei giovani. Per il Segretario del Pd, questa sarebbe una ricetta migliore della staffetta generazionale cui fa riferimento il Movimento 5 Stelle nel suo programma elettorale. Cesare Damiano coglie la palla al balzo, dicendo di voler prendere in parola l’ex Premier, essendo d’accordo con lui. Con due precisazioni però. La prima riguardante gli incentivi alle assunzioni, che dovrebbero avere carattere strutturale per funzionare realmente. “Non dimentichiamo che coloro che sono stati assunti nel 2015 con il contratto a tutele crescenti, dal 2018 costeranno 8060 euro in più all’anno e che licenziare è diventato più facile e meno costoso. Quindi, questa volta, incentivi più bassi, ma per sempre”, ha detto l’ex ministro del Lavoro.

La seconda precisazione riguarda invece l’Ape social, perché se è vero che occorre allargare le maglie, ha evidenziato Damiano, sembra ci si stia muovendo nella direzione opposta. Per questo, dal suo punto di vista “la richiesta di Poletti all’Inps di adottare un filtro meno burocratico nell’esame delle domande pervenute, non basta. Occorre anche un intervento legislativo nella legge di Bilancio. Anche qui, quindi, “se Renzi vuole essere coerente con quanto ha affermato” deve contribuire a realizzare questo obiettivo, ha aggiunto Damiano.

CAMUSSO, “LA FORNERO È TUTTA DA CAMBIARE’

La Cgil richiama duramente il Governo e il motivo sono sempre loro, le pensioni che ancora non convincono e che scatenano una dura reprimenda della leader nazionale Susanna Camusso. Dalle pagine del Corriere della Sera il segretario Cgil attacco Poletti e Gentiloni: «Abbiamo sempre detto che volevamo cambiare la Fornero, perché ci deve essere un equilibrio tra la messa in sicurezza dei conti e la giustizia sociale. Gentiloni ci ha detto, sbagliando, che applicherà la legge sull’adeguamento dell’età alla speranza di vita. Ma un edile o un minatore non hanno la stessa aspettativa di vita di un magistrato. Sull’Ape poi stendo un velo pietoso». Non solo, anche il presidente Inps non va bene per nulla secondo la Camusso, «Chiediamo da lungo tempo che si ridefinisca la governance Inps, dove per la prima volta il Civ (consiglio di indirizzo e vigilanza, rappresentativo delle parti sociali, ndr.) ha bocciato il bilancio. Civ che, del resto, non viene preso in considerazione da un presidente che decide tutto. È un modello che non funziona». La mannaia poi cala anche sulla manovra, che riassume tutto il “male” del Governo, secondo la sindacalista: «La manovra non affronta né i problemi della previdenza né quelli della sanità. Sarebbe un pessimo segnale dato al mondo del lavoro». (agg. di Niccolò Magnani)