RENZI FAVOREVOLE A RINVIO AUMENTO ETÀ PENSIONABILE
Matteo Renzi è intervenuto sul tema del possibile innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. Intervenendo a Porta a porta, il Segretario del Pd, ha detto di sperare che si possa trovare “una soluzione per incrociare le esigenze legittime di chi ad esempio fa un lavoro usurante. Se si trovano soluzioni alternative, perché mandare in pensione la gente un anno dopo? Bisogna trovare un giusto equilibrio e usare l’Ape per quello”. A proposito dell’Anticipo pensionistico, l’ex Premier ha riconosciuto che al suo esordio “non è andato benissimo”. Tornando al tema del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, Renzi ha detto che si potrebbe attendere metà del 2018 per decidere il da farsi. “È una proposta di buon senso, sono d’accordo quasi tutti, e Padoan non deve sborsare un centesimo”, ha aggiunto.
UGL: ELIMINARE AUTOMATISMO CHE AUMENTA ETÀ PENSIONABILE
Anche l’Ugl interviene sul probabile aumento dei requisiti pensionistici dovuto all’incremento dell’aspettativa di vita registrato dall’Istat. Francesco Paolo Capone chiede al Governo di non affrontare “la questione dell’aspettativa di vita legata in automatico all’età pensionabile solo da un punto di vista tecnico e di equilibri del bilancio pubblico: bisogna aggiungere qualità alla vita delle persone”. Per il Segretario generale dell’Ugl, quindi, l’esecutivo dovrebbe “eliminare qualsiasi forma di automatismo che per il 2019 aggiunge 5 mesi in più di lavoro e chiarire una volta per tutte, in termini politici e sociali, quali prospettive intende offrire al Paese, in particolare agli anziani e ai giovani, in un contesto economico e di welfare sempre più instabile e deteriorato”. Il sindacalista evidenzia infatti che l’aumento dell’età pensionabile crea un ostacolo all’occupazione giovanile, rendendo il sistema pensionistico più instabile.
APPELLO DI PEDRETTI AL PARLAMENTO
Ivan Pedretti ribadisce la contrarietà del mondo sindacale all’innalzamento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare in virtù dell’incremento dell’aspettativa di vita. “Penso che non tutti i lavori siano uguali. Non è la stessa cosa lavorare su un’impalcatura, in una corsia di un ospedale, in una fabbrica siderurgica o dietro ad una scrivania. Per questo ritengo sbagliato un sistema che fa la media dell’aspettativa di vita per determinare a quale età si deve andare in pensione”, ha scritto il Segretario generale dello Spi-Cgil sulla sua pagina Facebook. Il sindacalista ha anche spiegato che a suo modo di vedere il meccanismo che lega requisiti pensionistici e speranza di vita andrebbe rivisto. “Farlo non costa nulla. Se ne occupi la politica. Lo faccia il Parlamento e lo faccia in fretta. È una questione di giustizia”, ha aggiunto Pedretti.
RISOLUZIONE M5S PER BLOCCARE L’ETÀ PENSIONABILE
I parlamentari del Movimento 5 Stelle facenti parte della commissione Lavoro della Camera ritengono che il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita sia “una mostruosità sotto il profilo etico”. I pentastellati segnalano poi di avere presentato in Parlamento “una risoluzione che blocca questa assurda dinamica: ormai siamo il Paese in Europa in cui si va in pensione più tardi. Speriamo che il nostro testo venga calendarizzato, discusso e votato al più presto. Ne va della dignità di tanti pensionandi e dei giovani che rimangono troppo spesso e troppo a lungo ai margini del mondo del lavoro”. In tema di pensioni il Movimento 5 Stelle ha sempre espresso posizioni contrarie alla Legge Fornero e nel suo programma elettorale sembra evidenziare anche gli effetti negativi che l’innalzamento dell’età pensionabile ha sull’occupazionale giovanile, tanto da proporre la staffetta generazionale.
LA CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA I RICORSI CONTRO IL BONUS POLETTI
È arrivata l’attesa decisione della Corte Costituzionale sul bonus Poletti. I ricorsi presentati contro il decreto legge del 2015 sono stati però respinti. In un comunicato si legge che la Corte ha ritenuto che “la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”. Dunque non ci sarà il rimborso integrale ai pensionati che si puntava a ottenere attraverso i ricorsi e nemmeno una spesa non preventivata per farvi fronte. Non mancheranno certamente le reazioni a questa decisione, visto che c’erano non poche attese da parte di molte categorie di pensionati. Anche Forza Italia, tra l’altro, chiedeva che ci fosse una restituzione di tutti gli arretrati dovuti per la mancata indicizzazione che la stessa Consulta aveva dichiarato illegittima.
