COTTARELLI: SISTEMA PENSIONISTICO NON SI PUÒ MODIFICARE

Carlo Cottarelli non ha dubbi: non si può modificare il sistema pensionistico, perché “sarebbe un grosso problema per i conti pubblici se si cominciasse già a disfare quello che è stato approvato alcuni anni fa con la riforma delle pensioni”. Per l’ex commissario alla spending review, non c’è “spazio per cambiare il meccanismo di indicizzazione dell’età pensionabile alle aspettative di vita”. Intervenendo alla presentazione del nuovo Osservatorio sui Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, Cottarelli ha spiegato che l’età pensionabile non aumenta “perché i Governi sono cattivi”, ma per via di due fatti: “Si vive più a lungo e rispetto a venti, trenta anni fa; ci sono meno giovani e il tasso di fertilità in Italia è caduto a 1,3%”. Dunque, secondo quanto riporta Adnkronos, l’economista ha evidenziato che evitare l’incremento dell’età pensionabile vorrebbe dire far sostenere ai giovani il mantenimento di un numero più elevato di pensionati. 



RE DAVID: INDUSTRIA ESCLUSA DA LAVORI GRAVOSI

Il Governo ha fatto capire che non intende evitare l’aumento dell’età pensionabile dovuto all’incremento dell’aspettativa di vita. Tuttavia è pronto a fare delle eccezioni per quei lavori più gravosi, alcuni dei quali già individuati tra i beneficiari dell’Ape social. “Il lavoro nelle catene di montaggio è gravoso, e non è pensabile che si possa svolgere per più di 40 anni”, avverte però Francesca Re David, la quale ricorda che “tutta l’industria è esclusa per ragioni di cassa che non tengono in considerazione le vere aspettative di vita”. In effetti, nell’elenco delle undici categorie di lavori gravosi non si vedono attività che hanno a che fare con le attività nell’industria. Per la Segretaria generale della Fiom è dunque “necessario cambiare i meccanismi di aumento automatico dell’età pensionabile e differenziare i lavori”. La sindacalista ha inoltre ricordato che “l’aumento dell’età pensionabile si pone chiaramente in contrapposizione rispetto all’occupazione giovanile”.



AL VIA TAVOLO TECNICO TRA GOVERNO E SINDACATI

Governo e sindacati si sono incontrati a palazzo Chigi. Un incontro cui hanno preso parte Paolo Gentiloni, Marianna Madia, Pier Carlo Padoan, Giuliano Poletti, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Al termine il ministro dell’Economia ha spiegato che sulla questione dell’età pensionabile resta confermato il principio dell’adeguamento all’aspettativa di vita. Tuttavia si è deciso che il 13 novembre verrà avviato un tavolo tecnico, sempre tra sindacati e governo, con l’obiettivo di valutare “la possibilità di modificare e migliorare i meccanismi che attualmente determinano la cadenza di adeguamento dell’età pensionabile, sotto il vincolo che eventuali modifiche non intacchino la sostenibilità del sistema previdenziale, che è un pilastro fondamentale della sostenibilità finanziaria del Paese”, ha detto Padoan. Inoltre, potrà essere valutata l’estensione delle categorie di lavori gravosi, in un’ottica di lasciare invariata l’età pensionabile per chi svolge tali attività.



L’obiettivo dell’esecutivo appare chiaro: mantenere il punto su una questione ritenuta importante per far sì che non venga intaccata la fiducia che l’Italia sta riguadagnando a livello internazionale. I sindacati sono “soddisfatti a metà”. Susanna Camusso, secondo quanto riporta il sito di Rassegna Sindacale, ha detto che il 13 novembre vorrà verificare “se davvero c’è la disponibilità a cambiare i meccanismi dell’età pensionabile e a differenziare i lavori, oppure se non c’è”. Inoltre, ha aggiunto che c’è “un tempo ragionevolmente stretto, altrimenti bisognerà scegliere altre strade”.

SACCONI: RIVEDERE SISTEMA DI FLESSIBILITÀ

Maurizio Sacconi, come noto, ha firmato con Cesare Damiano un appello per chiedere il blocco dell’età pensionabile, che dovrebbe salire a 67 anni in virtù dell’aspettativa di vita. Ora che si discute di un rinvio di sei mesi della decisione in merito, l’ex ministro del Lavoro segnala che questo periodo dovrebbe “essere funzionale a un riordino ragionato, coerente e motivato delle flessibilità di uscita rispetto a un’età di pensione che opportunamente deve rimanere agganciata alla aspettativa di vita per stabilizzare il sistema”. Il Presidente della commissione Lavoro del Senato, in un post su www.amicidimarcobiagi.com, ha anche evidenziato che le deroghe alla riforma Fornero hanno richiesto circa 20 miliardi di euro, arrivando a creare la categoria dei lavori gravosi, senza la necessaria base scientifica che hanno i lavori usuranti, ma dimenticando al contempo di riconoscere, per esempio, i periodi di maternità delle donne ai fini previdenziali. Per questo, quindi, dal suo punto di vista occorre un riordino della flessibilità in uscita.

MARTINA: NON TUTTI I LAVORI SONO UGUALI

Maurizio Martina torna a ribadire il suo parere positivo su un rinvio dell’aumento dell’età pensionabile, di modo che si possa costruire una gradualità, “nel senso che non tutti i lavori sono uguali, non tutti i lavori danno la stessa aspettativa di vita”. Intervenendo su Rtl 102.5, il ministro delle Politiche agricole ha spiegato che “non tutti i lavori sono uguali e quindi penso sia giusto costruire una flessibilità che tenga conto in particolare della diversità, della gravità e della delicatezza di alcuni lavori. Penso che su questo facciamo bene a prenderci un impegno di grande serietà e vedremo come lavorarci al meglio, in particolare in Parlamento”. Una dichiarazione che, fatta da un membro dell’esecutivo alla vigilia dell’incontro tra Governo e sindacati, sembra essere più di un auspicio. Staremo a vedere.