Mentre le trattative continuano sul rinnovo dei contratti statali, le polemiche non si fermano: questa volta arrivano dal comparto della Difesa con il delegato Cocer Alfio Messina che scrive una dura nota contro il Governo per gli insufficienti aumenti e la proposta ricevuta anche in questa ultima fase di trattative. «Destinare 85€ lordi medi mensili a tutto il pubblico impiego, compreso il personale militare del Comparto Difesa, risulta insufficiente e non rispettosa del gravoso ruolo oggi svolto da questa compagine», scrive il personale del Comparto Difesa che come tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione lamenta un aumento in termini di risorse piuttosto esiguo. «L’atipicità delle attività svolte dal personale militare debbono essere quindi sostanziate anche attraverso questo contratto, il primo utile dopo l’emanazione della norma sulla specificità. Il Cocer, in una propria delibera approvata all’unanimità il 7 novembre, ha chiesto che le risorse allocate dovranno essere corrisposte in misura omogenea su un emolumento avente carattere fisso e continuativo rappresentativo delle diverse specificità del personale del Comparto Difesa anche mediante una fiscalità di vantaggio che permetterebbe al Governo di garantire più retribuzione con le stesse risorse allocate», concludono i militari nella nota.



IL “NODO” PRECARI E LE PROMESSE DELLA MADIA

Rispondendo ad una interrogazione parlamentare del Pd (a firma Valentina Paris), torna a parlare il ministro Marianna Madia sul rinnovo dei contratti statali e in particolare sulle prossime sfide lanciate al mondo del precariato con i nuovi concorsi che si avvicinano. In particolare, per il titolare del Ministero Pa, tutti i vincitori di concorso che lavorano nella Pubblica Amministrazione con contatti a tempo determinato e da almeno tre anni, anche con contratti diversi, «rientreranno nel piano di stabilizzazione preciso dalla riforma del pubblico lmpiego». Ancora la Madia, «sulle procedure di stabilizzazione arriverà una circolare, di prossima pubblicazione, e linee guida che chiariranno gli aspetti applicativi. Nella circolare verrà specificato che la stabilizzazione sarà applicabile agli stessi purch‚ siano stati assunti a seguito del superamento di procedure concorsuali e abbiano maturato il requisito dei tre anni, ance con diverse tipologie di contratti flessibili», conclude il Ministro nell’interrogazione parlamentare.



IL GIUDIZIO SUL RINNOVO-SCUOLA

Gli aumenti degli stipendi e il rinnovo dei contratti statali sono il punto cardine del mese di novembre tra Aran, Governo e sindacati: oggi sul nostro quotidiano abbiamo ospitato l’intervento di Ezio Delfino della Disal che ha delineato quale piano sta per partire sul fronte scuola e cosa servirebbe ancora per fare il vero salto di qualità a questa importante riforma della Pubblica Amministrazione. «La Manovra 2017 aveva stanziato risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, ma alla fine la contrattazione era stata bloccata proprio per mancanza di coperture finanziarie. Ecco allora giustificate le novità della legge di bilancio 2018, che prevede risorse finanziarie per aumenti degli stipendi dei docenti e dei presidi, con l’esclusione, al momento, dei dipendenti amministrativi, tecnici ed ausiliari (Ata)», ci ha spiegato Delfino in un passaggio della sua disamina, prima di aggiungere come i sindacati chiedano ancora alcune modifiche alla legge della Buona Scuola e, in particolare, che possano essere spostate le risorse del bonus per il merito ed il bonus di 500 euro per la formazione dei docenti sugli aumenti dei loro stipendi. «Questa quota economica, pertanto, cambierebbe da quota variabile in base al merito, a quota fissa della busta paga dei docenti. […] La speranza è che, nel redigere una legge di bilancio che si rispetti, molte delle risorse allocate non siano solo considerate “spese”, ma “investimenti”, prioritari e da salvaguardare a tutti i costi». 



