LE PROPOSTE DI DAMIANO

Ha preso il via il confronto tra Governo e sindacati sulle pensioni. Cesare Damiano ha già fatto sapere che comunque vada il Parlamento è già pronto a intervenire sulla previdenza. “In particolare: riteniamo necessario stabilire che l’Ape sociale venga prolungata almeno fino al 2019; che venga verificata la possibilità che le nuove categorie inserite nei lavori gravosi (agricoli, siderurgici, marittimi e pescatori) possano accedere anch’esse all’Ape sociale; che i contributi figurativi riconosciuti alle lavoratrici siano di 1 anno per ogni figlio (fino a un tetto di 3); che ai giovani che avranno le pensioni liquidate con il sistema contributivo venga abbassato (da 1,5 a 1,2 volte il minimo pensionistico) il limite che consente l’accesso alla pensione”, ha detto l’ex ministro del Lavoro. Dalle prime indiscrezioni sembra comunque che il Governo abbia presentato delle novità ai sindacati.



BARBAGALLO: DOBBIAMO SMONTARE LA LEGGE FORNERO

Alla vigilia del nuovo incontro tra Governo e sindacati Carmelo Barbagallo ricorda che “noi ci siamo dati una missione: smontare pezzo per pezzo la Fornero e questa operazione richiede tempo, mentalità riformista e approccio sindacale”. Il Segretario generale della Uil sottolinea anche che sono stati ottenuti già “importanti risultati lo scorso anno nella fase uno; ne stiamo ottenendo altri con l’attuale fase due che, sino alla definitiva approvazione della legge finanziaria, per noi resta ancora aperta”. “Noi crediamo che sia ancora possibile ottenere qualcosa”, aggiunge il sindacalista, sottolineando di sperare che “il Governo dia un’ulteriore risposta, in particolare, in merito alle future pensioni dei giovani, alle disparità di genere che penalizzano le donne e alle pensioni in essere”. Non resta che vedere se il confronto produrrà i risultati sperati.



CAMUSSO NON OTTIMISTA SUL CONFRONTO CON IL GOVERNO

Non è molto ottimista Susanna Camusso in vista del confronto con il Governo in programma domani sulle pensioni. La Segretaria generale della Cgil, infatti, intervenendo a InBlu Radio ha spiegato che “ai tavoli bisogna sedersi con molta serietà, prendendoli sul serio e provando a fare sempre e comunque la propria parte che è quella di cercare di avere risposte o di migliorare alcune cose. Il nostro atteggiamento è positivo ma non sono ottimista”. “Il nostro giudizio è netto anche perché lo confrontiamo con gli impegni del governo che aveva preso con noi nel settembre 2016 e che non trovano riscontro invece nelle cose che adesso sta proponendo”, ha aggiunto la sindacalista, evidenziando che “abbiamo bisogno di cambiare un sistema che è assolutamente ingiusto: per i giovani, per le lavoratrici, per coloro che si sono visti cambiare le regole in corso d’opera”. Camusso ha anche detto che “la stessa difficoltà in cui si muove l’Ape sociale è la dimostrazione che il sistema previdenziale non si può affidare alla logica delle deroghe”.



OPZIONE DONNA E CUMULO CONTRIBUTIVO

Come noto, il cumulo contributivo gratuito è uno strumento molto utile per avvicinare il traguardo della pensione. Purtroppo, però, non è utilizzabile per accedere all’ottava salvaguardia degli esodati e a Opzione donna. A questo proposito Orietta Armiliato evidenzia, nel suo consueto punto settimanale sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, che c’è chi pensa che la proroga di Opzione donna non verrà fatta proprio per consentire “l’estensione” del cumulo contributivo alla misura stessa usando le risorse risultanti dal cosiddetto Contatore. Come fa notare la stessa Armiliato, posto che la veridicità di questa tesi sarebbe tutta da dimostrare, non ci sarebbe nulla di sbagliato nell’usare le risorse del Contatore per questo scopo. Aggiungiamo noi che in Parlamento da tempo si dice di voler sanare l’ingiustizia riguardante il cumulo contributivo. Tutto ciò, poi, non deve essere senz’altro visto come alternativa o in contrapposizione a un’eventuale proroga di Opzione donna.

ESODATI, ANCORA ESCLUSI DOPO L’OTTAVA SALVAGUARDIA

L’ottava salvaguardia degli esodati sarebbe dovuta essere l’ultima e risolutiva per quanti, a seguito della Legge Fornero, erano rimasti in un limbo, senza più lavoro e lontani dalla pensione. Purtroppo c’è ancora chi si trova in questa condizione. È il caso di Gabriella Stojan, che a Il Giorno ha raccontato la sua storia, su segnalazione di Elide Alboni, del Comitato licenziati o cessati senza tutele. La donna, che ha 60 anni, ha perso il lavoro nel 2010 per via di un incidente stradale, che l’ha tenuta lontano dal lavoro per più di sei mesi. È stata quindi licenziata e ha provato a cercare una nuova occupazione, senza però riuscirci. Purtroppo ha solo 27 anni di contributi e ha provato ad accedere all’ottava salvaguardia: la sua domanda è stata però respinta. “La gente non pensa più agli esodati, pensa che la situazione sia risolta e, con alcune salvaguardie, hanno spaccato il fronte, ma c’è sempre chi resta fuori. Abbiamo la sensazione di essere invisibili, ma eccoci qua”, ha detto la donna. Vedremo se il parlamento varerà una nuova salvaguardia, considerando anche che non tutte le risorse stanziate per l’ottava sono state usate.

