GOVERNO PRONTO A “ESENTARE” 17.000 DAI 67 ANNI
Governo e sindacati aprono il tavolo tecnico sull’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019, con l’obiettivo di individuare le categorie di lavori da “esentare” da questo incremento ed eventualmente rivedere il meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita. Secondo quanto riporta Repubblica, l’obiettivo dell’esecutivo sarebbe quello di riuscire a escludere il 10% dei pensionandi, ovvero circa 17.000 individui. Ben 15.000 potrebbero essere esentati se si decidesse che i lavori gravosi individuati dall’Ape social non devono sottostare all’incremento dell’età pensionabile. E ampliando a marittimi, agricoltori e siderurgici le categorie il risultato potrebbe essere raggiunto. Tuttavia i sindacati potrebbero voler di più, soprattutto per quanto riguarda giovani e donne. Il confronto è appena all’inizio e non è scontato che si arrivi a un risultato soddisfacente per le parti.
LA RICHIESTA DEL LIBERO SINDACATO DI POLIZIA
Prenderà il via oggi il tavolo tecnico tra Governo e sindacati per stabilire quali categorie di lavori potranno essere esentate dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni che scatterà dal 2019. Non è escluso che si possa andare oltre i lavori gravosi individuati nella platea dei beneficiari dell’Ape social. E dal Libero sindacato di polizia arriva la richiesta di escludere le forze di polizia dall’innalzamento dei requisiti pensionistici per via dell’aspettativa di vita. Il Presidente nazionale, Antonio de Lieto, ha detto che “logica vorrebbe che l’attività degli operatori di polizia fosse tra quelle salvaguardate”, aggiungendo che non serve neppure evidenziare le ragioni per le quali andrebbe presa una decisione di questo genere. Non mancheranno sicuramente richieste analoghe da parte di altre categorie. Non sarà quindi semplice per il Governo prendere una decisione: qualcuno con tutta probabilità non sarà accontentato.
DAMIANO: DA GOVERNO APERTURA INSUFFICIENTE
Il Governo ha deciso di aprire un tavolo tecnico con i sindacati per individuare le categorie di lavoratori da esentare dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni previsto dal 2019. Questa apertura viene però giudicata insufficiente da Cesare Damiano, secondo cui “è importante stabilire con chiarezza che i temi da affrontare sono principalmente due quando si parla di età pensionabile: quello della revisione del meccanismo di calcolo e quello dell’allargamento delle platee da esentare dall’innalzamento. Bisogna finirla con la favola dell’aspettativa di vita che cresce all’infinito: questo, purtroppo, non è avvenuto nel 2015 e sarà ancora peggio nel 2017”. L’ex ministro del Lavoro ritiene che l’aumento di cinque mesi dell’età pensionabile vada riconsiderato “e il meccanismo modificato. Sulle platee da esentare non bastano quelle dell’Ape sociale: va fatto un allargamento significativo e va reso più agevole l’accesso all’anticipo pensionistico”.
PROIETTI, “SPARITI 5,5 MILIARDI DI FONDI”
I sindacati sono convinti che i fondi e i soldi per le pensioni ci sono ma che il Governo non voglia “aprire la borsa” in un momento che pure, sotto campagna elettorale, potrebbe consigliare qualche “apertura” in più: secondo il segretario confederali Uil che da domani vedrà, assieme agli altri colleghi, il nuovo tavolo di trattative con Poletti e il Governo, i fondi sono ben più di quelli che si potrebbero pensare. «I soldi ci sono, sulle pensioni lo Stato sta continuando a fare cassa. Ci sono almeno 5,5 miliardi di fondi inutilizzati che sono spariti, ovvero ritornati in capo al Mef. In particolare si tratta di un miliardo risparmiato sugli esodati, un miliardo risparmiato sui lavori usuranti e 3,5 miliardi dal fondo per il lavoro di cura e dai risparmi sull’allungamento dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego», spiega Domenico Proietti, contattato dall’Ansa. (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI ELSA FORNERO
Elsa Fornero sta rilasciando molte dichiarazioni in tema di pensioni in questi giorni. Con Termometro Politico non manca di replicare a Giuliano Poletti, che aveva segnalato la presenza di difetti molto gravi nella riforma del 2011. “Poletti è intellettualmente disonesto. E si sente evidentemente in campagna elettorale”, dice l’ex ministra del Lavoro, che ricorda come gli errori sei anni fa fossero inevitabili visti i tempi ristretti in cui si doveva operare. Con Tiscali, Fornero ribadisce invece di essere favorevole al fatto che i lavoratori che svolgono le attività gravose individuate con l’Ape social vengano esonerati dall’incremento dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita. Dal suo punto di vista, dopo la riforma fatta nel 2011 si sarebbe dovuto “sancire che non tutte le professioni sono uguali, e chi ne svolge una particolarmente faticosa ha diritto di essere esonerato dalla previsione dei 67 anni”.
In questo senso spiega di non avere preclusioni alla possibilità che si vada oltre questi 11 categorie per individuare la platea dei lavoratori da esonerare dall’aumento dell’età pensionabile, “ovviamente si tratta di stare molto attenti a quelli che tentano di agganciarsi al treno senza averne i requisiti”. Inoltre, ricorda che quando andrà completamente in vigore il metodo contributivo, ci sarà “una metodologia flessibile di pensionamento tra i 63 e i 70 anni. Ovvero, se una persona a 63 anni vorrà andare in pensione, avendo raggiunto un minimo, potrà farlo”. A Radio Cusano Campus, infine, spiega, riguardo l’ipotesi di rinviare la decisione sull’aumento dell’età pensionabile di sei mesi, che “rimandare al futuro è espressione di mancanza di coraggio politico e furbizia preelettorale”.
GUERINI: DA PD IMPEGNO PER ACCORDO GOVERNO-SINDACATI
Per Lorenzo Guerini è “importante che si sia avviato un confronto approfondito tra governo e sindacati sulle pensioni”. Il coordinatore della segreteria del Pd in una nota ha voluto ricordare che nei giorni scorsi il suo partito “aveva segnalato l’esigenza di trattare con saggezza ed equilibrio il collegamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, evitando rigidità ed automatismi e tenendo conto delle diversità presenti nel mondo del lavoro”. Il deputato dem confida che si possa giungere a un esito positivo nel confronto tra governo e sindacati, anche perché “alle giuste esigenze di equilibrio di bilancio occorre affiancare le giuste esigenze di chi svolge gravose e usuranti mansioni lavorative”. Dal suo punto di vista ha fatto sapere che si impegnerà, insieme a tutto il Pd, perché questo esito positivo venga raggiunto.
ROMANO: INDIVIDUARE I LAVORI PARTICOLARMENTE USURANTI
Il giorno dopo l’incontro tra Governo e sindacati in cui si è parlato di età pensioanbile, Andrea Romano spiega che il Pd non vuole abolire il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. “Si tratta di introdurre meccanismi di buon senso rispetto all’adeguamento, che vogliamo conservare, dell’età pensionabile”, ha detto il deputato dem intervenendo alla trasmissione di Rai 3 Agorà. Romano ha fatto un esempio pratico per spiegarsi: “Chi ha cominciato a lavorare a 17 anni, per esempio, e ha fatto il macchinista sulle gru per 40 anni, è giusto che vada in pensione come me? Naturalmente no. Deve andare in pensione a un’età diversa”. Dal suo punto di vista è quindi giusto conservare il meccanismo di adeguamento, ma vanno individuate della categorie di lavori particolarmente usuranti per cui trovare delle deroghe.