SINDACATI VICINI ALLA ROTTURA
Come noto Governo e sindacati torneranno a confrontarsi sulle pensioni sabato mattina. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di poter avere tutti i dettagli della proposta in sette punti che l’esecutivo ha presentato ieri. Tuttavia, secondo quanto scrive Il Manifesto, tra le confederazioni non ci sarebbe un’unità di fondo su come sta andando la trattativa. Anzi, la nuova data del confronto sarebbe servita proprio a evitare una divisione tra i sindacati, visto che la Cgil avrebbe rigettato la proposta, la Cisl l’avrebbe accolta, mentre la Uil avrebbe meditato sul da farsi, anche in ragione della possibile rottura dell’unità sindacale. In questo senso sarebbe stato addirittura Carmelo Barbagallo a fare da mediatore trovando l’escamotage della richiesta di un documento scritto in modo da guadagnare del tempo per non dividere le scelte di Cgil, Cisl e Uil.
LA RICHIESTA FIPE SULL’ETÀ PENSIONABILE
Arriva la richiesta da parte di un’altra categoria per essere esentata dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Aldo Mario Cursano, vice presidente vicario della Federazione italiana pubblici esercizi, segnala infatti in un nota che “il lavoro di chi fatica tutto il giorno nei bar e ristoranti italiani merita pienamente di essere considerato nelle categorie delle mansioni usuranti, per questo dovrebbe essere esentato dall’innalzamento dell’età pensionabile, senza se e senza ma”. Cursano fa anche presente che “il lavoro nei pubblici esercizi comporta una serie di attività e mansioni che richiedono sforzi fisici e usura, dallo stare in piedi al bancone del bar a preparare caffè tutto il giorno, in cucina o in sala, al trasportare carichi. Un impegno che si protrae spesso dalla prima mattina alla tarda sera, senza considerare i sabati, le domeniche, il Natale e le varie festività”.
DAL GOVERNO PROPOSTA IN 7 PUNTI
Sembrano poterci essere importanti novità sulle pensioni fuoriuscite dal confronto tra Governo e sindacati. Secondo quanto riporta Adnkronos, infatti, il Premier Paolo Gentiloni starebbe illustrando ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil una proposta “Innovativa” articolata in sette punti e con un costo complessivo di 300 milioni di euro. “Credo che sia stato fatto un buon lavoro. Nelle condizioni date il governo mette in campo un impegno finanziario importante. Ci sono le condizioni per dare un messaggio positivo al Paese, mi auguro che si possano concretizzare”, avrebbe detto il Presidente del Consiglio. Si attendono dei dettagli più specifici su questi sette punti. C’è da dire però che la cifra indicata di 300 milioni di euro non lascia pensare a provvedimenti in grado di accogliere tutte le richieste presentate dai sindacati.
APE SOCIAL, IN TUTTO ACCOLTE 46.000 DOMANDE
Dopo il riesame delle domande presentate per l’accesso all’Ape social dovrebbe avanzare comunque delle risorse rispetto a quelle stanziate. L’Inps ha infatti stimati che sulle oltre 66.000 domande arrivate saranno circa 46.000 quelle accolte, nonostante i criteri interpretativi forniti dal ministero del Lavoro. Lo scorso anno, quando sono state stanziate le risorse, si stimava che sarebbero state utilizzate per 60.000 persone. I dati, emersi nel corso del confronto tra Governo e sindacati, dicono che di queste 46.000 domande accolte, circa 20.000 riguarderebbero i lavoratori precoci. Ci sarebbero quindi dei risparmi nelle risorse stanziate, che i sindacati hanno già chiesto vengano utilizzati sempre per interventi previdenziali, anche allargando la platea dei beneficiari o allungando la durata dell’Ape social.
LA CONTRARIETÀ ALLE DEROGHE
Su L’Economia, l’inserto settimanale del Corriere della Sera, Daniele Manca dedica una riflessione alle agevolazioni sugli investimenti, come quella su Industria 4.0 e i Pir. Sui piani individuali di risparmio, in particolare, il giornalista evidenzia come “la tecnostruttura dello Stato li aveva avversati”, perché mediante lo sconto fiscale si veniva a creare un gettito inferiore e quindi un minor introito nelle casse dello Stato. “Finalmente si è capito che andava rovesciato il meccanismo: puntare a maggiori introiti fiscali attraverso l’innesco delle attività economiche. E cioè agire liberando risorse, non comprimendole”, nota quindi Manca, secondo cui se “lo stesso concetto si applicasse alle leggi e alla burocrazia il Paese potrebbe tornare a respirare”. Tuttavia, dal suo punto di vista “le recenti vicende delle pensioni, dove il vizio italiano della deroga ha prevalso esonerando dall’aumento dell’età del ritiro ben 15 categorie, dicono che il partito dei burocrati è ancora fortissimo. Non c’è peggiore cosa che moltiplicare il numero delle eccezioni per permettere ai mandarini di Stato di giocare un ruolo, quando va bene, di freno. Se non addirittura corruttivo”.
