GIORGIA MELONI SULLA LEGGE FORNERO
Giorgia Meloni è stata ospite della puntata de L’aria che tira in onda ieri su La7 e ha parlato anche di pensioni, nello specifico della possibilità di cancellare la Legge Fornero. La leader di Fratelli d’Italia ha voluto ricordare che la riforma del 2011 “ha anticipato per una serie di persone il sistema pensionistico che vige per le altre”. Quindi, dal suo punto di vista abolire la Legge Fornero “perché il sistema è ancora discriminatorio” sarebbe giusto, non invece se l’obiettivo è far andare in pensione gli italiani a 60 anni, a spese dei giovani che così dovranno andarci a 80. “La Legge Fornero è una legge fatta male, che ha molti limiti, ma davvero qualcuno pensa di poterla abolire per mandare la gente in pensione a 60 anni?”, ha affermato Meloni, che ha anche evidenziato che lo stesso Matteo Salvini, che era partito con l’idea di cancellare la Legge Fornero, oggi parla di modificarla, che è cosa ben diversa.
CONVERGENZE CGIL CON GRUPPI PARLAMENTARI
La Cgil sta portando avanti il suo confronto con i gruppi parlamentari riguarda le Legge di bilancio e, in particolare, le proposte del Governo in tema di pensioni. Roberto Ghiselli ha fatto sapere di aver “registrato attenzione da parte di tutti i gruppi parlamentari nei confronti delle proposte e delle valutazioni espresse dalla nostra organizzazione. Attenzione che ora deve essere trasformata in atti parlamentari concreti per migliorare i contenuti dell’emendamento presentato dal governo, superando i suoi limiti evidenti”. Il Segretario confederale della Cgil ha evidenziato anche convergenze significative “da parte di alcuni gruppi sull’insieme delle proposte, da altri su punti specifici”. Secondo quanto riporta il sito di Rassegna Sindacale, Ghiselli ha anche ricordato che la mobilitazione di domani servirà a “evidenziare i problemi aperti, sollecitare delle reali e tangibili risposte in legge di bilancio e rilanciare la vertenza pensioni, anche per la nuova fase che si aprirà con la prossima legislatura”.
PETIZIONE PER GLI ESODATI ESCLUSI DALLE SALVAGUARDIE
Come noto, martedì Elsa Fornero ha partecipato alla proiezione del film “L’esodo” che si è svolta a Torino. Il regista Ciro Formisano ha deciso di dar vita a una petizione online per chiedere che nella Legge di bilancio ci sia un intervento a favore di coloro che sono rimasti esclusi anche dall’ottava salvaguardia. Nel testo della petizione, Formisano ricorda infatti che la Fornero aveva detto “che non sono imputabili alla sua persona quegli Esodati non ancora salvaguardati, che si sono ritrovati in quella condizione successivamente l’uscita in carica del Governo Monti di cui faceva parte. Dunque “chiediamo quindi a gran voce, negli ultimissimi giorni di completamento della legge di stabilità, a coloro che la stanno costruendo pensando al benessere del paese, al Parlamento Italiano di Salvaguardare con la massima priorità i restanti 6000 Esodati esclusi dalle precedenti salvaguardie!”.
CUMULO GRATUITO, UN ODG PER ESODATI E OPZIONE DONNA
Davide Baruffi, insieme ai colleghi Pd in commissione Lavoro della Camera, ha presentato un ordine del giorno al decreto fiscale per chiedere al governo di impegnarsi “a valutare l’opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di estendere l’istituto del cumulo gratuito dei contributi anche ai lavoratori e alle lavoratrici che potrebbero così maturare i requisiti previsti per accedere alle salvaguardie o a Opzione donna”. Come scrive lo stesso parlamentare sulla sua pagina Facebook, il Governo ha accolto l’odg “come raccomandazione e si è impegnato ad approfondire la vicenda in legge di bilancio nei prossimi giorni. Nessuna esultanza, lo ha fatto per tutti gli odg e non sarà facile. Però presenteremo un emendamento specifico su questo per provare a riportare a giustizia questo nodo irrisolto”. Dal suo punto di vista “il cumulo gratuito introdotto un anno fa deve valere per tutti, in particolare per chi è più in difficoltà. Preferirei che fosse il Parlamento a dirlo anziché un giudice con una sentenza”.
OPZIONE DONNA, ODG DI RIZZETTO PER LA PROROGA
Walter Rizzetto, insieme ad alcuni colleghi deputati di Fratelli d’Italia, ha presentato un ordine del giorno al decreto fiscale per chiedere al Governo di impegnarsi “ad adottare le opportune iniziative affinché venga prevista la proroga fino al 31 dicembre 2018 del regime Opzione donna”. Il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, sulla sua pagina Facebook, ieri ha scritto: “Opzione Donna, primo tentativo. Domani voteremo il Decreto Fiscale. Nessuna possibilità di emendarlo ma continuo la mia battaglia sul tema in titolo con un “ordine del giorno” che prevede la proroga di questo intelligente e virtuoso protocollo. Vedremo domani che cosa pensano di votare, consapevoli del fatto che una votazione a favore aprirebbe un minimo di possibilità in legge di stabilità. Andiamo avanti”.
