GHISELLI: LA LEGGE FORNERO VA MODIFICATA
I rilievi sulle pensioni di Corte dei Conti e Banca d’Italia nel corso delle audizioni sulla nota di aggiornamento al Def non sono piaciuti a Roberto Ghiselli, secondo cui “è singolare che quando si parla di pensioni, si considerino solo i conti e mai la condizione reale di vita e di lavoro delle persone”. Il Segretario confederale della Cgil evidenzia che “queste autorevoli istituzioni non vogliono considerare che con la legge Fornero non si è fatta una riforma previdenziale, ma solo cassa, scaricando sui lavoratori e sui pensionati l’onere principale del risanamento del Paese”. Per questo “è necessario trovare il coraggio politico di apportare a tale legge una radicale, seppur graduale, modifica, mettendo anche in conto la necessità di una redistribuzione degli oneri sociali da sostenere, per superare così la profonda iniquità che l’ha caratterizzata”. Il sindacalista ha anche aggiunto che “queste sono considerazioni sociali e politiche che non competono ai soggetti ascoltati oggi”. Tocca al Governo “assumersi la responsabilità di dare risposte chiare al documento sindacale sulle pensioni, in tempi celeri, come si era impegnato a fare”.
PROIETTI (UIL) CONTRO BANKITALIA
“Banca d’Italia, lo diciamo con il rispetto che merita l’Istituto, farebbe bene a occuparsi della condizione del sistema bancario italiano, che tanti miliardi è costato e costa agli italiani, invece di intervenire su temi come quello delle pensioni che spettano al Governo e al Parlamento”. Lo dice in una nota Domenico Proietti dopo che nell’audizione sulla nota di aggiornamento del Def Luigi Federico Signorino, vice direttore di Bankitalia, aveva evidenziato i rischi di tornare indietro rispetto alla direzione data dalle ultime riforme previdenziali. Il Segretario confederale della Uil ha ribadito che l’Italia è uno dei Paesi europei dove si va in pensione più tardi e ha ricordato che non sussiste “un problema di sostenibilità economica essendo la spesa per pensioni italiana all’11% rispetto al Pil”. Dunque per il sindacalista occorrono interventi “per congelare il legame all’aspettativa di vita, per migliorare il futuro previdenziale dei giovani, per eliminare le disparità di genere che penalizzano le donne e per rilanciare della previdenza complementare”.
IL COMPROMESSO POSSIBILE PER IL GOVERNO
Per il Governo i voti di Mdp potrebbero essere molto importanti per far approvare al Senato il rinvio del pareggio di bilancio. La formazione a sinistra dei dem non sembra però intenzionata a fare sconti all’esecutivo, soprattutto per quelli che saranno i provvedimenti contenuti nella Legge di bilancio. Uno dei punti su cui sembra esserci divergenza riguarda il capitolo delle pensioni. In particolare sul possibile innalzamento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita che potrebbe esserci a partire dal 2019. Secondo quanto scrive Repubblica, Mdp vorrebbe di fatto che si aprisse quanto meno un tavolo di verifica per introdurre un calcolo delle aspettative di vita legato anche al tipo di lavoro che si svolge e per le donne. Una sorta quindi di “compromesso” che richiederebbe meno risorse, ma che non è detto venga accolto positivamente dal Governo. Che dovrà quindi fare bene i suoi conti: e sulle risorse disponibili e sui voti che gli occorrono al Senato.
LEGGE FORNERO, STOP DELLA CORTE DEI CONTI A INTERVENTI
Dopo la Banca d’Italia, anche la Corte dei conti consiglia di evitare possibili interventi riguardanti le pensioni nella Legge di bilancio. Durante l’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla nota di aggiornamento del Def Arturo Martucci di Scarfizzi ha infatti evidenziato la necessitò di confermare i caratteri strutturali della Legge Fornero, in quanto ogni arretramento su questo fronte esporrebbe il sistema pensionistico e la finanza pubblica “a rischi di sostenibilità”. Dunque la Corte dei conti ritiene che non si possa fare nemmeno marcia indietro sul meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, in ragione anche delle previsioni demografiche e delle spesa pensionistica fatte dallo stesso Governo nella nota di aggiornamento al Def. Dopo questa giornata di audizioni non tarderanno ad arrivare delle reazioni alle annotazioni sulle pensioni.
