“Una volta Maldini non poteva scendere in campo e Sacchi ha chiesto a me di giocare molto più indietro in fascia. L’ho fatto perché ero preparato a farlo, l’avevo già fatto, io e il mister sapevamo entrambi che sarei riuscito a farlo”. Daniele Massaro – quattro scudetti, due Champions League e una finale mondiale in campo – non sta parlando alla cena di un Milan Club. E’ un sabato mattina di novembre, nell’auditorium di Gi Group nel Palazzo del lavoro di Milano, è in corso una delle sessioni di Destination Work, l’open day che ogni autunno i dipendenti della multinazionale leader nei servizi per il lavoro offrono in tutt’Italia come momento di corporate social responsibility.
Mentre l’attuale brand manager rossonero racconta a una sessantina di giovani la sua personale esperienza di “flessibilità nel lavoro”, fra Roma e Torino, Bari e Salerno, da Udine a Lucca sono quasi 2mila – in gran parte giovani ma non solo – i partecipanti al fitto programma di appuntamenti di Destination Work: dai focus sulla redazione di un curriculum vitae alla preparazione di un colloquio, agli accorgimenti utili alle neo-mamme che tornano a lavorare, agli aggiornamenti professionali e occupazionali su singoli settori di punta del Made in Italy, come l’hospitality turistica.
“Passione, preparazione e motivazione nell’arco della vita professionale della persona”: è questo il titolo della partita che Massaro ha accettato di giocare assieme a Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo, società di Gi Group attiva nel segmento dell’outplacement e dello sviluppo carriera. Le slide scorrono veloci con le 10 regole d’oro per trovare lavoro: da “Focalizzare il perimetro di azione del mercato del lavoro” a “chiedere supporto”, passando per “preparare i canali di comunicazione con il mercato del lavoro” e “personal branding”. Ma tutto diventa chiaro, diretto e operativo quando Massaro ricorda: “Io sono nato a Monza e sono cresciuto nel Monza, Galliani da subito mi voleva al Milan e alla fine ci sono arrivato. Ma quando avevo 18 anni sono andato a giocare alla Fiorentina, è lì che ho costruito la mia carriera di calciatore professionista” (ed è lì che, con un diploma tecnico, Massaro si iscrive alla facoltà di medicina, “mi è sempre piaciuto sapere come funziona il mio organismo”). Quando invece ha preso a occuparsi del marketing di un club calcistico stellare ha scoperto che doveva saper giocare a golf. E’ stato anche lui in Asia a fine carriera: ma solo per un anno e soprattutto perché aveva deciso di non vestire in Europa una maglia diversa da quella del Milan. E oggi non consiglierebbe a un giovane calciatore di farsi subito attirare dalle sirene cinesi.
“Quando vi mettete sul mercato del lavoro non percorrete strade che corrono al di fuori della vostra portata o delle vostre aspettative, ma neppure quelle che non consentono un’adeguata realizzazione del vostro profili”. Galante incalza la platea – “chi si lamenta ha perso in partenza” – e insiste: “Le competenze sono importanti, ma non sono più decisive. Per un datore di lavoro è quasi scontato che chi si candida a una posizione sia in possesso delle skills necessarie”. Il candidato deve invece fornire all”azienda gli argomenti convincenti per rispondere positivamente alla domanda-chiave: “Perché devo assumere te?”. La risposta di Intoo arriva con un “tutorial” dal vivo in tempo reale: ad alcuni giovani presenti in sala viene chiesto di raccontarsi in 180 secondi. Agli altri un consiglio: “A casa mettetevi davanti allo specchio e provate e riprovate: a dire chi siete, a raccontare la verità su voi stessi, a tirare fuori tutte le risorse personali che potete offrire a un team”.
“Il nostro approccio e le nostre soluzioni continuano a trovare risposte positive sul mercato”, dice a fine mattinata Stefano Colli Lanzi, presidente-fondatore di Gi Group. L’anno non è ancora finito, ma le cifre dicono già ora che il 2017 si annuncia “come uno dei bilanci migliori della storia di Gi Group”. Se gli ultimi avevano registrato incrementi soprattutto nei margini, in quello che si va chiudendo Gi Group segnalerà la partecipazione attiva a un progresso generale del mercato dei servizi per il lavoro, a sua volta espressione di un ritrovato dinamismo del mercato del lavoro. “Il Jobs Act è una riforma strutturale di lungo periodo – sottolinea Colli Lanzi – e sapevamo che i suoi benefici profondi si sarebbero dipanati con gradualità”. I posti di lavoro, è vero, li crea la ripresa che solo ora comincia ad avvertirsi nell’economia. Ma sarebbe un errore affermare che il sistema produttivo giunge impreparato, che ha sprecato gli anni della recessione più dura. “Le aziende hanno ripreso a investire – sottolinea il presidente di Gi Group – e stanno dando priorità all’acquisizione di risorse evolute: capitale umano, conoscenze, programmi di formazione. E’ un processo in cui anche le agenzie per il lavoro sono chiamate a un ruolo più incisivo. A Gi Group siamo pronti”.