LA CORSA ELETTORALE E LE PENSIONI
Le dichiarazioni rilasciate da Matteo Salvini, che si è detto pronto anche a scendere in piazza con la Cgil per cancellare la Legge Fornero, sono il punto iniziale di un articolo di Lina Palmerini, sulle pagine del Sole 24 Ore, nel quale si nota come nella campagna elettorale sia partita “la grande gara ad accreditarsi presso un mondo che non è solo il più corposo in termini di numeri, ma quello che che più attivamente segue la politica, va a votare e controlla l’aderenza dei programmi con i propri interessi”. L’autrice ricorda in tal senso anche le uscite di Matteo Renzi (che ha lanciato l’idea di sgravi fiscali per le badanti) e Silvio Berlusconi (che ha riproposto di portare le minime a mille euro). “Naturalmente nessun partito fa i conti con gli oltre 80 miliardi di risorse necessarie ad alimentare il nostro sistema previdenziale, al di là dei contributi versati”, aggiunge Palmerini, secondo cui “nel grande dibattito sulle fake news dovrebbero entrare pure gli annunci sulle pensioni, che spesso sono un ‘falso’: basta dire quanto costano e ricordare il debito”.
LE PREOCCUPAZIONI SUI CONTI INPS
In un articolo su Libero si ricorda come la spesa assistenziale pesi sul bilancio dell’Inps in maniera non indifferente. Si citano i dati del Quarto rapporto di Itinerari previdenziali, secondo cui nel 2015 la spesa pensionistica è arrivata a 217,8 miliardi di euro, mentre quella assistenziale è stata pari a 103,6 miliardi. La prima è però finanziata da 172,2 miliardi di contributi, mentre la seconda è completamente a carico della fiscalità generale. Se ora arriverà il Reddito d’inclusione, si fa notare sul quotidiano milanese, la spesa assistenziale non potrà che aumentare. Se poi la spesa previdenziale dovesse aumentare a seguito delle richieste della Cgil, in piazza sabato, l’Inps rischia di trovarsi con conti poco invidiabili. Non caso il titolo dell’articolo di Antonio Castro è “Inps verso il caos, con il reddito d’inclusione può sprofondare”.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA CGIL
La Cgil scenderà in piazza sabato per protestare contro le proposte che il Governo ha presentato in tema di pensioni. Franco Martini manifesterà a Cagliari e a Radio Articolo 1 ha voluto spiegare le ragioni della mobilitazione. “I conti non tornano, perché c’è un’impostazione della questione previdenziale che non è quella che noi avevamo dato con la piattaforma unitaria e con l’impegno che lo stesso governo aveva preso con il protocollo del settembre 2016 sulla fase 2”, ha detto il Segretario confederale della Cgil, aggiungendo che sabato verrà lanciato un chiaro messaggio: “Il governo affronta il tema della previdenza in funzione delle risorse disponibili, mentre noi vogliamo rovesciare il concetto, per costruire il sistema previdenziale di cui ha bisogno il Paese”. In questo senso il sindacalista ha spiegato che il giusto sistema deve garantire una pensione ai giovani, ma anche “riconoscere la condizione particolare delle donne, e quindi il lavoro di cura del quale si fanno carico”.
Ovviamente deve esserci anche il riconoscimento della diversità dei vari lavori, che non possono essere considerati, per quel che concerne i requisiti pensionistici, tutti uguali. Il tutto senza poi dimenticare chi ha già una pensione e deve poter vedersi garantito il proprio potere d’acquisto. “La Cgil non è così massimalista da ritenere che si sarebbe potuto disegnare questo cambiamento in una unica manovra finanziaria, ma avremmo comunque avuto bisogno di una direzione di marcia. E a noi pare che questa direzione non sia stata imboccata”, ha aggiunto Martini.
APE SOCIAL, NESSUNO L’AVRÀ ENTRO FINE ANNO
Giovedì si chiude la seconda finestra per presentare la domanda di accesso all’Ape social. Secondo quanto scrive Repubblica, tuttavia, chi già si è visto accettare la domanda con la prima finestra utile non vedrà l’effettiva erogazione della prestazione prima della fine dell’anno. Nell’articolo di Valentina Conte si legge poi che c’è una situazione un po’ caotica per quanto riguarda i lavori gravosi, anche per via di una condivisione delle informazioni tra Inail e Inps non proprio scorrevole. In alcuni casi, poi, ci sono dei dettagli che impediscono ai lavoratori di vedersi riconosciuto il diritto all’accesso all’Ape social: per esempio, pur lavorando come autisti di mezzi pesanti hanno un contratto con la qualifica di autista privato. Oppure ci sono aziende che hanno versato contributi Inail in misura inferiore a quella indicata nel decreto attuativo dell’Ape social.