Siamo ai miracoli! E di fronte ai miracoli non si potrebbe che “mirati tacer”, accogliendo con lo stupore dovuto la splendida trasformazione. L’uomo moderno è lacerato dal dramma della morte, si arrovella davanti alla questione dei propri limiti non intellettuali, risolti da Kant, ma fisici. Medici, sociologi, teologi e tanti “-logi” quanti al mondo sono, dibattono da anni sulla possibilità o meno per l’uomo di rendersi eterno. Ma ora tutto è risolto, tutto si scioglie in un inno alla “vita per sempre”. Altro che scienza, altro che Dio, verrebbe da bestemmiare se non fosse che i nostri padri ci hanno insegnato che la bestemmia altro non è che una preghiera drammatica.
Sì signori, non dobbiamo più aver paura della morte perché l’Inps ci ha resi eterni: sì, sì o voi increduli e poveri di spirito. Voi che guardate alla pensione come a un’ancora di salvataggio, voi che avendo lavorato pensate che per qualche anno prima della morte potreste anche dovervi riposare. Voi siete anime semplici, voi non sapete, non capite. Ora Tito Boeri, novello profeta, venuto a miracol mostrare, anzi a fare, ha chiarito che gli italiani sono il popolo da Lui, lui Boeri intendiamoci, eletto affinché si sperimenti la vita eterna.
Sì perché mentre voi, animule ottuse e ottenebrate, pensavate di avere 67 anni lui con un’intervista pubblicata sul quotidiano più di destra che ci sia, il rotocalco della sinistra anti-operaia Repubblica, ha annunciato urbi et orbi, che i 67enni hanno in realtà 62 anni e che loro pensano di aver lavorato 40 anni, ma in realtà sono solo 30. Ergo, lavorate voi che non lo avete mai fatto. E, complemento necessario, vivete a lungo voi che pensavate di dover morire.
Sì, perché il nuovo Sai Baba de’ noantri, Tito Boeri presidente dell’Inps, avendo deciso di continuare la sua battaglia contro pensionati e sindacati, ha pensato bene di chiarire al mondo che non è vero che gli italiani andranno in pensione a 67 anni, cioè più tardi che nel resto del mondo, ma che ciò è vero solo perché si sbagliano a calcolare gli anni. Se infatti, dice il luminare da cui dipende quella efficiente macchina dell’Inps che tutti sperimentiamo quotidianamente, contiamo il tempo effettivo di lavoro, gli anni di ognuno di noi diminuiscono e quindi chi crede di essere vicino ai settanta in realtà è prossimo ai sessanta. Talché ne deduciamo implacabilmente che chi di noi è vicino ai cento può alzarsi dal letto che occupa magari in una casa di riposo, può sorgere dalla stuoia come successo duemila anni fa sulle rive del Lago di Galilea, e, ringiovanito, tornarsene dietro una scrivania a riempire carte e fare calcoli, oppure può risalire sulle impalcature per rifare il tetto di una casa.
Dite che la natura gli attribuisce cent’anni o giù di lì? E chi se importa, direbbe Titino nostro, perché l’Inps e la logica implacabile del suo Presidente dimostrano che gli anni sono di meno e che quindi traballante e malfermo che sia, lui crede di essere vecchio ma in realtà è giovane. Crede di essere stanco, ma è solo lazzarone. Crede di avere lavorato, ma non abbastanza secondo i calcoli di Titino. Insomma, lui crede, pensa, vorrebbe, ma Titino ha ormai dimostrato con pensiero ferreo che i sessantasettenni sono in realtà sessantaduenni. E quindi la battaglia per le pensioni è conclusa.
Peccato che questa battaglia per le pensioni che Titino sta combattendo contro i sindacati, la politica, in una parola contro il popolo, la gente, per Titino rischi di finire come la battaglia per il grano di “ventennale memoria”. Sì perché anche allora i diktat di un illuminato spiegarono al popolo che il grano era sufficiente, che le vacche, pardon i carri armati, erano tanti, che le scarpe erano in pelle. Ma i carri armati non c’erano, la pelle era cartone, il grano poi…
Boeri in ciò, a parte l’aver per decreto deciso di ringiovanire gli italiani di 5 anni, non è dissimile da quelle menti illuminate che da sempre spiegano al popolo come deve vivere bene, come deve pensare, come deve, in una parola, inchinarsi al potere dei pochi eletti. Sindacati? Associazioni fastidiose e inutili. Partiti? Da cancellare. Ma sì, verrebbe da pensare, sostituiamoli con un bel tempietto, prendiamo un compasso, indossiamo qualche divisa, magari un grembiulino, e tutto andrà per il meglio.
Nella sua mirabolante e miracolosa intervista Boeri ha spiegato che retrocedere il limite delle pensioni a 65 dai 67 anni attuali porterà in 30 anni un incremento di 140 miliardi di costi. Noi che non siamo faziosi, gli sveliamo un segreto che i sindacati, brutti e cattivi, gli tengono invece nascosto: se ne calcoliamo l’incidenza nei prossimi 60 anni, allora i 140 miliardi potrebbero anche raddoppiare, e se proiettiamo il tutto sullo sfondo dell’eternità, la somma diventa vertiginosa e alla fine del terzo millennio, da qui a dieci secoli, il costo sarà infinito. Peccato che nel frattempo, nei prossimi 30 anni, 60 anni o dieci secoli, la demografia, l’economia, il mondo e gli equilibri cambieranno.
Credici, Titino, ci stai preoccupando! Anche a te è venuto un atroce attacco di sindacalite, la stessa malattia che ha colpito nel tempo di volta in volta personaggi come Silvio Berlusconi, Massimo D’Alema, Matteo Renzi. A differenza loro però ci pare di capire che il decorso sarà lungo, i sintomi peggiorano, il tuo corpo non risponde alle cure. Siamo inquieti: non è che dopo averci resi eterni, o meglio eterni lavoratori, adesso ci vai in crisi? Siccome ti vogliamo bene, siccome ci piaci, a noi i profeti e i visionari sono sempre piaciuti, e siccome abbiamo un animo “rifondarolo” che si schiera sempre con i deboli e gli isolati, allora ti diamo qualche consiglio.
Per quel che riguarda i sindacati, essi chiedono solo che si rispettino i limiti della natura, i versamenti effettuati, le speranze del popolo. I sindacati avranno mille difetti, come tutte le strutture fatte da esseri umani, ma hanno il grandissimo vantaggio di parlare con la gente, di incontrarla, di farsene interpreti. Ascoltali e vedrai che qualche gli incubi notturni diminuiranno.
Senti anche i politici: non tutti sono brava gente, ma spesso è così. Loro poi hanno il brutto difetto di rappresentare la gente che vota. Pratica fastidiosa, mi rendo conto, ma che pare intendano continuare per qualche anno. E se la gente vota è perché ha diritto di decidere del proprio futuro. Lo so, lo so. Non hanno la tua intelligenza, superpotenza, capacità, infallibilità, competenza e sapienza. Ma sai, da Duemila anni, e almeno dalla Rivoluzione francese, Qualcuno ha deciso che siamo tutti uguali.
Se poi gli incubi ti restassero, se la malattia ancora persistesse, ti offro gratuitamente un consiglio per la prossima intervista. Ti assicuro che riscuoterai un grande successo nei tuoi salotti buoni e tra gli eletti. Cosa dovrai chiedere? Semplice, l’abolizione delle pensioni. Vedrai quanti consensi ti tireranno dietro!