APE SOCIAL, L’EMENDAMENTO DEL GOVERNO

Il Governo ha depositato l’emendamento alla Legge di bilancio per ampliare la platea dei beneficiari dell’Ape social, portando a 15 le categorie di lavori gravosi. Vengono inoltre ammorbiditi, come spiega Repubblica, alcuni dei criteri di accesso che quest’anno hanno comportato il rigetto di diverse domande presentate. Previsto un bonus contributivo per le donne che hanno avuto figli, con un tetto massimo di due anni. Il lavoro gravoso dovrà essere svolto 7 anni negli ultimi 10 oppure 6 anni negli ultimi 7. Ed è stato anche eliminato il requisito del 7 per mille Inail per identificare i lavori gravosi. Il Governo ha anche istituito un fondo dove far confluire i risparmi dell’Ape social, in modo da finanziarne la proroga nel 2019. Il quotidiano romano riporta le parole di Stefano Patriarca, consigliere economico di palazzo Chigi: “Il Governo tiene fede agli impegni presi e allarga la platea, recuperando le risorse non spese e dotando il Paese di uno strumento efficace e selettivo per le situazioni di bisogno”.



SALVINI A BERLUSCONI: O CON LA LEGA O CON LA FORNERO

Matteo Salvini torna ad attaccare Elsa Fornero e la sua riforma delle pensioni e a chiedere a Silvio Berlusconi, in vista delle prossime elezioni, di prendere una posizione chiara in tema previdenziale. Il leader della Lega, sulla sua pagina Facebook ha infatti scritto “‘Sono convinta che la saggezza di Berlusconi gli farà tenere Salvini lontano dal governo’ dice oggi la Fornero. Non vedo l’ora di far piangere questa signora, cancellando la sua legge infame. Su questo Berlusconi deve finalmente essere chiaro: o con la Lega, o con la Fornero”. Parole accompagnate da una foto che ritrae l’ex ministra del Lavoro su cui compare la scritta “Cancelleremo la sua legge infame”. Finora Berlusconi non ha mai criticato apertamente la Legge Fornero, ma si è limitato a promettere di alzare l’importo delle pensioni, evidenziando semmai come il loro potere d’acquisto sia diminuito per via del cambio lira/euro stabilito da Prodi e Ciampi.



A RISCHIO UNA PENSIONE SOCIALE SU CINQUE

A rischio una pensione su cinque. Ma stiamo parlando di quelle sociali o integrate al minimo. Il Messaggero Veneto ricorda infatti che i percettori di tali assegni devono comunicare all’Inps i propri redditi e quelli dei familiari. E in mancanza di tali dati, l’Istituto nazionale di previdenza sociale può sospendere l’erogazione della prestazione. Da quanto comunicato dallo stesso Inps emerge che relativamente ai redditi del 2015 quasi 1,2 milioni di pensionati non hanno prodotto la comunicazione relativa ai redditi: un numero pari a quinto delle prestazioni totali. E circa il dieci per cento di loro nei prossimi giorni dovrebbe già ricevere la comunicazione dell’Inps relativa alla sospensione della prestazione e la richieste di restituzione di quanto percepito. È bene dunque farsi assistere da un Caf o da un professionista nel caso si percepisca questo tipo di pensione, ricordandosi che la comunicazione reddituale all’Inps va fatta ogni anno.



VITALIZI, RICHETTI CRITICA GRASSO

Continua la polemica relativa al mancato intervento legislativo sui vitalizi dei parlamentari. Matteo Richetti ha ribadito che la sua non è una battaglia personale, ma l’espressione di una linea di partito, condivisa con il Segretario. “Renzi ha espresso più volte il suo favore per la riduzione dei vitalizi. Toccherebbe ai gruppi parlamentari adeguarsi. Quello della Camera l’ha fatto, sostenendo il provvedimento che è stato approvato, quello del Senato no”, sono le parole del deputato dem riportate da Repubblica. Richetti non critica però solamente alcuni colleghi di partito, ma anche Pietro Grasso: “C’è una responsabilità politica dei gruppi – ha detto -, ma anche del presidente del Senato. Gli basterebbe un minuto per mettere all’ordine del giorno del consiglio di presidenza una semplice delibera che contiene i tagli, rendendo superflua pure la legge. Ma non lo fa. È legittimo chiedere quale sia la posizione di Grasso su questo tema?”. 

