I LAVORI GRAVOSI ESENTATI DALL’AUMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE
Il Governo non intende bloccare l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019, ma è disposto a fare delle deroghe a partire dalle undici categorie di lavori gravosi individuati nella platea dei beneficiari dell’Ape social. Si tratta di: addetti alla concia di pelli e pellicce; addetti ai servizi di pulizia; addetti spostamento merci, magazzinieri e facchini; camionisti o conducenti di mezzi pesanti; macchinisti e personale viaggiante; gruisti o chi giuda macchinari di perforazione nei cantieri; infermieri o ostetriche che operano su turni; maestre/i di asilo nido e scuola dell’infanzia; operai edili; operatori ecologici; personale che accudisce i non autosufficienti. L’esecutivo sembra anche disposto ad aumentare il numero di queste categorie, anche perché è facile immaginare che ce ne siano alcune che si sentano “discriminate”: per esempio tra gli insegnanti.
IL PUNTO DI FURLAN DOPO L’INCONTRO GOVERNO-SINDACATI
Dopo l’incontro avuto ieri, Governo e sindacati si ritroveranno lunedì 13 novembre per avviare un tavolo tecnico con lo scopo di individuare le categorie da esentare dall’aumento dell’età pensionabile ed eventualmente rivedere qualcosa nel meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita. Annamaria Furlan sembra essere piuttosto ottimista sul buon esito del confronto, nonostante i tempi stretti che si paventano. Ora l’importante per la Segretaria generale della Cisl è verificare che il Governo abbia realmente intenzione di andare avanti nel completamento della fase due dell’intesa firmata lo scorso anno. “Sarà un tavolo tecnico ma anche un tavolo di verifica politica e tireremo le fila anche di altri punti importanti come il tema di una pensione dignitosa per i giovani, il silenzio-assenso per la previdenza complementare e i lavori di cura”, ha aggiunto la sindacalista.
GOVERNO CONFERMA ETÀ PENSIONABILE A 67 ANNI
È durato circa due ore l’incontro a palazzo Chigi tra Governo e sindacati, nel quale è stato affrontato anche il tema dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Presenti Paolo Gentiloni, Marianna Madia, Pier Carlo Padoan, Giuliano Poletti, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Il ministro dell’Economia ha spiegato che è assolutamente confermato l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita a partire dal 2019. Solamente i lavori gravosi verranno “risparmiati”. L’esecutivo ha anche dato disponibilità ad avviare un tavolo tecnico per ampliare le categorie di questo tipo di attività. Non hanno dunque sortito effetti particolari gli appelli arrivati da alcuni parlamentari della maggioranza, anche se in Parlamento sono già pronti emendamenti alla Legge di bilancio.
RISOLUZIONE SULL’ETÀ PENSIONABILE AL CONSIGLIO REGIONALE VENETO
Al Consiglio regionale del Veneto è stata presentata una risoluzione per chiedere che l’assemblea esprima il totale dissenso “verso le imminenti novità in materia pensionistica” e che il Governo assuma ogni iniziativa per evitare l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019. L’autore dell’atto è Luciano Sandonà, consigliere del gruppo Zaia Presidente. vvox.it riporta le sue dichiarazioni in cui evidenzia gli effetti negativi dell’incremento dell’età pensionabile sull’occupazione giovanile. “Andare in pensione a 67 anni è una follia, mentre vanno adottate invece efficaci politiche per l’aumento reale dei consumi e quindi dei salari dei lavoratori, accompagnate a politiche per le famiglie in grado di consentire una ripresa delle nascite, combattendo quindi anche il precariato a cui molti giovani oggi sono costretti”, ha detto Sandonà.
LA PROTESTA A SINISTRA SULLA LEGGE DI BILANCIO
La Legge di bilancio ha iniziato il suo iter parlamentare al Senato e, nonostante quelle che potranno essere le modifiche concordate tra Governo e sindacati, non sono molte le misure di carattere previdenziale. Si è detto anche a causa delle poche risorse a disposizione. Cosa che non va giù a Giulio Marcon, che fa presente che “Mentre non ci sono i soldi per le pensioni e la sanità, vengono buttati altri soldi nella spesa per gli armamenti. Nella Legge di bilancio c’è scritto che l’Italia spenderà 800 milioni di euro in più nel 2018 per le armi”. Il Capogruppo di Sinistra Italiana-Possibile alla Camera fa notare che “11 milioni di italiani non possono permettersi di pagare i ticket della sanità pubblica e il governo spende 800 milioni in più per carri armati e mitragliatrici. Uno schiaffo agli italiani e al loro diritto alla salute. Stanziare 25 miliardi nel 2018 per le spese militari mentre diminuiscono le risorse per la sanità: è inaccettabile”.
APPELLO PER LA PROROGA DI OPZIONE DONNA
Oggi i sindacati incontrano il Governo per parlare anche di pensioni. Per questo il Movimento Opzione donna ha scritto una lettera aperta ai vertici di Cgil, Cisl e Uil per chiedere che venga mantenuta “fin da subito alta l’attenzione sulla Proroga Opzione Donna e sulla necessità del suo varo in tempi brevi”. “Abbiamo oltre 35 anni di contributi versati, lavorando ininterrottamente fuori e dentro casa. La Proroga di Opzione Donna è quello che ci serve per tentare – ora, alla soglia dei 60 anni e anche di più – di avere una vita. Moltissime donne, con la nostra stessa situazione, hanno potuto usufruire di Opzione Donna, rinunciando al 30 per cento dell’assegno pensionistico, per sempre. Dov’è la giustizia se NOI non potremo fare la stessa cosa? Dov’è uguaglianza?”, si legge nel testo della lettera, in cui ci si appella ai sindacati affinché chiedano al Governo la proroga di Opzione donna al 2018.
LA RICHIESTA FIPAC PER LA LEGGE DI BILANCIO
La Federazione italiana pensionati del commercio lancia l’allarme dopo che il Governo ha fatto intendere che nella Legge di bilancio non ci saranno interventi importanti di carattere previdenziale: c’è il rischio di andare in pensione più anziani e più poveri “per via del combinato disposto di ripartenza dell’inflazione e blocco delle rivalutazione”. Sergio Ferrari, eletto nuovo Presidente della federazione, ricorda anche che tra i commercianti vi sono diversi esodati, ovvero “centinaia, forse migliaia, di imprenditori che hanno rottamato la licenza e, per un contrasto di normative tra Inps e Camere di Commercio, si trova senza pensione e senza lavoro”. Ferrari ha spiegato che si tratta di un problema che nasce da una confusione normativa, in quanto “i tempi indicati per la richiesta di accesso al beneficio non corrispondono a quelli concessi dalle camere di commercio per la chiusura dell’attività”. Sembra quindi che per risolvere la situazione sia sufficiente una norma specifica ed è per questo che la Fipac intende fare in modo che nella Legge di bilancio ci sia un emendamento in materia.
Ferrari ha anche preso posizione sul probabile aumento dei requisiti pensionistici in virtù dell’aspettativa di vita, previsto dal 2019: “Il fatto che in Italia l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia sia già la più alta in Europa deve far riflettere quanti continuano a sostenere un ulteriore allungamento dell’età pensionabile”, ha detto. Infine, ha evidenziato i danni che la mancata rivalutazione sta causando al potere di acquisto dei pensionati, specialmente in un periodo in cui l’inflazione torna a salire.