L’Anief espone ancora una volta tutti i dubbi sulle cifre e le modalità del rinnovo sul contratto pubblico per i tanti dipendenti statali che ancora attendono l’aumento medio degli stipendi e una stabilizzazione maggiore della Pubblica Amministrazione. «ell’atto di indirizzo appena firmato – afferma Pacifico – si parla di aumenti autorizzati in base alle risorse della sola tabella allegata. E dunque questo è quanto certificato dalla Funzione Pubblica. 85 euro per 39 mesi (triennio 2016-2018) per 1.1 milioni di dipendenti del comparto, fa 3,6 miliardi. Nella tabella sono finanziati 1,3 miliardi, senza parlare degli altri 2,2 milioni di dipendenti pubblici e delle indiscrezioni circa il solo 1,6 miliardo messo per tutti dal Governo nel disegno di legge», spiega Marcello Pacifico, presidente Anief dopo l’atto d’indirizzo per il mondo scuola firma e inviato dal Ministro Madia. L’aumento non dovrebbe però essere a pioggia, bensì si aggirerà sui 40 euro netti al mese: il Governo ancora non l’ha confermato, ma se così fosse ovviamente non sarà presa bene dati dipendenti scuola e in generale statali che attendevano cifre ben maggiori.
TOCCAFONDI (MIUR), “BENE L’AUMENTO DEI PRESIDI”
Si inserisce nella polemica in atto tra docenti e presidi della scuola anche il sottosegretario del Miur Gabriele Toccafondi (AP): il rinnovo dei contratti statali e l’aumento dello stipendio fino a 440 euro ha scatenato la protesta degli insegnanti che invece vedranno, come tutti gli altri dipendenti statali, un aumento di 85euro medi al mese. «Presidi centrale per la scuola. Tanto lavoro, tante responsabilità, tante reggenze. Bene aumento e concorso!», scrive su Twitter Toccafondi postando anche un articolo di Repubblica dove si evidenzia la frattura nella scuola tra dirigenti scolastici e docenti. Il Miur è sotto la bufera per questa decisione comminata assieme a Padoan e Madia, ma difende la propria scelta: aumento netto di 440 euro in busta paga per allinearsi con gli standard di tutti gli altri dirigenti della Pubblica Amministrazione. I docenti vedono però in questa soluzione un’ingiustizia per la loro situazione relegata da anni di soglie basse di aumento e responsabilità non riconosciute dallo Stato. I problemi però partono da lontano e da questo punto di vista il Governo in questi termini non ha tutte le colpe: «La scuola è piena di problemi, dovuti alla trascuratezza perdurata per decenni: il Governo non può fare miracoli, servono ancora degli anni per rimettere le cose a posto», aggiungeva giusto qualche giorno fa su Facebook lo stesso Toccafondi. La Buona Scuola non ha aiutato, questo ormai è un dato certificato, ma ora bisogna ripartire e il prossimo Governo avrà il pungolo di una scuola pubblica sempre più in tempesta e ben poca pazienza rimasta ai propri protagonisti.
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CONTRATTI STATALI, IL CASO DELLA PRECARIA RISARCITA
Come è noto purtroppo, oltre al rinnovo dei contratti statali i dipendenti statali attendono che certe decisioni alquanto discutibili possano migliorare nella prossima stagione di rinnovo, si spera deciso, della Pubblica Amministrazione. «L’abuso di contratti a tempo determinato nel settore pubblico non deve portare per forza alla stabilizzazione del lavoratore precario, ma questi deve almeno ricevere un risarcimento adeguato: l’indennità forfettaria prevista in questi casi non può sostituirsi interamente al risarcimento completo del danno subito»: questo è quanto sostiene l’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Ue Maciej Szpunar, nelle conclusioni relative ad una causa che vede opposti una lavoratrice, G.S., e il Comune di Valderice, in provincia di Trapani. Il tema della precarietà ritorna e non dovrà essere risolta con l’assunzione, ma almeno dovrà essere risarcita con un adeguato assegno. Come spiega l’Adnkronos, il Tribunale di Trapani osserva che, assodata l’illegittimità di una prassi abusiva di successione di contratti di lavoro a tempo determinato oltre trentasei mesi nel settore pubblico, «si tratta di stabilire quale debba essere il modo di reagire a questo tipo di abuso, posto che nel settore privato è prevista l’automatica trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato. Nel settore pubblico, invece, viene solo riconosciuto un risarcimento in termini monetari». Per gli impieghi nel mondo pubblico infatti resta vivo l’unica modalità, il concorso, però di fronte ai soprusi e abusi dei contratti a tempo determinato è stata pensata una minima e sensata legittima diversità di trattamento rispetto ai “normali” dipendenti statali.