LA PROTESTA SULLA GESTIONE SEPARATA INPS

Nidil, la struttura sindacale della Cgil che rappresenta i lavoratori in somministrazione e i lavoratori atipici, ha organizzato per oggi pomeriggio alle 15:00 un presidio davanti a piazza Montecitorio, per protestare contro il fatto che nella Legge di bilancio, all’esame della Camera, non ci sono provvedimenti in favore dei precari. Per quanto riguarda le pensioni, il sindacato, in una nota riportata da italiannetwork.it evidenzia che la gestione separa dell’Inps ha rappresentato una sorta di salvadanaio, viste le poche uscite rispetto alle entrate. “Tuttavia quanto si prospetta per le future pensioni di questi lavoratori è miserrimo, vista la frequente interruzione dei loro rapporti. Per questo, oltre alla proposta di pensione contributiva di garanzia, su cui invano abbiamo atteso una proposta da parte del Governo, avevamo avanzato, come facciamo da almeno 4 anni, proposte tendenti a migliorare, pur in vigenza delle attuali regole, le prestazioni da assicurare agli iscritti, riguardo alla malattia, al riconoscimento dei loro diritti pur in assenza di contribuzione da parte del committente, ecc. Come gli altri anni, la stessa risposta: nulla!”.

VITALIZI, CAZZOLA: BASTA AUTODICHIA DEL SENATO

Visto che il ddl Richetti non sarà discusso dal Senato e che il tentativo di inserire un’analogo misura nella Legge di bilancio è fallito, il tema dei vitalizi è tornato a primeggiare nei talk televisivi. Se n’è occupato anche diMartedì. Carlo Cottarelli, ex commissario alla Spending review, ha voluto evidenziare come non sia giusto che i parlamentari abbiano un trattamento pensionistico diverso da quello dei comuni cittadini. Per Mario Giordano, invece, il fatto che il ddl Richetti non sia stato approvato porta allo scoperto una fake news di Renzi e con non poca ironia il giornalista ha detto di essere sorpreso che i vitalizi non siano stati raddoppiati, anziché eliminati. Giuliano Cazzola ha invece evidenziato che il Senato con un provvedimento di autodichia potrebbe recepire quanto contenuto nel ddl Richetti. Dunque, almeno teoricamente, non tutto sarebbe perduto.

LA RICHIESTA DI UN FONDO COMPLEMENTARE REGIONALE

La previdenza complementare doveva essere il secondo pilastro del sistema pensionistico, ma non è decollata. Lo evidenzia Elena Donazzan, assessore al Lavoro della Regione Veneto. Intervenendo a un seminario dell’Università di Padova ha citato i dati della regione, ma ha anche ricordato che “è dal 1992 che la pensione dei lavoratori dovrebbe avere una fonte pubblica, derivante dalla previdenza obbligatoria di base, e un’altra fonte, cioè la previdenza complementare. Per questo è necessario investire di più e meglio nella cultura della previdenza e sensibilizzare tutte le categorie e tutti i lavoratori/lavoratrici a questo strumento di sussidiarietà, diventato indispensabile per continuare a garantire lo stato sociale”. Donazzan, secondo quanto riporta Adnkronos, ha quindi evidenziato che “un fondo di previdenza complementare, a base regionale, potrebbe offrire un sistema di welfare integrato e garantire un assegno pensionistico più dignitoso”.

