POLETTI: FATTO UN PASSO AVANTI
Continua il confronto tra Governo e sindacati sull’aumento dell’età pensionabile e Giuliano Poletti ha spiegato che “un passo avanti rispetto al punto da cui siamo partiti è stato fatto visto che sono state messe in campo nuove categorie” rispetto ai lavori gravosi da esentare dall’incremento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita. Il ministro del Lavoro ha quindi ribadito che il Governo sta cercando di rendere concreta una disponibilità che ha offerto ai sindacati. I quali non sembrano essere tutti soddisfatti di come sta andando il confronto. Cgil e Uil, in particolare, sembrano essere pronte anche alla mobilitazione. Poletti ha spiegato che “bisogna sempre lavorare nella convinzione che le soluzioni possano esserci”. Vedremo se si arriverà a un accordo condiviso tra tutte le parti al tavolo.
CAMUSSO: NON SI PUÒ AGIRE PER DEROGHE
Susanna Camusso non è soddisfatta di come sta andando il confronto tra Governo e sindacati. “Se un meccanismo non va bene ed è ingiusto, allora bisogna cambiarlo. Non si può semplicemente agire per deroghe”, ha detto la Segretaria generale della Cgil, che ha anche evidenziato come si sia “ben lontani dal dare risposte alla ‘fase 2’, su cui un anno fa è stato sottoscritto un verbale di intesa”. La sindacalista ha parlato con alcune agenzie di stampa e dal sunto che riporta il sito di Rassegna Sindacale ha segnato che “la prima risposta che continua a mancare è nel meccanismo, ma mancano le risposte anche sulle pensioni dei giovani e sulle donne”. Camusso non è nemmeno convinta che l’idea delle categorie da esentare dall’aumento dell’età pensionabile sia buona: “È una misura copiata dall’Ape sociale. Non è ciò che abbiamo proposto, è un modo per distrarre l’attenzione promettendo una cosa che, abbiamo già verificato con l’Ape, non funziona”.
LA COMMISSIONE EUROPEA ALLARMATA
Il Governo ha avviato il tavolo tecnico con i sindacati e la Commissione europea monitora con attenzione la situazione. Repubblica scrive infatti che “Bruxelles è allarmata. Le autorità europee monitorano con preoccupazione il dibattito sulle pensioni. Un nuovo buco nei conti italiani – da aggiungere all’altro già contestato da 1,7 miliardi sarebbe difficilmente perdonabile, trapela da qualificate fonti. E la Commissione si troverebbe nella scomoda posizione di dover sanzionare un Paese che invece, in vista di elezioni politiche così delicate, non vuole punire”. Intanto Marcella Panucci, Direttore generale di Confindustria, promuove l’esecutivo per l’atteggiamento tenuto finora sul tema: “È apprezzabile che il Governo sia riuscito finora a respingere le richieste in materia di età pensionabile, che avrebbero un impatto significativo sul deficit pubblico”, ha detto.
DAMIANO: RINVIARE DECISIONE SU ETÀ PENSIONABILE AL 2018
Cesare Damiano fa emergere un aspetto interessante dell’audizione del Presidente dell’Istat tenutasi l’altro giorno presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. Alleva, spiega l’ex ministro del Lavoro sul proprio profilo Facebook, “ha chiarito che l’Istituto è in grado di fornire i dati annuali, tenendo conto in questo modo anche degli andamenti negativi dell’aspettativa di vita, come è avvenuto nel 2015 e come avverrà quest’anno. È sufficiente che il Governo manifesti la volontà politica di voler adeguare il meccanismo di calcolo e, di conseguenza, di voler ridimensionare l’aumento di 5 mesi dell’età pensionabile che non considera la discesa del 2015”. Damiano ritiene poi necessario il rinvio delle decisione sull’innalzamento dell’età pensionabile a giugno 2018, in modo da svolgere uno studio approfondito sulle categorie di lavoro da esentare da questo incremento.
TAVOLO GOVERNO-SINDACATI, IL PARERE DI GUIDO QUICI
Il Governo ha avviato il confronto con i sindacati per stabilire quali categorie di lavori debbano essere esentate dall’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettava di vita. Guido Quici, presidente di Cimo-Cida, il sindacato dei medici, segnala però una stranezza: a questo tavolo manca la figura di un medico, “che è in grado di collegare la durata della vita alle condizioni sanitarie dei territori e che conosce lo stato della sanità nelle Regioni dove la speranza di vita è al di sotto della media nazionale”. “Trovo quantomeno singolare che si discuta di speranza di vita e pensioni senza che sia presente un interlocutore ‘tecnico’ che sappia leggere i dati al di là del loro mero significato statistico. A parte il fatto che sarebbe opportuno sentire la nostra voce anche in tema di lavoro usurante e stress lavoro-correlato (mi riferisco allo stress dei medici del pronto soccorso, con turni di notte, diagnosi fatte in codice rosso o giallo), è il concetto stesso di aspettativa di vita che va contestualizzato per avere realmente senso”, aggiunge Quici, secondo quanto riporta Labitalia.
Il medico fa anche notare che i dati Istat sull’aumento dell’aspettativa di vita fanno riferimento a chi non lavora più, dato che “dice l’Istat, ‘tanto gli uomini quanto le donne, che nel 2016 ottengono circa mezzo anno di vita in più sull’anno precedente in termini di speranza di vita alla nascita, devono tale guadagno soprattutto alla positiva congiuntura della mortalità alle età successive ai 60 anni. Fino all’età di 59 anni il contributo espresso è poco significativo benché positivo”. Secondo Quici al tavolo ci vorrebbe qualcuno di esperto: “Dal punto di vista istituzionale, ad esempio, perché non pensare all’Istituto superiore di sanità o all’Agenas?”.
PEDRETTI: TENERE UNITO IL FRONTE SINDACALE
Governo e sindacati tornano a incontrarsi oggi al tavolo tecnico riguardante l’aspettativa di vita e i requisiti pensionistici a essa collegati. Secondo Ivan Pedretti, occorre “fare di tutto per trovare un accordo che dia delle risposte vere ai tanti problemi che sono sul tavolo, a partire da quello dell’età pensionabile”. Richiamando il verbale sottoscritto lo scorso anno tra le parti, il Segretario generale dello Spi-Cgil spiega sul suo profilo Facebook “che bisogna fare in modo che i lavori non siano trattati tutti in egual misura, che si riveda il meccanismo dell’aspettativa di vita, che si affrontino i temi della pensione per i giovani, del riconoscimento del lavoro di cura, della separazione tra assistenza e previdenza e del recupero del potere d’acquisto delle pensioni”. Pedretti segnala anche la necessità di tenere unito il fronte sindacale. Dal suo punto di vista non sarebbero “comprensibili fughe in avanti o indietro senza che prima si sia fatto tutto il necessario per dare delle risposte ai problemi di milioni di persone”.