APE SOCIAL, L’APPELLO DI DAMIANO AL PD

Cesare Damiano lancia un appello ai vertici del suo partito per fare qualcosa sull’Ape social. “Quest’anno, grazie ai ritardi, alle interpretazioni restrittive date dall’Inps e alle regole troppo stringenti volute, come al solito, dalla Ragioneria, forse non verrà pagato un solo assegno. C’è il rischio che una misura positiva venga vissuta come un un flop, anche se Boeri ci ha promesso un primo lotto di pensioni come regalo di Natale”, ha detto l’ex ministro del Lavoro, evidenziando quindi che la commissione Lavoro della Camera da lui presieduta ha approvato un emendamento alla Legge di bilancio che “si propone di allargare l’accesso a questa misura, attesa da molti italiani a rischio povertà, e di mandare in pensione anticipata i 60.000 lavoratori previsti, non la metà, a essere generosi”. Un emendamento che, insieme a quello che chiede l’aumento dell’indennità di licenziamento, dovrebbe essere appoggiato dal partito.



SALVINI VUOL FAR PIANGERE LA FORNERO

Matteo Salvini in piazza a Roma non si è scagliato solo contro lo ius soli, tema principale della manifestazione organizzata dalla Lega, ma anche contro la Legge Fornero. Il leader del Carroccio ha infatti snocciolato i punti principali del programma elettorale e ha detto: “Non vedo l’ora di vincere per stracciare la legge Fornero e farla piangere un’altra volta. Piange una e ridono in milioni”. Salvini ha poi aggiunto che “su questo chiedo al centrodestra accordi chiari”. Non sembra che né Silvio Berlusconi, né Giorgia Meloni siano intenzionati a cancellare completamente la riforma delle pensioni del 2011. Il Presidente di Forza Italia è infatti interessato ad aumentare gli importi degli assegni, specialmente le minime, mentre la leader di Fratelli d’Italia aveva dichiarato in televisione che il suo obiettivo non è riportare l’età pensionabile a 60 anni.



SE SEI NATO NEL 1999 ANDRAI IN PENSIONE A 71 ANNI

Chi è nato nel 1999 andrà in pensione a 71 anni: lo afferma l’ultimo rapporto del’Ocse, secondo cui l’età pensionabile salirà ulteriormente nei prossimi anni fino a superare quota 70 anni. Attualmente in Italia si smette di lavorare intorno ai 66,6 anni, ma nel 2019 si arriverà a 67 anni in base alla revisione delle aspettative di vita dell’Istat. Chi ha trovato un impiego nel 2016 a 20 anni avrà accesso alla pensione a 71,2 anni, considerando la legge che lega l’età pensionabile all’aspettativa. Per l’Ocse, inoltre, la spesa pensionistica è cresciuta e così dovrebbe continuare a fare nel breve termine. Le spese previdenziali sono aumentate di circa il 2,5% del Pil dal 1990. “Attualmente, la Grecia e l’Italia consacrano già oltre il 15% del loro Pil alle pensioni”, si legge nel rapporto. Per l’istituzione l’attuale sfida dell’Italia è “limitare al tempo stesso la spesa pensionistica nel breve e medio termine e affrontare i problemi di adeguamento per i futuri pensionati”. L’aumento dell’età pensionabile per l’Ocse garantisce benefici adeguati senza minacciare la sostenibilità finanziaria. “Ciò significa concentrarsi sull’aumento dei tassi di occupazione, in particolare tra i gruppi vulnerabili. Un mercato del lavoro più inclusivo ridurrebbe anche il futuro tasso di utilizzo delle prestazioni sociali per la vecchiaia”. (agg. di Silvana Palazzo)



INCA, “FALLIMENTO APE PREVEDIBILE”

