Come riportano fonti de La Tecnica della Scuola, nel nuovo rinnovo del contratto pubblico del settore scuola potrebbe esserci una importante riapertura dei confronti sul famoso articolo 6, dopo anni di silenzi e battaglie perse da parte dei sindacati. «Le relazioni sindacali a livello di singola scuola erano regolate dall’art.6 del contratto collettivo nazionale, in particolare in questa norma si disponeva che la modalità di utilizzazione del personale docente in rapporto al piano dell’offerta formativa e al piano delle attività e modalità di utilizzazione del personale ATA in relazione al relativo piano delle attività formulato dal DSGA, sentito il personale medesimo, erano materia di contrattazione», spiega bene il portale della scuola. Con la legge Brunetta però vennero sottratte alla contrattazione integrativa queste materie e ridate alla sola decisione del datore di lavoro. Ora però potrebbero esserci novità e rediscussione dell’articolo 6 all’interno della bozza presentata dall’Aran con la supervisione del Miur. 



PROFESSIONE INSEGNANTE, “STRAPPO” CON I SINDACATI

Con una petizione lanciata su Change.org, l’associazione Professione Insegnante si avvia ad un possibile strappo con i sindacati considerati incapaci di portare un rinnovo serio ai contratti statali del settore Scuola. In questi giorni fondamentali per capire se vi saranno novità sul fronte aumento stipendi e sulle garanzie dell’immediato futuro da parte del Miur e della Pubblica Amministrazione, l’associazione di insegnanti lamenta lo scarso contributo finora dei sindacati nazionali; «Gli insegnanti chiedono un adeguamento di almeno € 200 netti di stipendio fermo da 9 anni», si legge nelle petizione lanciata e che ha già toccato quasi 70mila firme. A La Tecnica della Scuola è stato intervistato Salvo Amato, fondatore di Professione Insegnante che ha spiegato tutto il loro disappunto: «l Ministero non può calcolare la retribuzione che ci spetta in base ai fondi che ha, questo è offensivo ed umiliante. Dopo aver snocciolato grandi cifre su grandi finanziamenti quando si tratta di pagare gli insegnanti “i fondi sono quelli che sono”? Del resto c’è un decreto che obbliga lo stato all’adeguamento degli stipendi in base all’inflazione programmata e i calcoli portano sempre alle nostre considerazioni, euro più euro meno.Dove prendere i soldi? Noi siamo insegnanti non governanti. Non sarebbe compito nostro trovare i fondi. Eviterei, quindi, qualunquismi tipo tagli agli armamenti o tagli ad altri settori. Se questo governo in 4 anni non riesce a fare il proprio lavoro non ci chieda come fare». Pesante infine l’attacco ai sindacati del mondo scuola: «All’atto della firma del contratto, qualora le cifre dovessero essere ben lontane da un adeguamento che meritiamo, lanceremo un disdetta day teso a coinvolgere tutti gli insegnanti nella speranza che si rendano conto che ormai i sindacati non hanno più potere contrattuale e firmano di tutto», spiega ancora Professione Insegnante. 



LE NUOVE MISURE DI FLESSIBILITÀ

Le nuove misure di flessibilità inserite nella Manovra di Bilancio e che riguardano gli statali e i loro nuovi contratti (dopo la fatidica firma del rinnovo attesa per fine 2017, ndr) danno qualche respiro e innovazione ad un mondo ancora troppo bloccato e “infilzato” dalla burocrazia e dalla ricorrente mancanza di fondi pubblici. Sul fronte flessibilità le novità prevedono tre giorni di permesso, quelli previsti annualmente dal contratto per motivi familiari, che invece potranno essere utilizzati anche a ore. Non solo, le ferie potranno cedere a colleghi con particolari necessità per motivi familiari o di salute, con la novità per cui i giorni di ferie in eccesso saranno rispetto a quelli che bisogna obbligatoriamente fruire ovvero 20 giorni (che salgono a 24 per chi lavora sei giorni alla settimana). 



CGS, “AUMENTI SCUOLAMOLTO COMPLESSO”

Proseguono le discussioni sul rinnovo dei contratti statali e dopo aver visto negli scorsi giorni (e anche qui sotto) il punto di vista del settore medicina, ora proviamo ad addentrarci su un altro punto e nervo scoperto, la scuola. In attesa che i sindacati affrontino la pratica pensioni tra oggi e domani (il 20 novembre è previsto il nuovo incontro Aran-sindacati per il contratto Pa, ndr) interviene la Cgs (Confederazione Generale Sindacale) per porre l’accento sul problema grave delle risorse in dote allo Stato. A rischio gli aumenti: «La situazione per il comparto scuola è molto complessa. E non solo per le modifiche apportate dalla legge 107, ma anche perché tale comparto adesso non è più solo ‘scuola’, ma è diventato ‘istruzione’. Un ampliamento che, per forza di cose, comporta la necessità di dover armonizzare in tutto ben quattro rami, e, quindi, quello delle accademie e conservatori, del personale amministrativo delle università, degli enti di ricerca e, naturalmente, della scuola», spiega Rino Di Meglio, segretario Cgs. La trattativa sul rinnovo non può non tenere conto della forte perdita di acquisto che ha colpito negli anni di crisi il personale Scuola, dunque «i 40 euro circa pro capite appaiono, insomma, del tutto insufficienti per un cambiamento significativo della situazione», conclude ancora Di Meglio.

LA DENUNCIA DI COSMED

L’allerta lanciata dalla Cosmed, la confederazione sindacale medici e dirigenti, sul rinnovo dei contratti ha ovviamente come obiettivo il governo Gentiloni e le sue ultime scelte in seno alla riforma PA del ministro Madia. Nella lettera inviata al premier, al Ministro e al presidente Aran Gasparrini, la Cosmed scrive che «dopo otto anni di blocco si rischia una disfatta che avrebbe gravi ripercussioni sulla credibilità della politica, delle Istituzioni e dell’intero sistema delle relazioni sindacali». Secondo la confederazione i vari contratti della PA nelle aree della dirigenza non sono ancora per nulla pervenuti all’Aran come atti di indirizzo: «impossibilità di pervenire in tempi brevi alla stipula dei contratti di lavoro del pubblico impiego, anche per il lungo iter autorizzativo che richiedono, mentre si allontana la possibilità di erogare in busta paga le risorse contrattuali nei prossimi mesi». Da ultimo, l’avviso è chiaro: il governo deve provvedere a soluzioni immediati che diano un «ristoro economico e il recupero delle risorse accessorie necessarie per la stipula del contratto di lavoro».