L’AVVERTIMENTO DI ELSA FORNERO

Elsa Fornero invia un monito a quanti pensano di intervenire per bloccare l’aumento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita. “Non voglio rovinare la festa a nessuno, ma attenzione a modificare la legge”, ha infatti detto l’ex ministra del Lavoro in un’intervista all’Ansa. Fornero è tornata a segnalare come ci sia il rischio di scaricare i costi di interventi sul sistema pensionistico sulle spalle dei giovani. Ha segnalato ancora una volta come sia forte la tentazione dei partiti, con l’avvicinarsi delle elezioni, di fare promesse il cui mantenimento chiede poi di far aumentare disavanzo e debito a spese delle generazioni più giovani. “C’è sempre l’idea che la discrezionalità dei politici sia migliore della matematica, ma poi i risultati sono gli squilibri che incidono sulla vita quotidiana di tutti”, ha detto. L’ex ministra ha tuttavia riconosciuto che i lavori non sono tutti uguali e dunque si può modificare la normativa sui lavori usuranti per anticipare le pensione di alcune categorie.



APE SOCIAL, LO SCONTO PER LE DONNE NON BASTA

In attesa dell’incontro tra Governo e sindacati che si terrà a palazzo Chigi il 2 novembre, Orietta Armiliato, nel suo consueto punto settimanale sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, giudica “irricevibile” per la platea femminile la proposta di un sconto contributivo per raggiungere i requisiti di accesso all’Ape social che sembra si voglia riservare alle donne per ogni figlio avuto. “Pur essendo qualcosa che muove in aiuto alle donne, non contempla né i bisogni manifestati, né si ispira a quei principi di equità necessari a renderla fruibile quanto meno ad una maggioranza delle lavoratrici”, spiega Armiliato. E in effetti non sfugge che solamente una parte delle italiane potrebbe usufruirne. Per questo Armiliato ritiene che sia “doveroso da parte del Governo il dover obbligatoriamente tenere conto delle diverse situazioni di vita delle donne (che non sono tutte necessariamente madri, anche se comprendiamo che la maternità ha ulteriormente contribuito a tutta una serie di impegni e di rinunce specie di carattere carrieristico) e non solo a quelle che potranno rientrare nei restrittivi parametri proposti”.



NUOVA BATTAGLIA SUL DDL RICHETTI

Recentemente è sparito dai radar, ma il tema dei vitalizi dei politici torna in auge con una denuncia di Riccardo Fraccaro, deputato del Movimento 5 Stelle eletto in Trentino Alto Adige. Segnala infatti che il ddl Richetti è oggetto al Senato di molti emendamenti da parte di Pd e Spv che rischiano sostanzialmente di affossarlo. Il pentastellato fa in particolare riferimento a un emendamento presentato dal Senatore Zeller. “I comuni mortali devono lavorare oltre 40 anni sfidando il precariato e le conseguenze del Jobs Act, per poi avere un sussidio da fame grazie all’indecente legge Fornero. Con il loro emendamento, invece, Pd e Svp vogliono poter incassare la pensione privilegiata addirittura a 63 anni dopo solo una legislatura”, dichiara Fraccaro, che aggiunge come l’obiettivo di M5S sia ora “fare in modo che di questi indecenti emendamenti non ne passi nemmeno uno”.



LA PROPOSTA DI MAURIZIO LUPI SUL BLOCCO ADEGUAMENTO

In questi giorni la riforma delle pensioni è tornata decisamente al centro del dibattito del panorama politico e sociale italiano per via della questione dell’innalzamento dell’aspettativa di vita e conseguente transazione dell’età pensionabile. Sul blocco dell’adeguamento ha rimarcato la propria impressione l’onorevole Maurizio Lupi proponendo una possibile soluzione: “Di fronte a persone che a cinquant’anni perdono il lavoro, il dibattito sul blocco dell’adeguamento dell’età in cui poter andare in pensione, che scatterebbe il primo gennaio 2019, mi pare surreale. A chi viene espulso dal mercato del lavoro a quell’età che differenza fa il poter andare in pensione cinque mesi prima o cinque mesi dopo? Perché di questo si parla. È stato stimato che il rinvio di due anni dello scalino che da 66 anni e sette mesi porta ai 67 anni, passaggio che sarà comunque inevitabile nel 2021, ci costerà circa cinque miliardi di euro. Allora io dico: usiamo questi soldi, se proprio ce li abbiamo, per aiutare gli over 50 a ritrovare lavoro, riconosciamo già in questa legge di Bilancio la decontribuzione che abbiamo previsto per le aziende che assumono giovani anche a quelle che assumono i cinquantenni disoccupati. Lavoreranno cinque mesi in più, ma invece che un astratto e futuro diritto alla pensione gli avremo garantito il diritto al lavoro, quello di cui parla il primo articolo della nostra Costituzione”.