Secondo la presidente di Inca (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza, il patronato Cgil) il fallimento dell’Ape della riforma pensioni è sotto gli occhi di tutti: «Un fallimento facilmente prevedibile, se tutto andrà come dovrebbe andare, i primi assegni di indennità Ape sociale e anticipo pensionistico per lavoratori precoci non arriveranno prima di gennaio 2018», scrive Morena Piccinini sulla rivista del patronato “Esperienze”. Secondo Inca i risultati sono tutt’altro che incoraggianti: «Con la prima, sono state accolte 15.493 domande di certificazione di Ape sociale e 9.031 richieste di lavoratori precoci (pari al 39% e al 34% del totale), per un numero complessivo di 24.524 domande su 65.972 richieste complessivamente pervenute, pari al circa il 37%; ben al di sotto della metà». (agg. di Niccolò Magnani)

IL CASO VITALIZI NEL PD

È pronto a scoppiare all’interno del Partito democratico il caso dei vitalizi. Matteo Richetti, dopo la decisione di non calendarizzare il suo ddl al Senato, cosa che non avrebbe consentito di chiudere la legislatura con l’approvazione del provvedimento, ha deciso di presentare un emendamento alla Legge di bilancio, che sta proseguendo il suo iter parlamentare alla Camera. Repubblica riporta alcune dichiarazioni di Ugo Sposetti, piuttosto infastidito dalla situazione. “Questi ragazzotti non hanno rispetto per niente e per nessuno. Usare la Finanziaria per le pensioni dei parlamentari: una cosa da irresponsabili. Sono la classe dirigente peggiore che il Paese abbia mai visto, dei totali analfabeti”. Parole forti quelle dell’ex tesoriere dei Ds, che colpiscono in particolare perché provengono da un esponente dello stesso Pd.

Sposetti non ha mai nascosto di essere contrario al ddl Richetti, anzi aveva anche detto di essere pronto ad affossarlo se fosse iniziata la discussione in Senato. E anche ora promette battaglia: “Se per caso l’emendamento passa a Montecitorio, quando la legge torna al Senato faremo le barricate. In commissione Bilancio piantiamo una grana che non finisce più e fermiamo la manovra, possono scordarsi di approvarla prima del 31 dicembre. Se l’Italia va in esercizio provvisorio è colpa loro”. Dunque sarà bene che il Pd faccia chiarezza su questo fronte, anche perché Richetti, secondo quanto riporta il quotidiano romano, avrebbe spiegato che l’emendamento presentato alla manovra è stato concordato con Renzi.

NUOVA BATTAGLIA SUL BONUS POLETTI

Recentemente la Corte Costituzionale si è pronunciata a favore del bonus Poletti con il quale il Governo Renzi aveva posto rimedio alla bocciatura, da parte della stessa Consulta, del blocco delle indicizzazioni delle pensioni varato con la Legge Fornero. Non tutti i pensionati hanno avuto però tutto quel che sarebbe loro spettato. Per questo non manca chi è pronto a ricorrere alla Corte europea. Il Giornale riporta infatti le parole di Celeste Collovati, legale dell’associazione Aspes, che si occupa di difendere i diritti dei pensionati, secondo cui la scelta della Corte Costituzionale lascia qualche perplessità. “Troppi sono i punti controversi e i diritti violati che fanno propendere per un’altra possibile azione alla Corte Europea”, ha detto Collovati. Dunque la battaglia dei pensionati potrebbe non essere conclusa.

LE DIFFICOLTÀ IN VISTA DELLA PENSIONE

Una ricerca condotta da Schroders mostra che la maggior parte degli italiani ritiene di non risparmiare abbastanza in vista della pensione. Il diario del lavoro riporta alcune conclusioni dello Schroders Global Investor Study 2017, dal quale emerge che gli investitori intervistati nel nostro Paese che ancora lavorano stanno risparmiando il 9% del proprio reddito ogni anno, mentre la media europea si attesta al 9,9% e a livello globale all’11,4%. Altro dato interessante è che solamente circa la metà degli italiani pensa che la pensione che incasserà sarà sufficiente a vivere in modo confortevole o molto confortevole, mentre il 12% pensa che avrà delle difficoltà. Questo quando il 66% degli investitori globali e il 65% di quelli europei ritiene che la pensione basterà per vivere confortevolmente. Infine, gli intervistati italiani si aspettano di andare in pensione superati i 67 anni, anche se vorrebbero ritirarsi dal lavoro prima dei 62.