BOERI CONTRARIO AL BLOCCO DELL’ETÀ PENSIONABILE

Tito Boeri è stato intervistato ieri dal Tg1 per commentare la notizia dell’aumento dell’aspettativa di vita che dovrebbe portare a un incremento dell’età pensionabile. Il Presidente dell’Inps ha ribadito che un rallentamento del meccanismo che lega requisiti pensionistici e speranza di vita significherebbe caricare sulle spalle dei giovani più a lungo il pagamento di pensioni di chi è già vicino alla quiescenza. E ha anche evidenziato che bloccare l’adeguamento dal 2021 costerebbe 140 miliardi di euro fino al 2040, cui aggiungere il costo della perdita di credibilità del debito pubblico italiano, visto che verrebbe tradito un impegno preso. Infine, Boeri ha anche ricordato che con il sistema contributivo lavorare di meno porterebbe ad avere assegni più bassi e che in Italia la vita lavorativa è di 31 anni, contro una media di 37 negli altri paesi europei.



CORTE COSTITUZIONALE, ATTESA OGGI LA SENTENZA

Dovrebbe arrivare oggi la decisione della Corte Costituzionale sui ricorsi presentati contro il bonus Poletti e che potrebbe portare a conseguenze piuttosto importanti per le casse dello Stato. Rimborsare integralmente i pensionati per la mancata indicizzazione dal 2012, infatti, potrebbe anche costare 30 miliardi di euro, secondo quanto ha evidenziato durante l’audizione alla Corte Costituzionale Luigi Caliulo, legale dell’Inps. Il Giornale ricorda a questo proposito anche quanto sottolineato da Renato Brunetta, che aveva ricordato come siano circa 5,2 milioni i pensionati interessati da questo intervento, ovvero circa uno su tre. L’ex ministro aveva anche avuto modo di sottolineare che Forza Italia è favorevole all’integrale restituzione degli arretrati dovuti ai pensionati. Vedremo cosa deciderà la Consulta.



LA CORTE COSTITUZIONALE DECIDE SUL BONUS POLETTI

Oggi la Corte Costituzionale dovrebbe prendere una decisione circa il bonus Poletti con cui il Governo Renzi aveva cercato di adeguarsi alla sentenza della stessa Consulta che aveva dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni delle pensioni stabilito nel 2011. Giorgio Ambrogioni, Presidente di Cida, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, ritiene che in gioco ci sia una “battaglia di civiltà”, perché per troppo tempo manager e dirigenti pensionati sono stati chiamati a sacrifici e decurtazioni al proprio reddito. “Cida è perfettamente consapevole che vi sono vincoli di spesa pubblica in cui rientra quella pensionistica, ma il criterio del risparmio e del rigore non può essere applicato sempre nei confronti dei percettori di reddito fisso in generale e dei pensionati in particolare”, ha aggiunto Ambrogioni.



APE SOCIAL, LE IPOTESI SUGLI INTERVENTI

Questa settimana la Legge di bilancio dovrebbe arrivare in Parlamento e si potrà quindi vedere quali sono effettivamente gli interventi che il Governo ha messo a punto sul fronte previdenziale. I sindacati hanno finora fatto capire di non essere molto soddisfatti, mentre l’esecutivo ha tenuto a precisare che non è vero che non si fa nulla per le pensioni. Secondo quanto scrive Il Messaggero, la linea del Governo sarebbe quella di ampliare l’Ape social, considerata la misura principale per il pensionamento anticipato senza costi per il lavoratore. Il quotidiano romano spiega quindi che i ritocchi riguardano in particolare le donne, con il riconoscimento di un “bonus contributivo” di sei mesi per ogni figlio avuto, fino a un massimo di due anni, per raggiungere i requisiti richiesti. Anche i disoccupati dopo la scadenza di un contratto a termine potranno accedere all’Anticipo pensionistico agevolato.

C’è da dire che sul fronte delle donne il rischio è quello di creare delle discriminazioni tra chi ha avuto figli e chi no. Senza dimenticare poi che l’Ape social al momento resterà in vigore solo fino alla fine del 2018. Dunque questi allargamenti potrebbero essere solamente temporanei, lasciando chi è nato nel 1956 e dopo senza alcun tipo di garanzia sulla possibilità di avere a disposizione l’Ape social una volta raggiunti i 63 anni di età anagrafica. C’è da dire che legata alla proroga c’è anche la questione del possibile aumento dell’età pensionabile a partire dal 2019. Se infatti ci sarà un incremento di 5 mesi nei requisiti pensionistici, mantenere i 63 anni minimi per l’Ape social diventerebbe più costoso per le casse pubbliche.

LA PENALIZZAZIONE IN PIÙ PER I GIOVANI

Non arriva un buon dato sul sistema pensionistico italiano. Ubs ha infatti stilato il suo International Pension Gap Index, in cui si calcola la percentuale di reddito che una donna di 50 anni deve accantonare per avere un adeguato standard di vita una volta in pensione. Dunque si può capire quanto l’assegno che viene percepito con la pensione obbligatoria è adeguato o meno. Milano Finanza segnala che l’Italia è tra i paesi in cui occorre risparmiare di più. Questo per via anche del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, che penalizza chi è entrato più tardi nel mondo del lavoro. Per i giovani risulta quindi importante avere un fondo pensione integrativo, così da compensare l’assegno piuttosto basso che riceveranno una volta in pensione. Per l’Italia l’indice è pari al 47%, mentre in Svizzera si attesta all’11%.

AL VIA ASSEMBLEE DI CGIL, CISL E UIL

Sono iniziate le assemblee di Cgil, Cisl e Uil per confrontarsi con i lavoratori sulla Legge di bilancio, dopo che gli interventi del Governo, soprattutto sul tema delle pensioni, sono parsi un poco sotto le attese. Da queste assemblee, che si terranno con modalità diverse su tutto il territorio nazionale, le confederazioni potranno trarre le conclusioni e decidere se avviare mobilitazioni sulla manovra. luccaindiretta.it fa sapere che nella città toscana l’appuntamento è fissato per domani dalle 10:00 alle 13:00 al Polo fiere e congressi. Ai lavori parteciperanno Maurizio Petriccioli, Segretario nazionale della Cisl, oltre che Dalida Angelini, Segreteria regionale della Cgil. Pensioni, giovani e lavoratori potranno avere diritto di parola e sembra che un’attenzione particolare verrà rivolte alle donne.