L’ALLARGAMENTO DEGLI “ESONERATI”

Si continua a lavorare per capire quali potranno essere le platee, oltre ai lavori gravosi previsti nell’Ape social, che potranno essere esentate dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni. Il Sole 24 Ore spiega che l’allargamento potrebbe riguardare i lavoratori agricoli, i marittimi e i siderurgici e non si esclude nemmeno di far rientrare quei disoccupati che già possono accedere all’Anticipo pensionistico agevolato. Tutto dipenderà però da quante risorse si deciderà di stanziare. In ogni caso l’ampliamento dei lavori gravosi sembra essere stata confermata anche da Enrico Morando, che ha spiegato che tuttavia “è impossibile adesso dire di quanto. Vedremo se arriveremo a un accordo con i sindacati o rimarranno posizioni distinte, a quel punto si potrà trasferire l’accordo o il Governo prenderà un’iniziativa autonoma nella Legge di Bilancio, più che nel decreto fiscale”.



IL CHIARIMENTO SU OPZIONE DONNA

Non è breve il consueto punto settimanale di Orietta Armiliato sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social. A causa soprattutto dell’incontro che c’è stato giovedì tra Governo e sindacati, molto atteso visto che la previdenza era un tema centrale. Armiliato, dopo che è stato fatto capire che l’aumento dell’età pensionabile non ci sarà per le attività più gravose, ha notato molti commenti sulla pagina del Cods nei quali si faceva notare “quanto sia gravoso il ‘nostro specifico mestiere’”. “È chiaro che la lista dei lavori che non creano stress è praticamente inesistente: tutti i mestieri usurano anche solo per il fatto di essere obbligati, giornalieri, sottoposti ad orari, gerarchie e ripetitivi, altrimenti, sarebbero diversivi o hobbies.…”, scrive Armiliato. Che fornisce poi un chiarimento circa la mancanza di dati sul contatore Opzione donna, nonostante la scadenza per la presentazione alle camere sia passata da un pezzo: “Rumors di palazzo dicono che questo strumento che avrebbe potuto (forse…) estenderne l’esercizio a qualche centinaia di donne, non sarà reso noto prima della chiusura della LdB, escludendo chiaramente ed ancora una volta, la possibile Proroga dell’istituto, sia essa al 2018 o prima o oltre questa data”.



LA DELUSIONE DEI LAVORATORI PRECOCI

Tra i lavoratori precoci non si nasconde certo la delusione per quello che è stato l’esito del confronto tra Governo e sindacati che si è tenuto giovedì. Non solo, infatti, per loro non ci sarà la Quota 41 che da tanto tempo stanno chiedendo, ma sembra inevitabile l’aumento dei requisiti pensionistici per via dell’incremento dell’aspettativa di vita. Tutto questo vuol dire che chi ha cominciato a lavorare presto, magari 40 anni fa, ma non ha raggiunto i requisiti per accedere alla pensione, a partire dal 1° gennaio del 2019 vedrà allungarsi i tempi di attesa di altri 5 mesi. Una vera e propria “beffa” per chi sta lavorando da così da tanti anni. Riuscire a bloccare il meccanismo dell’aspettativa di vita avrebbe permesso loro quanto meno di non dover subire questo incremento davvero penalizzante. Come è stato fatto notare anche da Giuliano Cazzola, si potrebbe almeno evitare di aumentare il requisito previsto per la pensione anticipata.



I DANNI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Giuseppe Turani è intervenuto sul dibattito in corso sull’aumento dell’età pensionabile. In un articolo pubblicato su Uomini & Business, il giornalista non nasconde che le pensioni siano ormai uno dei temi principali della campagna elettorale, in particolare per quel che riguarda appunto l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. “Gli automatismi previsti dalla legge Fornero hanno contribuito a suo tempo a farci uscire da una gravissima crisi finanziaria (spread a 600, ricordate?) e ancora oggi sono uno degli elementi-base della fiducia che i mercati ci attribuiscono. Cancellarli significherebbe gettare le premesse di una nuova crisi dalle dimensioni oggi non valutabili e che andrebbe poi “risanata” con misure anche più pesanti. Ma sotto elezioni non ci sono regole. Ci sono solo, appunto, le elezioni”, scrive Turani.

GHISELLI (CGIL): “NELLA LEGGE BILANCIO NESSUNA RISPOSTA SU FASE 2”

Il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli in queste ore ha rilasciato un’intervista in cui ha voluto sottolineare come il Governo non abbia fornito alcuna risposta nella legge di bilancio al riguardo della cosiddetta seconda fase della riforma delle pensioni. Queste le parole di Ghiselli: “Nella legge di Bilancio non c’è praticamente nessuna risposta sulla ‘fase 2’, ci sono soltanto aspetti del tutto marginali. Uno riguarda le donne: nella proposta si parla di sei mesi da scontare per ogni figlio, come requisito contributivo; l’altro riguarda l’accesso all’Ape sociale per chi ha cessato un contratto anche a termine, a condizione che abbia lavorato 18 degli ultimi 36 mesi. Ma ripeto, sono risposte del tutto marginali. Per noi c’è ancora la ‘fase 2’ aperta, che significa giovani, donne, previdenza complementare. Sono questi i temi principali. Poi c’è anche la rivalutazione delle pensioni in essere, la flessibilità in uscita. Su tutte queste partite aspettiamo ancora le risposte. Per il momento, Gentiloni ha detto che il tavolo tecnico affronterà anche alcuni di quei punti, in particolare quelli che hanno limitate ricadute in termini finanziari”.

