Pochi giorni fa ho partecipato a un colloquio di assunzione come Cnv specialist avendo il compito di dare una valutazione psicologica del candidato che aveva come fine quello di comprendere se avesse, oltre alle conoscenze tecniche, anche le soft skills necessarie per diventare il futuro responsabile di un’area strategica per l’azienda che mi aveva convocato. Il colloquio si è svolto in maniera molto cordiale e serenamente data la passione del candidato per il lavoro che sarebbe andato a svolgere se fosse stato assunto.
A un tratto però la conversazione si è schiantata contro lo scoglio della remunerazione. Visto che mi capita spesso di vedere situazioni del genere che hanno protagonisti sia profili junior che senior mi permetto di dare qualche suggerimento operativo per come muoversi quando si arriva al famoso momento del colloquio in cui bisogna rispondere alla domanda: quanto costi?
Primo suggerimento: preparatevi! Ciascun lavoro ha tendenzialmente un mercato di riferimento. Conviene quindi informarsi prima su quali siano gli stipendi medi del settore in cui si opera e capire le ragioni per cui lo stesso lavoro varia da un minimo a un massimo. Questo vi permetterà di non andare in overselling o, peggio, di svendere le vostre competenze. Il secondo suggerimento è quello di farsi un piano di spese preciso tenendo conto del possibile aumento o diminuzione di tempo e soldi necessari per andare nella nuova sede lavorativa.
Terzo suggerimento: studiare la capacità di spesa dell’azienda in cui si va a fare un colloquio. Lavorare svolgendo la stessa mansione in un’azienda da venti, da duecento o da duemila persone non è, ovviamente, la stessa cosa. Non solo per la capacità di spesa, ma perché con il variare dei numeri in campo variano anche le competenze da avere e la complessità del lavoro da svolgere.
Quarto suggerimento: provare a ribaltare la domanda. Suggerisco in questo caso di chiedere semplicemente: “Quanto vale per voi il compito che andrei a svolgere?”. Su come si formulano le domande aprirei un mondo complesso che per ora vorrei solo accennare sostenendo che in certi casi vale il vecchio detto “Chi domanda… comanda” e che quindi ribaltare il piano di chi le pone può risultare una mossa vincente. Quinta dritta: non parlate solo di soldi. Quando date delle risposte sulla remunerazione vagliate anche i benefit che hanno valore economico come il cellulare, la macchina aziendale e altro. In più mostratevi sinceramente interessati per comprendere il percorso di crescita sia professionale che di responsabilità che è stato pianificato per voi.
Sesto e ultimo consiglio: non dite bugie. Non negate il valore del denaro con espressioni che trasudano falsità lette su qualche libro di guru che vivono fuori dal mondo. Tutti, perfino quelli che dicono di non essere legati ai soldi, ne riconoscono il valore e l’importanza. Soprattutto se si tratta di lavoro e si è un giovane. Questo è stato l’errore commesso dal candidato di cui parlavo prima, il quale ha pensato bene di rispondere alla domanda sul compenso dicendo: “Beh, ma i soldi non sono importanti”, facendo capire, anche a chi non studia la comunicazione non verbale, che era un’immensa bugia.
In quell’occasione siamo intervenuti sia io che l’imprenditore spiegandogli gentilmente che non doveva ripetere la risposta insegnatogli dall’head hunter, ma entrare nel merito del problema. Si è quindi lavorato con onestà arrivando a un accordo che rendeva soddisfatte entrambe le parti.
Quello che è successo in quel colloquio è da considerarsi però un’eccezione perché di imprenditori saggi e pazienti non ce ne sono poi moltissimi in giro e soprattutto val la pena ricordarsi che non bisogna lasciare al caso il proprio futuro e che “Un’attenta preparazione è già mezza vittoria”.