IL PD STUDIA IL BLOCCO DELL’ETÀ PENSIONABILE, MA NON PER TUTTI

Giovedì è in programma l’incontro tra Paolo Gentiloni e i sindacati per discutere, tra le altre cose, di pensioni. Secondo quanto scrive Il Giornale, il Pd starebbe cercando un modo per far sì che quanto meno l’aumento dell’età pensionabile non scatti per tutti i lavoratori, salvaguardando alcune categorie. Nello specifico, l’idea sarebbe quella di evitare l’adeguamento all’aspettativa di vita per i requisiti pensionistici delle attività gravose rientrati nella platea dell’Ape social. Un intervento di questo tipo, viene segnalato dal quotidiano milanese, avrebbe un costo piuttosto limitato e consentirebbe di presentarsi comunque agli elettori con un traguardo raggiunto. Il rischio è però ovviamente di creare delle disparità di trattamento di non poco conto se si considera che già chi fa un lavoro gravoso può accedere alla pensione in anticipo senza decurtazioni sul futuro assegno.



SERRACCHIANI CHIEDE RIFORMA DELLE PENSIONI

Carlo Calenda non sembra essere d’accordo con l’ipotesi di bloccare l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2019. Il ministro dello Sviluppo economico, partecipando a “Stati Uniti d’Europa”, evento organizzato dai Radicali italiani, ha infatti detto che la priorità  in Italia riguarda i giovani, che o non hanno lavoro o se ce l’hanno hanno uno stipendio basso. Dunque, dal suo punto di vista, un partito progressista non dovrebbe pensare all’età pensionabile. “Se c’è un problema di eguaglianza, è meglio la proposta di Berlusconi di alzare le pensioni minime rispetto a quella di non alzare l’età pensionabile”, ha poi aggiunto Calenda. Dunque il ministro sembra non essere d’accordo su quanto detto da diversi esponenti del Pd, come per esempio Debora Serracchiani, che proprio nel suo intervento alla conferenza programmatica del partito ha detto che occorre affrontare la riforma delle pensioni in Italia se si vogliono liberare posti di lavoro e non è pensabile che l’età pensionabile possa essere per tutti di 67 anni.



LE RICHIESTE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

Secondo quanto riportato dal Forum di Pensioni Oggi, il nodo degli italiani residenti all’estero resta un punto importante all’interno delle discussioni riguardo la riforma pensionistica in atto per i prossimi mesi. Secondo quanto spiegato dall’Associazione dei Pensionati Uniti all’Estero, il primo nodo da risolvere è la discriminazione tra pubblico e privato: «Dopo  35/40/45  anni di lavoro, non tutti i pensionati possono godere delle stesse tutele e/o normative. Un buon 30% di essi che hanno scelto di trasferirsi in paesi molto attraenti per il loro clima mite ed il basso costo della vita, nonostante l’esistenza  di  accordi bilaterali internazionali contro le “doppie imposizioni”, non possono ricevere la  loro pensione “defiscalizzata”, ( cioè al lordo),  come  la ricevono il restante 70%  di Ex lavoratori  da contribuzione INPS», con i pensionati interessati a tale problema che risultato essere ex lavoratori delle PP.AA., delle Forze dell’ordine, delle FF.AA,, della Sanità, della Scuola e dell’Università, insomma i c.d. Ex INPDAP. La vicenda è assai complessa anche perché, come ha spiegato l’INPS, si tratta di differenze di trattamento a livello europeo e dei singoli stati, non solo per l’Italia. (agg. di Niccolò Magnani)



CALENDA DÀ RAGIONE A BERLUSCONI

Prove di Patto del Nazareno 2.0 in vista? All’evento organizzato dai Radicali, “Stati uniti d’Europa” ha rilanciato il progetto di Berlusconi sul fronte pensioni minime: non un vero e proprio endorsement ma di certo un apprezzamento quello lanciato dal ministro scelto da Renzi e Gentiloni rispetto al tema dell’età pensionabile e ai progetti per il futuro sul fronte pensioni. «Penso a un grande partito progressista -ha detto Calenda- in questi giorni, che dica che la priorita’ fondamentale e’ non aggiornare l’eta’ pensionabile, quando la priorita’ fondamentale e’ che in questo paese ci sono i giovani che non hanno lavoro e quelli che lo hanno, hanno stipendi ridotti». Ha poi continuato dicendo che «se c’è un problema di eguaglianza, è meglio la proposta di Berlusconi di alzare le pensioni minime rispetto a quella di non alzare l’età pensionabile», spiega e conclude l’intervento il ministro Calenda. (agg. di Niccolò Magnani)

CISAL DELUSA DAL GOVERNO

La Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori festeggia i 60 anni di attività e nei giorni scorsi il Consiglio nazionale è riunito a Rimini. Il Segretario Generale, Francesco Cavallaro, parlando con Agenparl, ha evidenziato come la Legge di bilancio sia piuttosto deludente, considerando anche il fatto che da parte dell’esecutivo non ci sono state risposte sulla previdenza, “in particolare sul perverso meccanismo dell’aumento dell’età di pensionamento collegato, senza alcuna differenza per il tipo di lavoro svolto, alla cosiddetta speranza di vita”. Il sindacalista ha ricordato come la Cisal ritenga importante il blocco e la revisione del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, oltre che la separazione tra assistenza e previdenza e l’eliminazione della disparità esistente tra pubblico e privato per quel che riguarda le pensioni complementari.

CLASS ACTION CODACONS CONTRO L’INPS

Il Codacons ha deciso di depositare presso il Tribunale di Roma un’azione inibitoria nei confronti dell’Inps con il fine di avviare una class action contro l’Istituto presieduto da Tito Boeri. Il tutto perché l’Inps ha inviato non poche lettere ai pensionati chiedendo il rimborso di somme che ritiene di aver indebitamente erogato. Tuttavia, essendo anche stato ribadito di recente che non si può procedere al recupero di somme eventualmente erogate in più salvo che ciò non sia avvenuto per via di un dolo causato dal pensionato, la richiesta dell’Inps appare illegittima. Firenzepost.it riporta le parole del Presidente Codacons di Milano, Marco Maria Donzelli, che ha spiegato che “abbiamo chiesto al Tribunale di Roma non solo di inibire il comportamento lesivo dell’Inps, ma anche di obbligare l’Istituto alla restituzione delle somme già corrisposte dai singoli pensionati ed illegittimamente riscosse dall’Inps grazie alle comunicazioni fuorilegge inviate nell’ultimo periodo. E se la nostra class action sarà accolta, l’istituto dovrà rimborsare milioni di euro ai pensionati ingiustamente danneggiati”.