BARBAGALLO (UIL): “VOGLIAMO AVVIARE TERZA FASE”

Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, nell’ambito di un’assemblea a La Spezia nello stabilimento della Gnl del Gruppo Snam, ha parlato anche di riforma delle pensioni ed in particolare della necessità di chiudere al più presto la cosiddetta fase per poi dare avviso ad una terza. Queste le parole del segretario in merito: “Dal prossimo incontro con il Governo ci aspettiamo risposte positive per chiudere la seconda fase del confronto sulla previdenza e avviare la terza fase. Siamo pronti a discutere seriamente, ma occorre definire subito le premesse di questa discussione. Noi riteniamo che non si possa sovrapporre la legge Fornero al meccanismo dell’incremento automatico delle pensioni. Inoltre, è un controsenso chiedere lavoro per i giovani e, poi, impedire agli anziani di andare in pensione. Non ci convince, infine, il criterio della «media del pollo» per registrare l’incremento dell’aspettativa di vita: i lavori non sono tutti uguali e diverse sono le conseguenze sulla salute e sull’età dei lavoratori. Ed ecco perché occorre istituire una commissione che analizzi questa condizione così diversificata”.

RISOLUZIONE M5S SULL’ETÀ PENSIONABILE

I sindacati incontreranno Paolo Gentiloni la prossima settimana e con tutta probabilità tratteranno il tema del possibile aumento dell’età pensionabile dal 2019. Nel frattempo il Movimento 5 Stelle annuncia di aver presentato alla Camera una risoluzione a prima firma Davide Tripiedi per bloccare l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. “Ormai siamo il Paese in Europa in cui si va in pensione più tardi. Speriamo che il nostro testo venga messo in calendario, discusso e votato al più presto. Ne va della dignità di tanti pensionandi e dei giovani che rimangono troppo spesso e troppo a lungo ai margini del mondo del lavoro”, si legge in un post del Movimento 5 Stelle pubblicato sul blog di Beppe Grillo.

Un post che esordisce con una punzecchiatura a Elsa Fornero: “La Fornero, da ministro, ha pianto lacrime di coccodrillo, mentre ai cittadini continua a far piangere lacrime vere. E molto amare. Dal 2019 serviranno cinque mesi in più e quindi bisognerà arrivare a 67 anni tondi tondi per accedere alle pensione di vecchiaia”. Nelle parole dei pentastellati c’è anche una critica alla Lega Nord, che ha tra l’altro presentato una proposta di legge, primo firmatario Roberto Simonetti, per bloccare l’età pensionabile fino al 2021. “La Lega oggi si erge a difensore dei diritti dei normali cittadini. Ma l’adeguamento automatico fu escogitato proprio ai tempi dell’ex ministro Maroni: è lui il primo colpevole. Mentre Fornero lo ha soltanto blindato”, è infatti scritto nel post M5S. Vedremo se la risoluzione di Tripiedi verrà votata e quando.

LE APERTURE DI POLETTI SULL’ETÀ PENSIONABILE

Giuliano Poletti non vuole sbilanciarsi su quello che verrà deciso dal Governo riguardo l’aumento dell’età pensionabile. “Quello che dirà Gentiloni il 2 novembre lo scopriremo il 2 novembre”, ha detto il ministro del Lavoro ospite di Tv2000. Tuttavia ha aggiunto un parere che sembra lasciare aperto lo spiraglio a un soluzione come quella ipotizzata da Matteo Renzi: “Penso che sia ragionevole riflettere su questo tema. Abbiamo un anno davanti perché la legge va a regime nel 2019 quindi abbiamo più di un anno di tempo per riflettere soprattutto sul fatto che non tutti i lavori sono uguali e dunque tutte le aspettative di vita non sono uguali”. Un concetto ribadito anche con un’altra dichiarazione: “Chi vive una vita difficile e avrà un’aspettativa di vita minore di altri si troverà ad avere un trattamento previdenziale uguale. Questo è un punto sul quale vale la pena ragionare”. 

DONA (UNC): DALLA CONSULTA UNA PESSIMA NOTIZIA

La sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato i ricorsi presentati contro il bonus Poletti è “una pessima notizia. Buona per i conti pubblici, ma molto negativa per i pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese”. Lo ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, che sperava in una scelta diversa della Consulta, almeno per chi ha una pensione fino a 4 volte il minimo, “con l’obbligo di un rimborso e di un adeguamento completo”. “Il rimborso deciso dal Governo era parziale per tutti, anche per chi aveva una pensione pari a 4 volte il minimo. Ecco perché la sentenza di oggi, ritenendo realizzato un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica, ci delude e ci lascia perplessi”, ha spiegato Dona.