IL NODO DELL’ETÀ PENSIONABILE

Il Governo sembra disposto a rinviare di sei mesi la decisione sull’aumento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare dal 2019 in virtù della cresciuta aspettativa di vita. Resta da capire se Cgil, Cisl e Uil potranno “accontentarsi” di questo rinvio. Probabilmente cruciale sarà l’eventuale apertura di un tavolo di confronto per avviare lo studio di una differenziazione dell’età pensionabile in base all’attività svolta. Il Sole 24 Ore ricorda che le undici categorie di lavori gravosi previsti nella platea dell’Ape social corrispondono a circa 15.000 lavoratori. Difficile pensare che i sindacati possano ritenersi soddisfatti di un’eventuale decisione di bloccare l’età pensionabile solamente per questo tipo di attività. La trattativa non sembra facile, posto che un eventuale tavolo di confronto non avrebbe molto tempo per giungere a delle conclusioni prima della fine della legislatura.



L’APPELLO DI DAMIANO A GENTILONI

Oggi è in programma l’incontro tra Paolo Gentiloni e i sindacati. Cesare Damiano rivolge per l’occasione un appello al Premier: accogliere la richiesta “di spostare la decisione dell’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. Sarebbe un bel segnale nei confronti di milioni di cittadini. Noi chiediamo solo di rinviare la decisione a giugno del 2018, al fine di valutare con attenzione le scelte da compiere”. L’ex ministro del Lavoro fa presente che non si tratta di una scelta “astratta o demagogica, ma si basa su alcuni dati di fatto: il primo, è che nel 2015 l’aspettativa di vita è purtroppo diminuita e lo stesso sta avvenendo nel 2017”. Inoltre, ha aggiunto Damiano, “il tema della diversificazione dell’età della pensione in relazione alla gravosità del lavoro è all’ordine del giorno. Salire su una impalcatura in altezza a 67 anni non è come lavorare in un ufficio”.



FORNERO A FAVORE DEL BLOCCO DELL’ETÀ PENSIONABILE PER ALCUNI LAVORI

Elsa Fornero ha partecipato ieri, in collegamento, alla puntata della trasmissione diMartedì. Durante i suoi interventi, l’ex ministra del Lavoro ha avuto modo di esprimersi in favore del blocco dell’aumento dell’età pensionabile per alcune categorie di lavori, riconoscendo che le professioni non sono tutte uguali. Non ha nascosto però che ormai la legge che porta il suo nome ha sei anni, ma finora nessuno è intervenuto per fare qualcosa di serio su questo punto, trovandoci così all’ultimo momento a pensare a un provvedimento per scongiurare l’innalzamento dell’età pensionabile anche per chi svolge lavori particolarmente gravosi. La Fornero ha anche detto che probabilmente gli italiani non hanno ben accolto la riforma delle pensioni perché i privilegi della classe politica sono rimasti intatti. Se si fossero visti sacrifici anche da parte dei parlamentari, forse i cittadini sarebbero state meno scontenti.



LA REPLICA DI DAMIANO A BOERI

Le parole di Tito Boeri non passano mai inosservate e Cesare Damiano ha fatto presente al Presidente dell’Inps che la commissione Lavoro della Camera da lui presieduta aveva saputo, con interrogazione di Marialuisa Gnecchi, che il suo Istituto aveva dichiarato di essere disponibile a “effettuare un approfondimento finalizzato a valutare la possibilità di diversificare il criterio di adeguamento dell’aspettativa di vita in base alle specifiche caratteristiche dell’attività lavorativa”. “Visto che Boeri si lamenta del fatto che le platee dei lavori gravosi sarebbero prive di ‘basi scientifiche’ dovrebbe anche interrogarsi su come mai, da quel lontano 2015 l’Istituto, che dispone di una poderosa banca dati, non abbia mai fornito alcuna indicazione ‘scientifica’”, ha detto l’ex ministro del Lavoro, chiedendo a questo punto di rinviare l’aumento dell’età pensionabile di modo che ci sia il tempo proprio “di studiare i dati che l’Inps sicuramente ci fornirà”.

