PENSIONI. Le Commissioni Bilancio di Senato e Camera, in seduta congiunta, hanno iniziato ieri alcune audizioni preliminari in relazione alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (il cosiddetto Def). Sono stati così ascoltati i rappresentanti dell’Istat, della Banca d’Italia, della Corte dei Conti e dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. In questa sede è particolarmente interessante analizzare le risposte che il Governo ha offerto nel Def in definizione alle Raccomandazioni dell’Unione Europea in materia di mercato del lavoro, welfare e spesa sociale.
Innanzitutto l’Europa ci chiedeva, con il coinvolgimento delle parti sociali, di rafforzare il quadro della contrattazione collettiva, al fine di permettere contratti collettivi che tengano maggiormente conto delle condizioni locali. Venivamo, quindi, invitati ad assicurare efficaci politiche attive del mercato del lavoro che incentivano veramente il lavoro dei percettori e a razionalizzare la spesa sociale e migliorarne la composizione complessiva.
A queste richieste l’Esecutivo risponde, nel Def, che, sostanzialmente, l’Italia ha già fatto i compiti a casa. Il Governo rivendica così il completamento del percorso di riforma avviato con il cosiddetto Jobs Act, essendo intervenuto per ridefinire i diritti e le tutele per i rapporti di lavoro autonomo (rendendo, ad esempio, permanente l’istituto, finora transitorio, dell’indennità di disoccupazione Dis-Coll per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa) e ponendo in essere una disciplina specifica per il cosiddetto “lavoro agile”.
Allo stesso tempo si evidenzia come negli ultimi mesi l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) abbia avviato la prima sperimentazione dell’assegno individuale di ricollocazione, a conclusione della quale l’assegno potrà essere richiesto da tutti gli aventi diritto.
In materia di previdenza, altresì, il Def rivede le previsioni relative alle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico, osservando come le nuove proiezioni, basate su un imminente aggiornamento degli scenari demografici ed economici a livello europeo, evidenziano pericolosi rischi di salita della spesa pensionistica nei prossimi decenni.
La revisione in senso peggiorativo delle proiezioni riguarda, in particolare, i parametri demografici, la produttività totale dei fattori (variazione prevista sostanzialmente nulla nel prossimo decennio) e il tasso di disoccupazione strutturale che è, ahimè, stimato in crescita nel lungo periodo.
Da queste considerazioni, probabilmente acritiche verso gli effetti del Jobs Act, parte il dialogo sul Def, ma, probabilmente, anche la campagna elettorale per le prossime politiche che avranno al centro il giudizio degli italiani sulle scelte economiche, e in materia di lavoro, prese negli ultimi anni. Gli italiani crederanno a questa narrazione o ai numeri dell’Istat decisamente più cauti?