La partita per il rinnovo dei contratti statali vive un momento critico, come testimoniano dalla parole di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. Il punto di vista dei docenti, dopo la notizia per cui il ventilato rimborso di almeno 127 euro e i 2.654 euro netti di arretrati sono lontani dal materializzarsi, è quello di una categoria sul piede di guerra nei confronti dell’esecutivo. Queste le parole di Pacifico, riportate da orizzontescuola.it:”Un aumento di 30 centesimi al giorno non si era mai visto, né tanto meno che qualcuno si potesse vantare di tale aliquota che verrà erogata agli statali per il biennio 2016/2017. E che dire dell’aumento giornaliero di 1,40 euro previsto nel 2018? Altro che recupero dell’inflazione. Forse al Ministero della Funzione Pubblica e nelle sedi delle più importanti confederazioni sindacali si aveva davanti il prospetto dell’economia di uno dei Paesi del Terzo mondo”. Secondo Pacifico “non si recupera neanche quell’indennità di vacanza contrattuale che per legge, in assenza della firma del contratto, doveva essere pari al 50% del tasso di inflazione programmata, quando nel settore privato nello stesso periodo si è assistito ad aumenti del 20% degli stipendi”. (agg. di Dario D’Angelo)



LE MOSSE DELL’ARAN

Secondo le ultime stime, a breve l’Aran – dando seguito alle proprie direttive delle ultime settimane – potrebbe dare un’altra svolta al piano dei contratti statali e soprattutto alla completa vicenda degli aumenti di gennaio dovuti dal nodo-arretrati. L’Agenzia che rappresenta la Pa al tavolo delle trattative, dovrebbe tornare a chiedere di dividere gli aumenti tra «tabellare e fondi accessori, ma per gli arretrati l’impresa pare complicata», spiega il quotidiano economico. Resta complesso però arrivare ad una quadra certa prima delle elezioni sul nodo degli aumenti “generali” di tutti i comparti Pa e non solo dei vari arretrati, tema dibattuto negli ultimi giorni. «Prima della firma finale i contratti dovranno passare l’esame del ministero dell’Economia e della Corte dei conti. Il traguardo potrebbe essere alla portata della Pa centrale, mentre per gli altri settori servirebbe un colpo di reni difficile da prevedere», spiega ancora il Sole rispetto all’effettivo tentativo di Aran e sindacati di arrivare ad una quadra finale prima che l’enorme macchina organizzativa delle Elezioni entri in funzione rallentando e non poco una trattativa già di per sé estenuante e lunga due anni e mezzo.



UDIR, “DIRIGENTI PA RIDOTTI ALLA MISERIA”

È durissima la nota dell’Udir (Unione Dirigenti Statali) che collegata ad Anief da tempo sostiene la battaglia contro il rinnovo troppo esiguo dei contratti statali, oltre ad alcune parti decisamente più svantaggiate dalla Riforma come la Scuola e il comparto Sanità. «Dalla percentuale di aumento ipotizzato, come descritto nella relazione tecnica allegata al disegno di legge 2960, si ricavano gli aumenti mensili lordi per dipendente pubblico per gli anni 2016-2018, nel rispetto asserito dell’intesa raggiunta tra Governo e le organizzazioni sindacali del 30 novembre scorso. Per il biennio 2016/2017, netto dell’assegno di indennità di vacanza contrattuale (IVC), bloccato dal 2008 al 2018, sono previsti appena 9 euro di aumenti mensili. E solo 54 euro per il 2018. Al netto dei ricorsi e delle diffide per sbloccare l’indicizzazione dell’Indennità di vacanza contrattuale, la firma di questo contratto farebbe perdere 4.732 euro lordi a dirigente pubblico», scrive Marcello Pacifico, presidente Udir nonché di Anief. Sono “ridotti alla miseria” i dirigenti statali di Scuola, Comuni, Regioni e medici secondo il sindacato e la categoria di rappresentanza Pa, ma il Governo non riesce ancora a trovare un punto di accordo e di condivisione per provare ad uscire dall’impasse.



AUMENTO 600 EURO PER GLI ARRETRATI

Secondo quanto riportato dal Sole 24 ore nella giornata di ieri ci sarebbe in cantiere per gennaio una buona novità per i lavoratori Pa che, mentre attendono un pieno rinnovo dei contratti statali, possono quasi certamente usufruire dal primo mese del 2018 di un aumento stipendiale “una tantum” per gli arretrati passai. «L’arretrato non compensa i lunghi anni di stop alla contrattazione, perché la sentenza della Corte costituzionale che a luglio 2015 ha imposto di riattivare i rinnovi ha considerato legittimo il blocco imposto fin lì ai dipendenti pubblici», spiega il quotidiano milanese nel presentare l’anticipazione dalla Manovra 2018 proprio sull’aumento degli stipendi Pa per i vari arretrati rimasti. Va detto però come nello stesso momento resta aperto ancora il tavolo del rinnovo “generale” di tutti i comparti: dal 2016 si sono accumulati i fondi per le nuove intese tra sindacati e Governo in attesa della ultimata riforma Pd; per spiegare i 600 euro che arriveranno, cifra più cifra meno, da gennaio per i vari arretrati, il Sole 24 ore ne presenta il meccanismo usato. «La prima manovra varata dal governo Renzi dopo la sentenza costituzionale ha voluto dare poco più che un segnale, mettendo sul piatto 300 milioni di euro che nella pubblica amministrazione centrale si traducono in circa 9 euro lordi al mese. Per calcolare l’una tantum i 9 euro vanno moltiplicati per le 13 mensilità del 2016 e per le altrettante di quest’anno, quando però si sono aggiunti i 900 milioni di euro messi a disposizione della scorsa legge di bilancio. Per ogni mensilità di quest’anno, quindi gli 8,9 euro targati 2016 si accompagnano ai 26,8 finanziati con i nuovi fondi per un totale che si ferma poco sotto i 36 euro». In tutto dovrebbero arrivare a 581: in attesa dell’aumento fisso, è già una buona notizia…

CONTRATTI STATALI, LA PROTESTA DEI SINDACATI

Mentre si sblocca la situazione dei precari “storici”, continuano le proteste dei sindacati sul fronte del rinnovo “generale” per i contratti di tutta la Pubblica Amministrazione. Soprattutto stupisce che ancora non vi siano sostanziali aggiornamenti e novità sul fronte trattative mentre la Manovra sta viaggiando in Parlamento: in attesa di nuove parole del Ministro e o di prossime convocazioni del comparto centrale della Pa, Francesco Sinopoli della Fic-Cgil ha fatto notare che «il dilatarsi dei tempi di confronto temo che finisca per creare preoccupazione e vada a seminare dubbi sulla reale volontà del governo di fare il contratto». In questi giorni ha parlato anche Lena Gissi della Cisl Scuola che prova una “apertura” speranzosa verso il prossimo rinnovo: «mi auguro che la politica rifletta bene sulla necessità di risorse aggiuntive e di ribadire la centralità della contrattazione per il buon funzionamento del sistema».