LE PAROLE DI ANDREA MAZZIOTTI
Andrea Mazziotti è stato intervistato da Radio Radicale e ha detto di trovare abbastanza surreale il dibattito che è in corso sull’innalzamento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita. Il Presidente della commissione Affari costituzionali della Camera ritiene infatti che il rinvio dell’innalzamento dell’età pensionabile non sia certo prioritario di fronte a una situazione in cui ci sono moltissimi cittadini che hanno pensioni minime risibili e c’è un futuro pensionistico piuttosto incerto per i giovani. L’onorevole ha quindi ricordato che l’Italia è un Paese che teoricamente ha un’età pensionabile alta, ma in realtà quella di effettivo pensionamento è sotto la media dei paesi occidentali. Dal suo punto di vista, quindi, in un momento in cui c’è un alto livello di disoccupazione giovanile preoccuparsi del rinvio dell’età pensionabile è poco serio e dimostra “ancora una volta come il sindacato si occupi quasi esclusivamente dei pensionati e si scordi dei lavoratori, soprattutto giovani”.
Per Mazziotti, quindi, sarebbe stato meglio che la trattativa tra Governo e sindacati su questo argomento non fosse nemmeno iniziata, per lasciare invece spazio ad altri temi più rilevanti. A questo punto spera che il Governo tenga una posizione seria e rigida sull’età pensionabile, in modo che se nel caso ci fossero risorse a disposizione, queste possano essere destinate ad altri temi. Infine, ha ricordato che il sistema pensionistico italiano è sostenibile, grazie alle riforme che sono state approntate negli scorsi anni.
CONFARTIGIANATO, “DIFFERENZE SUI LAVORATORI TROPPO AMPIE”
In un incontro pubblico tenuto a Treviso, la Confartigianato ha discusso di temi di stretta attualità previdenziale e sul mondo del lavoro: in particolare sulle pensioni, Confartigianato Imprese ha spinto sul punto forte di una nuova “bussola” che possa aiutare ad orientarsi nella selva di norme che consentono la pensione anticipata. Non solo, l’antica polemica sulla “differenza” eccessiva tra lavoratori autonomi e dipendenti è stata rimessa a tema dal presidente Vendemiano Sartor: «Qual è la differenza tra un conduttore di camion alle dipendenze di un’impresa e un padroncino? Perché in questo Paese esistono sempre due pesi e due misure? Questi lavoratori non svolgono le medesime mansioni?». Sul fronte “giovani”, nell’incontro è intervenuto il presidente di Inps Vicenza Marco De Sabbada: «ci vuole una cultura della previdenza che deve essere implementata e facilitata tra i più giovani, che vanno sensibilizzati anche sul tema della pensione integrativa che sostiene in maniera significativa l’apporto pubblico». (agg. di Niccolò Magnani)
BERLUSCONI RILANCIA SULLE MINIME A 1000 EURO
Ormai è davvero sempre più campagna elettorale verso le Politiche 2018 e dai toni usati da Silvio Berlusconi sulle pensioni (e non solo) lo si può comprendere senza grandi sforzi di calcolo politico. In una lunga intervista al Quotidiano Nazionale in edicola oggi il leader di Forza Italia rilancia un programma “sintesi” che è alla base, pare, del “patto dell’arancino” siglato in Sicilia prima delle Regionali con Salvini e Meloni. Sul lato pensioni, i punti cardini obiettivo di Berlusconi sono principalmente due: «”porteremo le pensioni minime a 1.000 euro al mese. E assegneremo la stessa pensione anche alle persone che lavorano più di tutti, alla sera, al sabato, alla domenica, d’estate, durante le vacanze e non vengono mai pagate. Sono le nostre mamme. Abbiamo naturalmente già calcolato i costi. Si può fare e si farà», sostiene l’ex Cavaliere. E poi ovviamente la previdenza integrativa, altro cavallo di battaglia dell’ex premier di Arcore: «Dobbiamo ripensare la Fornero, senza toccare gli equilibri dei conti pubblici. Come si fa? Per esempio favorendo al massimo la previdenza integrativa, eventualmente riqualificando i lavoratori per poterli destinare a mansioni utili ma non usuranti, distinguendo in modo accurato le diverse situazioni». (agg. di Niccolò Magnani)