MANIFESTAZIONE FLAI-CGIL IN SICILIA

La Flai-Cgil Sicilia ha indetto una manifestazione regionale che si terrà il oggi a Catania per chiedere delle modifiche al sistema previdenziale. “Rivendichiamo pensioni dignitose per i lavoratori stagionali e l’effettivo riconoscimento dei lavori pesanti. I lavori non sono tutti uguali, basti pensare alle campagne di raccolta e alle attività nelle serre o alla pesca, e di questo occorre tenere conto, facendo durare meno un lavoro particolarmente faticoso e usurante”, ha detto il Segretario generale della Flai Sicilia, Alfio Mannino. La Federazione lavoratori agro industria ha infatti evidenziato che stante l’attuale sistema pensionistico un operaio che lavora nel settore agricolo con un contratto a tempo determinato, e quindi con una carriera discontinua, non potrà andare in pensione prima dei 70 anni. Per questo la richiesta del sindacato è quella di far sì che si possa andare in pensione dopo 41 anni di contributi e a partire dai 62 anni, senza alcuna penalizzazione. Inoltre, si chiede di ampliare la platea dei beneficiari dell’Ape social, includendo anche i lavoratori del settore agroalimentare.

“Con le regole attuali i lavoratori di questi settori saranno tra i più penalizzati. Si tratta di settori importanti che vanno rilanciati e con essi lavoro e tutele anche per dare prospettive future credibili ai più giovani”, ha aggiunto Mannino, secondo quanto riportato dal sito di Rassegna sindacale. Il sindacalista ha chiesto anche un piano straordinario di difesa e valorizzazione del territorio siciliano, migliorando i servizi all’agricoltura e tutelando forestali e lavoratori di consorzi di bonifica, Esa e Aras.

VITALIZI, LA SFIDA DI RICHETTI A GRASSO

Matteo Richetti non vedrà diventare legge il suo ddl sui vitalizi dei parlamentari e non è riuscito nemmeno a inserire l’emendamento che avrebbe portato allo stesso risultato nella Legge di bilancio. La commissione Bilancio della Camera l’ha infatti dichiarato inammissibile. Il deputato dem lancia quindi la sfida a Pietro Grasso, Presidente del Senato e ora leader di Liberi e uguali, la formazione sorta a sinistra del Pd. “Potrebbe convocare l’ufficio di presidenza e dare il via libera ai tagli con una semplice delibera, come già ha fatto la Camera”, ha detto Richetti secondo quanto riporta Repubblica. “Fonti vicine al presidente del Senato fanno notare che Grasso, anche in consiglio di presidenza, può solo raccogliere le indicazioni che giungono dalla maggioranza. Indicazioni che non sono mai arrivate. Anzi: si scopre che mercoledì scorso proprio il Pd, in conferenza dei capigruppo, ha detto no alla richiesta, fatta dai 5 Stelle, di inserire nel calendario d’aula la norma sui vitalizi già approvata alla Camera”, si legge ancora sul quotidiano romano.

BERLUSCONI CONTRO EURO, CIAMPI E PRODI

Silvio Berlusconi torna a parlare del suo programma elettorale e di nuovo ribadisce il suo punto di vista sulle pensioni. Ospite di TgCom24, il Presidente di Forza Italia ha detto: “Ai pensionati massacrati dal cambio lira/euro imposto da Ciampi e Prodi porteremo la pensione minima a 1.000 euro. Adegueremo le altre pensioni al costo della vita e daremo la pensione alle mamme”. Dunque con queste dichiarazioni l’ex Cavaliere sembra imputare al passaggio dalla lira all’euro la perdita del potere d’acquisto subita dai pensionati. E a proposito dell’Europa Berlusconi ha detto: “Noi vogliamo meno vincoli dall’Europa. Questa non è l’Europa immaginata dai fondatori come il nostro De Gasperi, e neppure da noi giovani di allora. Dobbiamo continuare a voler arrivare a quell’Europa, ma con un Governo che sappia battere i pugni sul tavolo fino a minacciare di uscire dall’Europa, senza mai farlo, ma se serve si può dire, tenendo presente che senza l’Italia l’Europa non c’è più”.