LA BOCCIATURA DELLA CGIL

Michele Pagliaro boccia le proposte del Governo in tema di pensioni bollandole come spot. Il Segretario generale della Cgil Sicilia ha infatti ricordato che i lavoratori che potranno essere esentati dall’aumento dei requisiti pensionistici saranno solo il 2% dei futuri pensionati, “perché ci sono delle griglie che richiedono 30 anni di anzianità e che il lavoro gravoso sia stato svolto per almeno 7 anni sugli ultimi dieci”. Parlando all’Adnkronos, il sindacalista ha anche evidenziato come siano stati ridotti gli sconti contributivi che erano stati chiesti per le donne, mentre non si è fatto praticamente nulla per il futuro previdenziale dei giovani. “Ogni anno la riforma Fornero fa risparmiare qualcosa come 8 miliardi. Ecco forse di questi 8 miliardi almeno 2 li potremmo spendere per creare occupazione giovanile”, ha aggiunto.



DAMIANO: SALVAGUARDATI 250.000 LAVORATORI

Dall’Ocse è arrivato un altro richiamo all’Italia a non toccare il sistema pensionistico. Che non è piaciuto a Cesare Damiano, secondo cui “tutti dimenticano volutamente il pesante salasso subito dalle pensioni in questi anni e trascurano il fatto che, attraverso le varie riforme, dal 2004 al 2050 verrà risparmiata una cifra iperbolica, pari a 900 miliardi di euro, che verrà sottratta alle pensioni al fine di tenere in equilibrio i conti pubblici”. L’ex ministro del Lavoro ha quindi voluto ricordare come “per fortuna” il Parlamento sia riuscito a correggere “alcune delle storture della Legge Monti con 8 salvaguardie degli esodati, l’estensione di opzione donna, l’introduzione della flessibilità attraverso l’Ape sociale, il ripristino del cumulo gratuito dei contributi, l’aumento della 14°mensilità per i pensionati più poveri e la diversificazione dell’innalzamento dell’età pensionabile in relazione alle attività usuranti e gravose. Possiamo dire che fin qui, nel complesso, abbiamo salvaguardato circa 250.000 lavoratori”.



UN ANNO DI ATTIVITÀ DEL CODS

Proprio oggi il Comitato Opzione donna social compie un anno e Orietta Armiliato ha voluto ricordare, con un lungo post sulla pagina Facebook del comitato stesso, le ragioni che l’hanno spinta a portare avanti una battaglia iniziata tempo prima con il Comitato Opzione donna. “Ho capito che la meta poteva essere una sola e che doveva passare obbligatoriamente per la via del ‘riconoscimento e della valorizzazione del lavoro di cura’ per poter superare le disparità di genere che penalizzano nel nostro Paese, da sempre, la condizione delle donne”, scrive a tal proposito Armiliato. Sebbene non siano stati raggiunti grandi risultati in quest’anno di attività, “mai come in questi mesi si è parlato di questo tema che, a dimostrazione del reale interesse che ha acquisito era ed è tutt’ora incluso in uno specifico capitolo del verbale siglato fra Governo e Sindacati che avrebbe dovuto portare ad un risultato tangibile con la Legge di Bilancio”, aggiunge Armiliato, evidenziando che “l’uscio, in ogni caso, si è dischiuso e la rotta, sebbene impegnativa e impervia in qualche modo è stata tracciata e qualcosina la nuova Legge di bilancio parrebbe aver recepito e da lì, con determinazione correttezza e coerenza, si può solo andare avanti”.



LE PROVINCE CON GLI ASSEGNI PIÙ RICCHI

Il Sole 24 Ore ricorda quali sono le province in cui i pensionati “stanno meglio”, quanto meno per quel che riguarda l’importo dei loro assegni. Nella provincia di Milano, che ha il primato in questa  classifica, l’importo medio mensile supera i 1.160 euro, contro i circa 490 della provincia di Catanzaro, ultima della graduatoria. Sopra i 1.000 euro troviamo anche le province di Monza e Brianza (1.064,3 euro), Torino (1.059,4), Lecco (1.022,7), Lodi (1.012,5) e Novara (1.010). Poco sopra Catanzaro troviamo invece Benevento (570,6 euro), Enna (570,5), Campobasso (569) e Agrigento (561,5). Sono comunque ben 104 le province che si fermano sotto la soglia dei mille euro. Al Sud, il primo posto è occupato dalla provincia di Taranto, con un assegno mensile medio di 826,3 euro. La differenza quindi tra le varie zone territoriali è quindi piuttosto ampia, come pure per quel che riguarda il costo della vita che i pensionati devono sostenere.

