È scattata la petizione online su Change.org per alcuni insegnanti che chiedono al Governo un aumento degli stipendi e un rinnovo dei contratti statali non a 85 euro, come pattuito da sindacati e Ministro Madia (e confermato dalla Manovra Economica) ma almeno di 200 euro. «Bene hanno fatto gli insegnanti a lanciare una petizione su Change.org per chiedere un aumento di stipendio pari a 200 euro mensili, e a diffidare i sindacati confederali dal sottoscrivere un accordo che preveda un aumento di soli 85 euro», spiega il senatore di Sinistra Italiana, Fabrizio Bocchino, in una lettera a Orizzonte Scuola. Gli accordi continuano a non convincere e il dibattito sugli statali diviene ovviamente materi di polemiche politiche essendo alle porte della campagna elettorale. «Se questo governo vuole davvero fare qualcosa di buono per la scuola, dovrebbe prendere in seria considerazione la richiesta degli insegnanti e le indicazioni dell’ultimo rapporto OCSE. Perché senza adeguamento degli stipendi, la scuola sarà sempre una scelta professionale residuale e di ripiego e a pagarne lo scotto saranno gli studenti», conclude il senatore molto critico con il Miur e il Ministero Pa.
MANOVRA, CONTO SALATO SULLA SCUOLA
Con l’arrivo della Manovra alle Camere, l’Aran ha fatto il punto della situazione sul rinnovo dei contratti statali e sullo stato degli stipendi per i lavoratori statali in questi anni di profonda crisi dell’economia italiana e quindi anche della Pubblica Amministrazione: come rileva Gianni Trovati su Il Sole 24 ore, «Dal 2010 lo stipendio medio reale nella scuola ha perso il 12,4% del proprio potere d’acquisto, e quello dei tecnici dell’università ha lasciato per strada l’11,8%. Nello stesso periodo, la busta paga tipo nelle Autorità indipendenti (Antitrust, Privacy, Energia eccetera) è cresciuta del 7,6%, negli enti pubblici come l’eterno abolendo Cnel o DigitPa (oggi agenzia per l’Italia digitale) è aumentata del 7%». I soldi per la Pa ora arrivano con questa Manovra ma ne serviranno altrettanti (circa 1,7 miliardi) che dovranno uscire da Enti Locali e Regioni e l’accordo non sono affatto facili verso il rinnovo completo dei contratti statali. Su tutti, la scuola ha pagato forse la crisi maggiore e non solo in termini di riforme: «Nel tentativo di tamponare le buste paga leggere degli insegnanti è stata creata la carta del docente, con il bonus da 500 euro all’anno per acquistare libri, software o partecipare a corsi di formazione. Anche il destino di questo strumento si incrocia però con il rinnovo contrattuale: nella scuola la riscrittura delle intese nazionali costa 1,6 miliardi, e la ricerca di risorse guarda in tutte le direzioni, compreso il bonus e i 200 milioni da distribuire in base al “merito”», spiega ancora Trovati sul quotidiano economico.
ANIEF, È SCONTRO SULLA MANOVRA
Dopo il Ponte di Ognissanti riprenderà finalmente la stagione delle trattative per porre una fine positiva al rinnovo dei contratti statali, ma l’Anief già prepara battaglia sul fronte scuola, come abbiamo imparato a vedere anche nelle scorse settimane. Con una nuova nota diffusa dal presidente Marcello Pacifico, il sindacato scuola rivendica un rinnovo con maggiore risorse, non il «contentino» offerto dalla Manovra, come spiega lo stesso Anief. «Quello che doveva rappresentare il contratto della svolta, dopo quasi un decennio di inaudito blocco adottato solo per il comparto pubblico, si sta rivelando un “contentino”, visto che le trattative che si stanno avviando possono contare su risorse a di poco inadeguate», spiega Pacifico, che illustra anche le cifre reali. «Nella legge di Bilancio 2018, i finanziamenti si fermano a 2 miliardi e 850 milioni di euro ai rinnovi, per il triennio 2016-2018. Sono talmente pochi che solo per il comparto Scuola servirebbe altri 2,3 miliardi di euro».
MADIA, “EVITATA LA TRAPPOLA DELLA PRECARIETÀ”
Dopo il primo via libera e le discussioni in Parlamento della Manovra, torna a parlare anche il ministro Marianna Madia che sul rinnovo dei contratti statali ha puntato larga parte della sua riforma, ora alle prese con la conferma decisiva dei prossimi tavoli Aran (vedi qui sotto). «Abbiamo evitato che chi rimane nella pubblica amministrazione rimanga vittima della trappola della precarietà. Già molte situazioni di precariato nella Pubblica amministrazione le abbiamo superate come ad esempio nel mondo delle educatrici dei nidi. Tante persone erano precarie, da Palermo a Roma, e oggi non lo sono più», spiega la Ministra Pa sul fronte del codice appalti, del rinnovo del contratto pubblico e sul largo tema del precariato storico nella Pa, commentando le recenti parole di Papa Francesco. «Ritengo che le parole del Papa sulla Pubblica amministrazione siano parole giuste, è innegabile che in Italia il criterio del massimo ribasso, soprattutto nell’assegnazione degli appalti pubblici, abbia determinato molte storture e a pagare sono stati i lavoratori. Per questo abbiamo voluto approvare un nuovo codice degli appalti», ha concluso il ministro Pa rispondendo alle domande di Repubblica.
L’ARAN CONVOCA SINDACATI PER L’8 NOVEMBRE
L’Aran, l’agenzia che rappresenta la PA nel tavolo sul rinnovo dei contratti statali, ha finalmente dato l’appuntamento che i sindacati chiedevano da oltre un mese: con la Manovra incardinata in Parlamento, l’agenzia ha dato missiva ai sindacati nazionali per l’appuntamento il prossimo 8 novembre. «Andremo al confronto forti di una condivisione delle organizzazioni sindacali confederali circa le questioni centrali e che riguardano l’obiettivo di innovare il contratto e la contrattazione, garantendo più diritti e più salario», spiega la nota di Funzione Pubblica Cgil dopo la lettera dell’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale nelle pubbliche amministrazioni. «Siamo pronti a partire col piede giusto per arrivare a un contratto innovativo che punti ad un nuovo protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori per migliorare i servizi ai cittadini», scrive ancora il sindacato in attesa di arrivare un anno dopo alla firma tanto attesa per il rinnovo completo dei contratti pubblici.