POLETTI CONTRO LA FORNERO, “LA STIAMO CORREGGENDO”

Solo nelle ultime ore la Riforma Fornero sulle pensioni ha ricevuto più critiche, da quelli che dovrebbero esserne “i difensori”, rispetto agli ultimi 5 anni: prima Landini, poi Boeri e infine anche il ministro Poletti che ieri sera a Porta a Porta ha “confessato” che quella Legge è piena di falle. «L’intervento che si è realizzato con la riforma Fornero a mio giudizio aveva dei difetti molto gravi: il tema degli esodati, il salto secco di età, senza cercare un punto di equilibrio, e non aver previsto un trattamento diversificato in ragione del lavoro», spiega il ministro del Lavoro, fornendo di fatto un “assist” a Salvini che ancora questa mattina ad Agorà ha attaccato, «via la L.Fornero, cambiare buona scuola, immigrazione e legittima difesa», il programma in super sintesi del prossimo centrodestra. Per Poletti comunque la Fornero ha avuto il merito di affrontare il problema durante la crisi, ma le soluzioni sulle pensioni non vanno bene: «non ha rappresentato una buona soluzione, tanto che lo stiamo correggendo». In ultima analisi, il ministro del Lavoro è tornato sul presente della riforma pensioni, aggiungendo «è negativo alzare per tutti di un sol colpo senza tener conto delle diverse situazioni i requisiti per il pensionamento». (agg. di Niccolò Magnani)

LANDINI E L’ERRORE SULLA LEGGE FORNERO

I sindacati si preparano a incontrare domani a palazzo Chigi Paolo Gentiloni. In base a come andrà questo confronto, la Cgil deciderà se proclamare o meno lo sciopero generale. Lo fa capire Maurizio Landini in un’intervista Il Diario del lavoro, nella quale spiega che “se le risposte del governo resteranno quelle attuali, e cioè che di pensioni non si parla, dovremo pensare a cosa fare. Certo, sempre meglio sul piano unitario”. Quanto alla mobilitazione vera e propria, fa sapere che questa dipenderà “dalle risposte che riceveremo dal governo e dalla discussione nei luoghi di lavoro”. Il Segretario confederale del sindacato di corso d’Italia evidenzia che “servono modifiche vere della Fornero, e non mosse elettorali”.

A Landini viene fatto anche fatto notare dall’intervistatrice che nel 2011, contro la Legge Fornero oggi così contestata, non ci furono grandi proteste. “Vero. Sulla Fornero si fecero solo tre ore di sciopero, di lunedì. Anche per questo oggi la dobbiamo cambiare”, conferma il sindacalista, che poi aggiunge: “All’epoca la riforma pensioni fu fatta sull’onda della crisi speculativa e sul rischio del fallimento del Paese. Inoltre, gli effetti della riforma si videro nella loro intensità solo alcuni mesi dopo, vedi esodati”. Si arriva poi al riconoscimento di un errore compiuto e da non ripetere: “Che le organizzazioni sindacali non abbiano fatto quello che dovevano, è un errore che riconosciamo. E proprio perché questa è una ferita ancora aperta tra la nostra gente, stavolta questa battaglia sulle pensioni la vogliamo fare sul serio e fino in fondo”. 

GUTGELD: SISTEMA PENSIONISTICO ITALIANO PIÙ GENEROSO AL MONDO

Durante l’audizione davanti alla Commissione federalismo fiscale, Yorem Gutgeld ha detto che l’Italia ha il sistema pensionistico “più generoso del mondo”. Parole che forse non passeranno inosservate. Il commissario alla spending review ha anche spiegato che nel 2016 la spesa pubblica è stata pari al 49,6% del Pil, sopra la media degli altri paesi dell’Eurozona. Tuttavia ha poi aggiunto che “senza la spesa per le pensioni e del pagamento degli interessi sul debito la spesa pubblica italiana è tra le più basse dell’Ue”. E ha in ogni caso specificato che grazie al lavoro compiuto negli ultimi tre anni, a livello nominale la spesa corrente è rimasta “di fatto ferma”. Gutgeld ha anche specificato che il costo della Pubblica amministrazione è “il più basso in Europa”. Da queste parole si potrebbe dedurre che la spesa pensionistica in Italia è a livelli alti.

APPELLO DI DAMIANO A RENZI E GENTILONI

Secondo Cesare Damiano, il Pd può costruire un’ampia coalizione di centrosinistra in vista delle prossime elezioni. Per questo, secondo l’ex ministro del Lavoro, sarà però importante dare dei segnali già con la Legge di bilancio. Sul fronte delle pensioni, a suo modo di vedere occorre muoversi in due direzioni. Anzitutto rimandare a giugno 2018 la decisione di aumentare a 67 anni l’età pensionabile a partire dal 2019. Inoltre, bisogna “garantire il pieno utilizzo delle risorse messe a disposizione per l’anticipo pensionistico, anche attraverso un intervento legislativo. La modifica in corso, per via amministrativa, dell’interpretazione burocratica e restrittiva dell’Inps, porterebbe al massimo all’accoglimento del 50% delle domande. Sarebbe una sconfitta per il Governo Renzi, che ha voluto l’Ape e per quello Gentiloni che non ha saputo attuarla”. Per Damiano, “deludere milioni di cittadini ancora sulla previdenza non sarebbe propriamente un fine legislatura ordinato, tantomeno positivo”.