ELSA FORNERO GUARDA IL FILM “L’ESODO”

Il film “L’esodo” di Ciro Formisano sta riscuotendo un certo successo nonostante sia trascorso diverso tempo dalla sua realizzazione. Pochi giorni fa la pellicola ha vinto il Foggia Film Festival e continua a essere proiettato in diverse città. Proprio ieri si è tenuta una proiezione a Torino cui ha partecipato Elsa Fornero. Un fatto di per sé piuttosto curioso, dato che il film si ispira alla storia vera di Francesca, una donna costretta a chiedere l’elemosina dopo la riforma delle pensioni del 2011 che l’ha fatta diventare un’esodata. Repubblica scrive che l’ex ministra del Lavoro ha spiegato che la riforma si è resa necessaria per non fare la fine della Grecia, mentre Ciro Formisano, sul suo profilo Facebook, ha scritto: “La Fornero ha detto che ho fatto un film gratta e vinci.. di quelli con cui vinci facile”. C’è da dire che ce n’è voluto di tempo per far avere dei riconoscimenti alla pellicola e anche per cercare di risolvere il problema degli esodati. Anche se ci sono ancora alcuni di loro che sono rimasti esclusi anche dall’ottava salvaguardia varata lo scorso anno.

CIDA CONTRO I DATI DEL CORRIERE

Il Corriere della Sera ha riportato lunedì i dati di un rapporto della Commissione europea relativi alla previdenza italiana in cui la Cida non si riconosce. “La spesa pensionistica si sta stabilizzando, come dimostrano i dati in nostro possesso. E a noi questi titoloni ci sembrano un modo per destabilizzare, per creare allarmi ingiustificati”, ha detto Giorgio Ambrogioni, che ha annunciato che in occasione degli “Stati generali della silver economy”, che si terranno a Milano a metà febbraio, “spiegheremo lo stato reale della situazione della previdenza e quale e’ stato in questi anni il contributo dei seniores italiani all’economia e al welfare italiano”. Il Presidente della Cida, secondo quanto riportato da Adnnkronos, ha poi aggiunto: “Noi siamo apartitici, ma non vogliamo che i pensionati siano ancora considerati dei bancomat della politica come è successo in questi anni”.

Il rapporto sull’invecchiamento della Commissione europea citato nell’articolo del Corriere evidenziava che in Italia la spesa per le pensioni pubbliche supera i contributi versati di 88 miliardi di euro. Secondo Alberto Brambilla, presidente del Centro studi itinerari previdenziali ed esperto di riferimento della Cida, “il dato degli 88 miliardi di disavanzo previdenziale non esiste, e lo possiamo dimostrare con i dati del nostro Rapporto di Itinerari previdenziali”, “far uscire questi dati vuol dire farsi male da soli, fa male al Paese. Da quanto risulta dai nostri dati nel 2016 il disavanzo tra contributi e previdenza è di -21 miliardi, all’interno dei quali sono ben 19 i miliardi spesi in assistenza, di cui 10 miliardi per l’integrazione al salario minimo e 9 miliardi di maggiorazione per dipendenti pubblici”.

DAMIANO E I NUMERI SULLA PREVIDENZA ITALIANA

L’articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera, riportante i dati del rapporto sull’invecchiamento della Commissione europea, non è piaciuto a Cesare Damiano, secondo cui contestare il fatto che il sistema pensionistico italiano sia in equilibrio potrebbe aprire “un varco pericoloso per un nuovo e non auspicabile intervento sulle pensioni”. L’ex ministro del Lavoro ha quindi citato i dati del Governo e di Itinerari previdenziali che giungono a conclusioni opposte rispetto a quelli della Commissione Ue. “Qual è la verità? Saldo positivo di 3,7 miliardi o saldo negativo di 88 miliardi?”, si chiede quindi Damiano, secondo cui “il problema è che il dominio della tecnocrazia sui dati pretende anche che siano ritenuti veritieri e neutrali, mentre con i numeri si fanno scelte politiche a prescindere dalla politica. Forse è ora di dire basta”.

SINDACATI DIVISI ANCHE NEL MARMO

Fillea Cgil e Feneal Uil di Massa Carrara e Lucca hanno proclamato per oggi uno sciopero di otto ore nel settore del marmo “dopo aver ben valutato le proposte del governo sulle pensioni”. Una valutazione diversa da quella della Filca-Cisl. Salvatore Federico e Simona Riccio, rispettivamente segretario nazionale e segretario generale della Toscana, rilevano infatti che negli ultimi anni “sono stati ottenuti risultati importanti per i lavori cosiddetti usuranti, categoria nella quale sono inclusi anche i cavatori”. “Il recente accordo sulle pensioni ha inoltre escluso i lavori usuranti dall’aumento dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita”. Per Fillea e Feneal, “vendere come una concessione il fatto di non aumentare l’età della pensione di vecchiaia è una aberrazione”, perché “chi fa lavori manuali faticosi ripetitivi deve avere un normativa particolare e il diritto di andare in pensione prima di altri mestieri non usuranti”.