DI BATTISTA A FIANCO DEI PRECOCI PER QUOTA 41

Ieri sera Alessandro Di Battista è stato ospite della puntata di Quinta Colonna, la trasmissione di Paolo Del Debbio in onda su Rete 4. In studio anche un gruppo di lavoratori precoci, per chiedere ancora una volta una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 41, in un momento in cui si paventa di alzare i requisiti pensionistici a partire dal 2019. Il deputato del Movimento 5 Stelle ha perorato la loro causa scagliandosi contro la Legge Fornero responsabile di un innalzamento dell’età pensionabile e dell’anzianità contributiva necessaria per accedere alla quiescenza che impedisce non soltanto alle persone che hanno iniziato a lavorare giovani a non poter andare pensione se non dopo quasi 43 anni di contributi, ma anche alle nuove generazioni di trovare spazio sul mercato del lavoro. Cosa che poi porta molti ragazzi a lasciare l’Italia.



ESODATI, LA RICHIESTA DI UNA NONA SALVAGUARDIA

Luigi Metassi è un ex esodato, che è riuscito ad accedere alla prima salvaguardia messa a punta per rimediare agli “effetti collaterali” della Legge Fornero. Con il passare degli anni si è arrivati all’ottava salvaguardia, ma questo non ha evitato il fatto che ci siano ancora persone senza più un lavoro e lontani dalla pensione. Metassi, curatore del blog “Il volo della Fenice” e membro del Comitato esodati licenziati o cessati senza tutele in un’intervista a contattonews.it segnala la necessità di un’estensione dell’ottava salvaguardia o l’emanazione di una nona, da finanziarsi attraverso le risorse non utilizzate, rispetto a quelle stanziate, dell’ottava salvaguardia, i cui “paletti” hanno creato non poche disparità di trattamento tra le diverse categorie. Vedremo se l’istanza verrà accolta con la Legge di bilancio. Anche perché le risorse stanziate per gli esodati e avanzate, diversamente, non si sa bene per quale fine verrebbero utilizzate.



APE SOCIAL, INPS APRE AI CONTRIBUTI ESTERI

Tempo addietro ci siamo occupati di Ape social e contributi esteri. Per accedere all’Anticipo pensionistico agevolato, infatti, non si potevano utilizzare i versamenti agli enti previdenziali esteri. Tuttavia il Governo, anche a seguito di interrogazioni parlamentari in materia, ha chiesto all’Inps di cambiare orientamento e l’Istituto presieduto da Tito Boeri nel messaggio n. 4170 fa sapere che per le domande che verranno presentate entro il 30 novembre sarà possibile totalizzare “i periodi assicurativi italiani con quelli esteri, maturati in Paesi Ue, Svizzera, See o extracomunitari convenzionati con l’Italia”. “Le domande di certificazione delle condizioni di accesso al beneficio dell’Ape sociale presentate in data successiva al 15 luglio 2017 dovranno essere istruite, o se già istruite, riesaminate, alla luce del criterio esposto nel presente messaggio”, è la conclusione dell’Inps.



LE PAROLE DI AMBROGIONI (CIDA)

La sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato i ricorsi presentati contro il bonus Poletti lascia l’amaro in bocca alla Confederazione dei dirigenti e alte professionalità pubbliche e private. Il Presidente Giorgio Ambrogioni si augura che quanto meno non si sia avvertito il peso delle pressione mediatica per le possibili conseguenze sui conti pubblici che avrebbe avuto un pronunciamento di segno opposto, cosa che avrebbe magari potuto portare a “scegliere la via che la ‘ragion di Stato’ giudicava più opportuna”. Il Presidente del Cida attende ora le motivazioni della sentenza, con la speranza che ci siano “gli auspicati richiami all’esecutivo affinché si ponga finalmente fine alla sconcia pratica di usare i pensionati come dei ‘bancomat’ cui ricorrere quando si aprono falle nei conti pubblici”.

Dal suo punto di vista, infatti, la sentenza di per sé “rischia di creare un precedente pericoloso per chi è in pensione: ogni qual volta emergeranno esigenze di cassa, al governo di turno verrà la tentazione di ricorrere al prelievo sui redditi dei pensionati. Una manovra che troppo volte abbiamo visto effettuare e nei confronti della quale ci auguravamo che la Consulta, dopo la precedente sentenza sulla legge Monti-Fornero, ponesse finalmente fine”. Ambrogioni, nelle parole riportate da Adnkronos, promette di continuare “in tutte le sedi a difendere i diritti dei pensionati e a opporci ad ogni tentativo di cambiare le carte in tavola, cioè la legislazione in vigore, ai loro danni. Confidiamo che la politica, i partiti, il governo si facciano carico di questo problema e adottino misure di tutela dei diritti dei pensionati e non di ulteriori norme vessatorie”.

IL BLOCCO PENSATO DAL GOVERNO

La riforma pensata dal Governo per “ovviare” in campagna elettorale ad un provvedimento che certamente non piace a nessuno dei lavoratori in vista della pensione: l’aumento dell’età pensionabile sta portando lo scontro tra sindacati ed Esecutivo e per questo, secondo il Corriere della Sera, si starebbe pensando ad un piano B. Una sorta di intervento ad hoc per bloccare l’aumento dell’età pensionabile non per tutti ma per i lavoratori che svolgono le attività più gravose. «Sono undici categorie in tutto: maestre di asilo nido e di scuola materna, infermieri che fanno i turni di notte, macchinisti, camionisti, gruisti, muratori, facchini, badanti di persone non autosufficienti, oltre agli addetti alle pulizie, alla raccolta dei rifiuti e alla concia delle pelli». In origine si pensava di misurare la speranza di vita a 65 anni non come media nazionale ma per i singoli mestieri; i tempi della legislatura e le dinamiche interne alla maggioranza non consentono un lavoro così approfondito e dunque si dovrebbe approdare alla “riforma” delle 11 categorie sopraddette. (agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI ANNAMARIA FURLAN

La prossima settimana i sindacati saranno ricevuti a palazzo Chigi per fare il punto sulla Legge di bilancio e sicuramente Cgil, Cisl e Uil faranno nuovamente presente la richiesta di fermare l’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2019 in virtù della cresciuta aspettativa di vita degli italiani. Annamaria Furlan, partecipando alla Settimana sociale dei cattolici italiani a Cagliari, ha ribadito un concetto molto chiaro e importante per le organizzazioni sindacali: non si può pensare che l’età pensionabile sia uguale per tutti i tipi di lavoro, dunque “calibrare le aspettative di vita col mestiere che si fa è un atto assolutamente di giustizia sociale”. La Segretaria generale della Cisl ha quindi detto di aspettarsi per il 2 novembre, giorno dell’incontro con il Governo, il rispetto dell’accordo sottoscritto un anno fa. “In quell’accordo non c’è scritto né noi abbiamo mai chiesto di superare l’aspettativa di vita, ma abbiamo detto di calibrarla in base al lavoro che ognuno fa”, ha spiegato.

La sindacalista, secondo quanto riporta Askanews, ha quindi evidenziato che l’aumento dell’età pensionabile dovrebbe scattare dal 2019 e c’è quindi “tutto il tempo per fare un buon lavoro”, per fare cioè “un’analisi vera, reale su quanto per ogni singolo mestiere ogni uomo e donna veramente hanno la possibilità di vivere più o meno a lungo”. Furlan ha anche sottolineato che è necessario valorizzare il lavoro di cura delle donne, oltre che il periodo di maternità. Vedremo se sarà possibile ampliare un intervento che su questo fronte appare, almeno nelle intenzioni, ancora piuttosto timido.