BARBAGALLO (UIL): “MECCANISMO ADEGUAMENTO ETÀ PENSIONABILE VA RIVISTO”

Carmelo Barbagallo segretario della UIL è tornato a parlare della questione della riforma della pensioni ed in particolare del meccanismo che regola l’adeguamento del calcolo dell’età pensionabile. Ecco alcuni passaggi del pensiero in merito di Barbagallo: “Il meccanismo automatico di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita va rivisto: occorre eliminare alcune palesi ingiustizie e incongruenze, così come è necessario ripensare il concetto di età media generalizzata. In questo quadro, sono da considerarsi gravosi i lavori in diversi settori produttivi. Inoltre, noi chiediamo interventi a favore sia delle future pensioni dei giovani che svolgono lavori discontinui sia di quelle delle donne che devono sobbarcarsi i lavori di cura. Puntiamo, poi, a un rilancio della previdenza complementare e a un adeguamento delle pensioni in essere”.

LE PAROLE DI CARLO CALENDA

Carlo Calenda aveva già avuto modo di esprimersi contro interventi di tipo previdenziale all’interno della Legge di bilancio, così da dare precedenza a misure per favorire l’occupazione giovanile, come la decontribuzione per le nuove assunzioni. Il ministro dello Sviluppo economico ora si scaglia contro l’ipotesi di rinviare di sei mesi la decisione sul possibile aumento dell’età pensionabile dal 2019. Intervistato dal Corriere della Sera ha spiegato che tale rinvio potrebbe essere  letto come una manovra elettorale, dato che a primavera si andrà al voto. Inoltre, dal suo punto di vista, se poi il nuovo governo dovesse bloccare l’adeguamento, per il sistema pensionistico potrebbe determinarsi uno squilibrio che, secondo le stime di Tito Boeri, potrebbe arrivare a 140 miliardi di euro.

Calenda ha in ogni caso detto di ritenere un’apertura sui lavori gravosi e usuranti, “ma in generale è necessario ricordare che già oggi l’età effettiva di pensionamento in Italia è di circa 62 anni mentre la vita lavorativa è di 31 anni rispetto ai 37 della media europea”. Inoltre, il ministro ha ricordato che con l’Ape social si è già varata una forma “di prepensionamento per i lavori gravosi”. Ha quindi ribadito che “la vera emergenza oggi riguarda i giovani e il lavoro. Su questo dovremmo concentrare le risorse. Le pare normale che io debba pietire qualche milione di euro per gli istituti tecnici superiori da cui oggi in Italia escono 8.000 giovani, che trovano subito lavoro, contro gli 800mila giovani in Germania mentre si presentano emendamenti che peserebbero per miliardi di euro e che vanno a favore di chi un lavoro e una pensione già ce l’ha?”.

FANTOZZI CONTRO SINDACATI E LEGGE FORNERO

Nel confronto con i sindacati avvenuto ieri, il Governo ha ribadito che l’età pensionabile aumenterà a 67 anni dal 2019. Ma per Roberta Fantozzi la posizione dell’esecutivo è inaccettabile,  perché “il blocco dell’aumento dell’età pensionabile per tutti è il minimo della decenza. Cosa aspettano i sindacati a lanciare un percorso di mobilitazione?”. La responsabile nazionale delle politiche economiche di Rifondazione Comunista – Sinistra europea chiede inoltre che venga cancellata la Legge Fornero, “perché socialmente insostenibile”. Secondo quanto riporta Agenpress, Fantozzi ha ricordato infatti che, come dimostrato dai dati Istat, gli anziani sono costretti a rimanere al lavoro, mentre i giovani, non trovando spazi, devono emigrare o accontentarsi di lavori precari. “Quando una cosa è sbagliata, va cancellata. Per questo ci continueremo a battere ostinatamente”, ha aggiunto.

LA RICHIESTA AL GOVERNO DI D’AGOSTINO (ALA)

Pur riconoscendo che molti di coloro che svolgono lavori particolarmente gravosi oggi possono accedere all’Ape social Angelo Antonio D’Agostino auspica che l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa non riguardi chi svolge attività particolarmente pesanti. Per il deputato di Ala, quindi, sarebbe bene che il Governo esentasse queste categorie dall’aumento dell’età pensionabile, magari anche ampliandole. “Riservare lo stesso trattamento a chi svolge un lavoro d’ufficio e a chi, ad esempio, lavora in una miniera o è impegnato nel settore edilizio è semplicemente ingiusto”, ha detto D’Agostino secondo quanto riportato da irpinia24.it. Il deputato si è anche detto certo che il Governo troverà un’intesa sui sindacati su questo punto. Non resta quindi che aspettare l’avvio del tavolo tecnico previsto per il 13 novembre.