APE SOCIAL, INTERROGAZIONI SUI CONTRIBUTI ESTERI
Già in passato ci siamo occupati dell’impossibilità, per accedere all’Ape social, di totalizzare i contributi versati in Italia e all’esteri per raggiungere i requisiti contributivi richiesti dall’Anticipo pensionistico agevolato. A un’interrogazione presentata in materia dai parlamentari Pd della commissione Lavoro della Camera, il ministero del Lavoro, attraverso il sottosegretario Massimo Cassano, aveva fatto sapere che l’Ape social va considerata come una prestazione assistenziale, per la quale dunque non devono valere i regolamenti comunitari che consentono l’utilizzo di contributi versati in altri paesi. Per questo i dem hanno deciso di presentare una nuova interrogazione per chiedere se il ministro del Lavoro non ritenga sia il caso di rivedere questo orientamento, considerando anche che verrebbero penalizzati i lavoratori transfrontalieri. Vedremo quale sarà la risposta del ministero.
CONTRIBUTI FIGURATIVI PER I LAVORI DI CURA
Maurizio Sacconi spinge per far approvare la proposta di legge sui caregiver, dopo che la commissione Lavoro del Senato è riuscita a elaborare un testo unico in materia. Intervistato dal Quotidiano Nazionale, l’ex ministro del Lavoro evidenzia la necessità di riuscire a rimettere in discussione la parità nell’età pensionabile tra uomini e donne. “Un obiettivo è consentire alle donne di poter anticipare l’età della pensione e quindi dare valore previdenziale a quel tempo che è stato dedicato alla cura. Insomma, attualmente le donne non vanno in pensione per anzianità contributiva perché hanno avuto percorsi lavorativi discontinui e quindi sono condannate all’età di vecchiaia”. Proprio la proposta di legge vuol far sì che ci siano dei contributi figurativi per i periodi in cui si èe prestato lavoro di cura, contribuendo quindi a raggiungere l’obiettivo indicato da Sacconi.
QUOTA 41, PROPOSTA DI SCIOPERO FISCALE
Tra i lavoratori precoci non c’è certo intenzione di mollare la propria battaglia per Quota 41, anche se nel dibattito relativo alle misure pensionistiche da inserire nella Legge di stabilità non sembra trovare al momento spazio l’ipotesi di far passare una legge che consenta di andare in pensione con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dalla propria età anagrafica. Carmen Reitano, una delle responsabili del gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, lancia quindi una proposta, una sorta di piccola rivolta fiscale contro lo Stato: nella giornata di giovedì 5 ottobre ci si dovrebbe astenere, come forme di protesta, dal comprare benzina, sigarette, gratta e vinci e altri concorsi a premi con i quali lo Stato, grazie ad accise e imposte, ha un guadagno. L’idea sembra piacere agli altri iscritti al gruppo, vedremo se funzionerà.
