Il testo della Legge di bilancio è uscito formalmente dalle stanze del Consiglio dei ministri ed è stato inoltrato in Senato. Non sarà ancora il testo definitivo, ossia quello che recepirà emendamenti fra Camera e Senato, ma è intanto un testo compiuto. Ciò ci permette di dare uno sguardo alle misure riguardanti il mercato del lavoro con qualche certezza in più di quelle ricavabili dalle prime dichiarazioni. Come si sa, molto della manovra vuole essere a favore dell’inserimento stabile di giovani nel mercato del lavoro. Lo sgravio previsto prevede uno sconto del 50% sui contributi previdenziali, per tre anni, per l’assunzione di giovani (fino a 35 anni nel 2018 e poi fino a 30 anni) che non hanno mai avuto un contratto a tempo indeterminato. Lo sconto sarà del 100% per il primo anno per le imprese del sud e scenderà poi al 50%. Tale misura di taglio sui costi previdenziali triennali a favore dei giovani neoassunti sarà permanente ed è previsto poi un graduale calo dei costi previdenziali anche per tutti i lavoratori dipendenti. Lo sconto contributivo rimarrà invece del 100% per gli assunti in apprendistato.



Si può dire che quest’ultima annotazione fa sì che le misure prese possano, dopo le verifiche da farsi nella realtà, essere considerate provvedimenti di tipo strutturale. Si è puntato a favorire attraverso una misura economica l’ingresso nel mercato del lavoro della fascia più svantaggiata. Ancora oggi il tasso di disoccupazione giovanile ha un livello molto più elevato di quello delle altre classi di età. È evidente che si vuole così portare le imprese, che sono tornate ad assumere per la ripresa di ordini in corso e non certo solo per le misure di politica del lavoro, a favorire assunzioni di giovani rispetto ad altri target di lavoratori. L’effetto triennale, e poi un riequilibrio dei costi del lavoro in generale, si pensa possa riequilibrare una delle storture storiche del mercato del lavoro italiano.



L’attenzione posta all’apprendistato conferma inoltre che la sperimentazione fatta con il sistema duale, scuola-lavoro, non resterà una primavera sperimentale, ma c’è l’intenzione di farla diventare un canale stabile per aumentare i percorsi di ingresso dei giovani al lavoro. L’esperienza fatta in questi ultimi due anni ha dato risultati eccellenti. L’apprendistato di primo livello è tornato a essere uno strumento utile per la qualificazione del lavoro giovanile. L’uso poi dei percorsi professionalizzanti ha permesso di formare e inserire al lavoro giovani che hanno accettato percorsi di formazione per professioni che erano particolarmente richieste dalle imprese ma con poca disponibilità di offerta nel mercato del lavoro.



Si è così risposto alla richiesta di una maggiore corrispondenza e flessibilità fra esigenze professionali maturate nel corso delle trasformazioni produttive di questi anni e inserimenti al lavoro di nuove leve professionali. Tale sfida sarà ancora più accentuata con i programmi di Industria 4.0 e pertanto aver difeso e potenziato la scelta a favore del sistema duale va visto come una riforma profonda del sistema professionale e dei percorsi scuola-lavoro. 

Sul versante delle opportunità generazionali si è mantenuta in vita la possibilità di anticipo pensionistico previsto con l’Ape. Sia nella versione volontaria che nella versione sociale, il prestito per l’anticipo pensionistico a 63 anni è stato esteso a tutto il 2019. Ne è stata estesa la platea degli aventi diritto con il coinvolgimento anche dei lavoratori temporanei, prima esclusi dall’Ape sociale.

Un altro aspetto legato al mercato del lavoro riguarda le decisioni prese relativamente alla cassa integrazione. Coerentemente con l’avvio dei servizi al lavoro si propone di intervenire a favore di percorsi di ricollocazione lavorativa per lavoratori posti in cassa integrazione anche durante il periodo di Cig. Il lavoratore sospeso potrà utilizzare da subito l’assegno di ricollocazione al fine di trovare un nuovo posto di lavoro. Per questo potrà avvalersi dei servizi degli operatori accreditati, pubblici e privati. In caso di successo l’operatore riceverà un bonus di 5.000 euro e il lavoratore incasserà il 50% della Cig a cui avrebbe avuto ancora diritto. Anche l’impresa che procede all’assunzione godrà di uno sconto contributivo fra il 50% e il 100% a seconda della durata del contratto.

Anche questa misura tende a rafforzare le scelte operate in questi anni per trasformare le tutele del lavoro da passive ad attive. È interesse di tutti che siano favoriti strumenti di passaggio da lavoro a lavoro e non l’impiego di risorse che, nel sostenere il reddito del lavoratore, favoriranno il formarsi di esclusi dal mercato. L’impegno adesso è che i servizi dell’Agenzia nazionale del lavoro diventino una realtà virtuosa, in grado realmente di prendere in carico tutti coloro che cercano una nuova occupazione, siano essi disoccupati o lavoratori di aziende in crisi.

L’insieme delle politiche di proattivazione, metodo scelto per ridisegnare parte dei servizi di workfare e di inclusione, trovano ulteriore conferma nell’aumento degli stanziamenti previsti per il reddito di inclusione. Anche questa misura era stata avviata, con un po’ di timidezza, per affrontare le politiche di inclusione contro le povertà. Il reddito viene assegnato a nuclei famigliari problematici con un programma di attività che puntano a restituire autonomia economica attraverso percorsi di lavoro, formazione ed assistenza. Le decisioni adottate prevedono sia un aumento dell’assegno mensile che un ampliamento della platea di beneficiari. È un ulteriore sforzo per ridisegnare le politiche sociali nel loro complesso attraverso l’offerta di nuova opportunità per una vita più dignitosa per tutti. Il lavoro resta centrale in questo nuovo disegno dei servizi di workfare. Un lavoro che deve trovare poi il riconoscimento pieno nelle tutele della dignità di un lavoro che renda realmente autonomi i nuclei famigliari.