DAMIANO CHIEDE UNO SFORZO AL GOVERNO

Cesare Damiano non nasconde che nel confronto di sabato tra Governo e sindacati “un altro passo avanti è stato compiuto, ma occorre uno sforzo ulteriore”. Secondo l’ex ministro del Lavoro, infatti, sono emerse “alcune positive novità, anche se non ancora risolutive”. In particolare, ritiene importante che l’esenzione dall’innalzamento dei requisiti pensionistici per le 15 categorie di lavori gravosi riguardi anche le pensioni di anzianità, “perché fin qui si è parlato quasi esclusivamente del passaggio dai 66 anni e 7 mesi ai 67, ma si è ‘dimenticato’ che aumenteranno di 5 mesi anche i contributi necessari per andare in pensione di anzianità (da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne)”.

Positiva anche l’idea di istituire un fondo in cui far confluire i risparmi di spesa per prorogare l’Ape social. “Anche questo argomento non è da sottovalutare, soprattutto se si dovesse aprire la possibilità di rendere strutturale e non più soltanto sperimentale (fino al 2018) l’anticipo pensionistico. In questo modo, i 63 anni potrebbero diventare la nuova età di riferimento (volontaria) per chi svolge i lavori gravosi e per le nuove generazioni con le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo”, ha detto Damiano. Secondo il quale l’esecutivo dovrebbe ora proporre un intervento per i giovani: “Suggeriamo di rivedere al ribasso la regola che costringerà i giovani (parliamo delle pensioni che decorreranno dopo il 2030) che sceglieranno di andare in pensione a 63 anni, ad avere un assegno previdenziale almeno 2,8 volte il minimo pensionistico. Un traguardo difficile da raggiungere per chi svolge un lavoro discontinuo: abbassiamo l’asticella”.

SALVINI IN PIAZZA CON LA CGIL?

Sembra profilarsi all’orizzonte un evento alquanto bizzarro: Lega Nord e Cgil insieme in piazza contro la riforma pensioni Fornero e contro i mancati interventi del Governo Renzi-Gentiloni. Quanto detto da Salvini in questi giorni conferma l’intento di andare subito in piazza contro “l’origine di tutti i mali” come ha più volte descritto la riforma dell’ex ministro Fornero, il leader leghista. «Proposte truffa sulle pensioni. Invece di cambiare la legge Fornero il governo Pd alza ancora l’età per andare in pensione. La Lega è pronta a scendere in piazza e se l’obiettivo comune è la giustizia sociale, nessun problema a manifestare insieme alla Cgil», ha detto Salvini dopo la frattura interna ai sindacati tra Cisl e Cgil. Leghisti e sindacati di sinistra insieme contro una riforma: chi lo avrebbe mai detto eppure, la gestione delle pensioni, sta portando nuovi scontri e nuove “alleanze” che potrebbe sconvolgere il prossimo panorama delicato del futuro governo che verrà in Primavera. (agg. di Niccolò Magnani)

BERLUSCONI, “PENSIONI MINIME A 1000 EURO DOPO LE ELEZIONI (VINTE)”

In un videomessaggio mandato a Federanziani, torna a parlare Silvio Berlusconi sul tema delle pensioni nei giorni cruciali con il governo attaccato dalla Cgil e da altre sigle per non riuscire a trovare un accordo unico sulla riforma necessaria: «E’ inaccettabile che tanti anziani non abbiano i soldi per curarsi, bisogna aumentare le pensioni minime ad almeno mille euro al mese per tredici mensilità», spiega il leader di Forza Italia che inizia il “lancio” per la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni. «Se vinciamo noi quello delle pensioni è il primo provvedimento dell’agenda di governo», spiega sempre Berlusconi rilanciando il tema degli anziani e della terza età: «Io ho promosso alcuni studi universitari al San Raffaele e secondo i ricercatori l’obiettivo a portata di mano è quello di accrescere la prospettiva di vita fino a 125 anni. Tutto questo è positivo, apre prospettive affascinanti ma anche diversi problemi perché le persone devono poter invecchiare in salute e anche in sicurezza economica. Invece nel 2016 tre milioni di anziani hanno dovuto rinunciare alle cure perché troppo costose», conclude nel messaggio il leader forzista. (agg. di Niccolò Magnani)