LE PRIORITÀ PER CAPONE (UGL)
Paolo Capone intervistato sulla riforma pensioni ribadisce un concetto già espresso da altri sindacalisti e da alcuni politici: di fatto, le riforme pensioni attuate negli ultimi anni hanno avuto il merito di far sì che ci fosse una fetta più grande di popolazione attiva, ma ha fatto anche sì che si bloccasse il turnover generazionale, rendendo molto più difficile trovare lavoro per i giovani, specialmente di tipo non precario. Secondo il Segretario generale dell’Ugil, è quindi “necessario mettere in atto una manovra che abbia una visione più ampia e mi riferisco di pensare anche ai giovani: l’età pensionistica così elevata genera un ingorgo che impedisce ai ragazzi di entrare nel mondo del lavoro, creando ulteriori squilibri sul sistema provvidenziale. Un sistema che penalizza non solo chi ha iniziato presto a lavorare, ma anche gli operai, persone che svolgono lavori gravosi e usuranti e le donne che hanno difficoltà ad usare l’Ape e l’Ape social per la pensione anticipata. Queste sono tutte categorie che devono essere tutelate, invece in questi ultimi anni il Governo ha continuamente fatto cassa sui lavoratori, prosciugando diritti e denaro dei pensionati e dei futuri pensionati”.
Il sindacalista non risparmia anche una critica a Tito Boeri, che a suo modo di vedere da qualche tempo sta andando oltre il suo ruolo tecnico “con esternazioni che non fanno bene al Paese”. Capone auspica quindi una riforma dell’Inps, che porti anche alla separazione tra assistenza e previdenza, di modo che risulti chiaro a tutti quanto effettivamente costa il sistema pensionistico.
LO SCAMBIO BOERI-MOVIMENTO OPZIONE DONNA
Tra Donatella Vivoli, che fa parte del Movimento Opzione donna, e Tito Boeri c’è stato uno scambio di mail che la donna ha deciso di rendere noto sulla pagina Facebook del Movimento stesso. L’oggetto di questo scambio è naturalmente la proroga di Opzione donna e il Presidente dell’Inps ha scritto che la ritiene non sostenibile, in quanto “fa aumentare il debito pensionistico che grava sui giovani e le donne in maternità e non è per tutti”. Oltre a chiedere chiarimenti su questa affermazione, in quanto Opzione donna genera risparmi per le casse dello Stato, Vivoli ha risposta a Boeri domandando qual è a questo punto la scelta sostenibile per le donne che hanno 58-61 anni. Facendo altresì capire che non può essere immaginata più in là nel tempo, “perché nella disperazione noi ci siamo adesso, non tra qualche anno!”. Vedremo se Boeri risponderà.
INTERPELLANZA SUGLI ESODATI
Andrea Maestri ha presentato alla Camera un’interpellanza urgente sulla riforma pensioni destinata a Giuliano Poletti. Il deputato di Possibile nel testo ricorda che con la Legge di bilancio dello scorso anno il Governo aveva approvato l’ottava salvaguardia degli esodati, specificando che sarebbe stata l’ultima. “Dagli ultimi dati forniti dall’Inps dell’11 settembre 2017, risulterebbe però che, su un limite massimo di 30.700 soggetti salvaguardabili previsto dalla legge n. 232 del 2016, siano state finora accolte soltanto 13.355 domande”, si legge nell’interpellanza. Inoltre, si ha già notizia di oltre 3.400 domande che sono state respinte per vizio dei termini di decorrenza, che corrispondono quindi a persone che sono escluse di fatto dall’ottava salvaguardia.
Per Maestri quindi “un ulteriore provvedimento, utilizzando i cospicui risparmi che si vanno concretizzando con l’ottava salvaguardia a beneficio di queste categorie di lavoratori, si profilerebbe quindi una soluzione per restituire loro giustizia, equità e dignità, così come preteso a chiare lettere nella Costituzione”. Dunque, se il Governo è a conoscenza dei dati aggiornati Inps e quelli relativi al numero di domande di accesso all’ottava salvaguardia arrivate oltre il termine del 2 marzo 2017, la domanda per il ministro del Lavoro è “se non ritenga opportuno assumere iniziative, accantonando per equità il regime delle decorrenze, per estendere la tutela a tutti i lavoratori esodati con requisiti entro il 6 gennaio 2021 e prevedere nel disegno di legge di bilancio un’ulteriore ‘salvaguardia’, utilizzando i risparmi ottenuti dall’ottava, affinché possano beneficiarne tutti gli aventi diritto”.