SACCONI: STOP ALL’AUMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE PER TUTTI
Maurizio Sacconi aveva già condiviso con Cesare Damiano un appello per evitare l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. L’ex ministro, dopo che l’Istat ha certificato l’incremento dell’aspettativa di vita, torna quindi a chiedere “di rallentare i tempi dell’adeguamento in modo da ridurre il carico del cambiamento sui nati negli anni Cinquanta in quanto già adulti all’atto della approvazione della riforma”. Dal suo punto di vista, infatti, ogni scelta rigorosa richiede una gradualità di applicazione. Dalle pagine del sito amicidimarcobiagi.com, il Presidente della commissione Lavoro del Senato segnala anche che sarebbe “opinabilissima” un’età pensionabile distinta per tipologia di lavoro svolto, “perché, a parte la doverosa tutela dei lavoratori ‘usurati’, diventa impossibile costruire segmenti in base alla diversa aspettativa di vita.”
SALVINI RIBADISCE: VIA LA LEGGE FORNERO
La notizia che l’aspettativa di vita è aumentata di 5 mesi e che perciò il Governo con tutta probabilità incrementerà i requisiti pensionistici dello stesso lasso di tempo fa “sbottare” Matteo Salvini, che sulla sua pagina Facebook scrive: “Il governo conferma: ‘Dal 2019 italiani in pensione a 67 anni’. Una vergogna, una follia, un’infamia. Via la Legge Fornero, il mio primo impegno al governo. Voglio restituire agli italiani il diritto e la gioia di essere genitori e nonni. Siete pronti a darci una mano?”. Il messaggio è molto chiaro e riconferma la volontà della Lega Nord di cancellare la riforma delle pensioni del 2011. Già in passato Salvini aveva parlato della cancellazione della Legge Fornero quale primo impegno da portare a termine in caso di vittoria alle elezioni. Da diverse parti è stata sollevata l’obiezione circa la mancanza di risorse per effettuare un intervento di tale specie.
CGIL, CISL E UIL CONTRO AUMENTO ETÀ PENSIONABILE
Come noto, l’Istat ha certificato l’aumento dell’aspettativa di vita che è stato di 5 mesi rispetto al 2013. Un dato che dovrebbe portare il Governo a far salire i requisiti pensionistici proprio di 5 mesi a partire dal 2019. Tuttavia con una nota congiunta, Roberto Ghiselli, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti tornano ad appellarsi al Governo affinché mantenga fede agli impegni assunti lo scorso anno. “L’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita comporta conseguenze preoccupanti in un mercato del lavoro caratterizzato da un’elevata disoccupazione sia giovanile che over 50, e in cui sono ancora evidenti le ferite causate dall’aumento repentino dei requisiti pensionistici dovuto alla legge Monti-Fornero, che ha creato il drammatico fenomeno degli esodati”, scrivono i tre Segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, che chiedono il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita e “l’avvio del confronto per una modifica dell’attuale meccanismo per superare e differenziare le attuali forme di adeguamento, tenendo conto anche delle diversità nelle speranze di vita e nella gravosità dei lavori”.
I sindacalisti non nascondono anche di avere un certo dubbio “sull’assoluta esattezza delle stime fornite dall’Istat poiché in più di un’occasione l’Istituto ha rettificato misurazioni prodotte anche con notevoli oscillazioni, come nel caso del Pil lo scorso giugno”. La richiesta è quindi chiara, difficile però che l’esecutivo cambi linea rispetto a quanto dichiarato da alcuni suoi esponenti solo pochi giorni fa. I sindacati si mobiliteranno se la loro richiesta non sarà accolta?
ANCHE UN SIT-IN DAVANTI ALLA CORTE COSTITUZIONALE
Oggi la Corte Costituzionale dovrebbe prendere una decisione sui ricorsi presentati contro il bonus Poletti relativo alle indicizzazioni delle pensioni. In piazza Santi Apostoli, davanti alle sede della Consulta, si è svolto, dalle 10:00 alle 14:00, un sit-in organizzato dal Coordinamento nazionale unitario pensionati. Gli organizzatori sperano ovviamente in un esito positivo dei riscorsi e dal loro punto di vista non c’è in gioco solo un diritto economico, ma la difesa del dritto fondamentale alla perequazione come pilastro imprenscindibile per la pensione costituzionale. Luigi Ghiani e Salvatore Drago dell’Usb di Cagliari hanno ricordato all’Ansa che è la prima volta nella storia della Repubblica che è stato autorizzato un sit-in davanti alla sede della Consulta in occasione del pronunciamento di una sentenza. Non resta ora che aspettare il verdetto.
ASPETTATIVA DI VITA AUMENTATA DI 5 MESI
Dall’Istat arriva una buona e una brutta notizia insieme. I dati sulla mortalità relativi al 2016, infatti, mostra un numero di decessi inferiori al 2015. “In rapporto al numero di residenti, nel 2016 sono deceduti 10,1 individui ogni mille abitanti, contro i 10,7 del 2015”, si legge nel comunicato dell’Istat. La speranza di vita è quindi aumentata e “a 65 anni arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013”. Questo vuol dire che i requisiti pensionistici dovranno adeguarsi a questo aumento dell’aspettativa di vita, salendo a 67 anni a partire dal 2019. Un incremento contro cui si battono da tempo sindacati e alcuni politici, come Cesare Damiano e Maurizio Sacconi. Il Governo ha già fatto sapere che non intende evitare l’aumento. Vedremo cosa faranno le organizzazioni sindacali e i parlamentari.