NUOVE POLEMICHE SU INDENNITÀ E RINNOVO

I tavoli tra Aran e sindacati sono finalmente stati riaperti dopo la “pausa” per la messa a punto della Manovra Economica: ieri il primo incontro sul rinnovo dei contratti statali con alcune novità contenute nella bozza presentata dal Governo dove, tra le altre, erano presenti novità sui permessi per le malattie e l’equiparazione del congedo matrimoniale e quello per le unioni civili. Restano però non pochi problemi, con le polemiche di molte assicurazioni di consumatori e sindacati minori sul reale impatto dell’aumento a 85 euro mensili (ammesso e non concesso che si trovino i fondi, come proviamo a spiegare qui sotto). «Gli aumenti stanziati nelle ultime due Leggi di Stabilità ed in quella in questi giorni allo studio delle Commissioni di competenza del Senato, il disegno di legge n. 2960, non coprono nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale, sottratta illegittimamente da diversi anni ai dipendenti pubblici», l’attacco arriva ancora dall’Anief, sindacato del mondo scuola che prova ad inquadrare la vicenda aumenti nella Pa. «Per coprire l’indennità non assegnata nel periodo di mancato rinnovo contrattuale occorre incrementare lo stipendio del 7%, quindi oltre il doppio di quanto previsto dall’Esecutivo.

Inoltre, sempre dalla Relazione tecnica al disegno di legge, risulta che gli aumenti riguardano solo i dipendenti pubblici (pari a circa 2 milioni e 700 mila unità) e non l’area dirigenziale, per la quale sono previsti finanziamenti, sempre utili all’incremento di stipendio, attraverso capitoli a parte», spiega il presidente Anief Marcello Pacifico nella nota redatta ieri durante il nuovo incontro alla sede Aran. Da ultimo, l’aumento “reale” che dovrebbe scaturire secondo i sindacati scuola sarebbe almeno di 170 euro, netti: «Al personale della pubblica amministrazione andrebbero quindi assegnati 340 euro lordi, pari a circa 200 euro medi netti a lavoratore. Più gli arretrati che vanno conteggiati da settembre 2015, come indicato da una puntuale sentenza della Corte Costituzionale e non, come intende fare il Governo, da gennaio 2016, peraltro attraverso l’assegnazione di una tantum miserevole di 14 euro al mese. Così per quasi due anni e mezzo, gli aumenti effettivi, considerando il quadrimestre 2015 cancellato, saranno inferiori agli 8 euro netti».

ANCI, “TAGLI A ENTI LOCALI IN MANOVRA”

L’allarme arriva dall’Anci nel giorno in cui sindacati e Aran sono tornati a sedersi per trovare un nuovo accordo ultimato sui contratti statali: secondo l’unione dei sindaci italiani guidata da Antonio Decaro (primo cittadino di Bari) il problema degli Enti Locali e dei tagli per trovare le risorse da destinare al contratto pubblico è tutt’altro che risolto. «È possibile che possano verificarsi gravosissimi tagli indiretti sui Comuni dai costi per il contratto dei dipendenti pubblici, che ricade direttamente e solo sui sindaci, da quelli per il Fondo debiti di dubbia esigibilità e ancora per quelli del Fondo di solidarietà comunale», spiega il presidente Anci davanti ai Parlamentari in Aula, nell’ottica delle discussioni sulla Manovra Economia. Il calcolo problematico è presto che fatto: nel 2018 la Manovra stanzia 2,85 miliardi di euro, dopo i 300 milioni messi da parte con la scorsa Legge di Bilancio e gli altri 900 aggiunti quest’anno: ma gli aumenti di 85 euro medi a tutti i lavoratori pubblici (circa 3,2 milioni di unità) valgono in tutto almeno 5 miliardi, con gli enti locali che – secondo l’Anci – saranno costretti a trovare le risorse mancanti. Il Governo ora dovrà dare una risposta alle amministrazioni locali per capire se effettivamente tutto quel denaro pubblico dovrà essere “trovato” dai Comuni (che quindi dovrebbe applicare tagli e aumento imposte, come primi provvedimenti) o se invece vi sono vie e soluzioni differenti.