BOCCIATO EMENDAMENTO SUL CUMULO CONTRIBUTIVO
Brutte notizie dalla commissione Bilancio della Camera. Si è infatti concluso l’esame degli emendamenti alla Legge di bilancio ed è stato bocciato quello relativo all’estensione del cumulo contributivo gratuito a Opzione donna e ottava salvaguardia degli esodati. La notizia viene riportata da Orietta Armiliato sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social. Da un anno praticamente si susseguivano promesse sulla volontà di sanare questa vera e propria ingiustizia, ma alla fine l’emendamento che avrebbe potuto sanarla, seppur con un anno di ritardo, è stato bocciato. Si resta in attesa di maggiori dettagli, per capire anche le motivazioni che hanno portato a questa decisione da parte del Governo. Sembra infatti che nonostante le pressioni dei parlamentari del Pd, firmatari dell’emendamento in questione, sia stato proprio l’esecutivo a dare parere contrario.
ESODATI DIMENTICATI DAI POLITICI
Nella Legge di bilancio ci sono alcuni interventi sulle pensioni, ma nessuno riguarda gli esodati, salvo che quello relativo alla possibilità di utilizzare il cumulo contributivo gratuito anche per accedere all’ottava salvaguardia. È quanto mette in evidenza Luigi Metassi, creatore del blog Il volo della fenice, in un’intervista a ContattoNews. “Difficile dire ora se potranno aprirsi spiragli nel milleproroghe, ma l’evidenza è nei fatti: manca totalmente la volontà politica di sanare lo strappo, deliberatamente causato in maniera unilaterale dallo stato nei confronti di una determinata categoria di cittadini”, segnala Metassi, ricordando che ci sono ancora esodati che resteranno dopo ben sei anni senza salvaguardia. Gli stessi esodati per i quali Ciro Formisano, regista del film L’esodo, si è mobilitato con una petizione online.
EMENDAMENTO SUL GIORNO DI PAGAMENTO DELLE PENSIONI
Arriva un’importante novità dalla commissione Bilancio della Camera, dove sono in discussione gli emendamenti alla Legge di bilancio. Ne è stato approvato infatti uno che prevede che il pagamento delle pensioni avvenga il primo giorno bancabile del mese, come avvenuto quest’anno, e non il secondo come invece era previsto. Una novità salutata positivamente dai sindacati dei pensionati, che nei giorni scorsi avevano chiesto proprio al Governo di varare una misura per raggiungere lo stesso obiettivo. “Bene l’emendamento sul pagamento delle pensioni il primo del mese. Avevamo chiesto al governo di intervenire ed è positivo che la questione sia stata risolta una volta per tutte”, fanno sapere Spi-Cigl, Fnp-Cisl e Uilp-Uil. I sindacati evidenziano poi un aspetto importante dell’emendamento: cioè il fatto che la data di pagamento resterà invariata anche nei prossimi anni, “evitando così ulteriori disagi per milioni di pensionati e lo spiacevole balletto delle date che si ripeteva ormai da due anni”. Ora non resta che aspettare l’approvazione definitiva della Legge di bilancio per poter avere la certezza della variazione.
OPZIONE DONNA, CONTINUA LA RICHIESTA DI PROROGA
Nella puntata di “Dalla vostra parte” trasmessa ieri su Rete 4 si è parlato dello sciopero della fame a rotazione messo in atto dal Movimento Opzione donna per chiedere la proroga del regime sperimentale di accesso alla quiescenza introdotto nel 2004. Maurizio Belpietro ha avuto come ospite in collegamento Claudia, una delle appartenenti al Movimento, che pur avendo versato 37 anni di contributi dovrebbe aspettare i 67 anni di età per poter accedere alla pensione. Essendo disoccupata, per lei attendere 8 anni è davvero troppo. Così come per altre donne, che non avendo altro sostegno economico non sanno come potersi mantenere. Le loro istanze hanno trovato d’accordo Riccardo Puglisi e Rosario Trefiletti, anch’essi ospiti della trasmissione. Il Presidente di Federconsumatori ha voluto ricordare che con Opzione donna lo Stato risparmierebbe, dato che le donne che vi accedono hanno un ricalcolo contributivo pieno del loro assegno.
IL SOSTEGNO DEI PENSIONATI A FIGLI E NIPOTI
Nel mese di novembre Federmanager ha svolto un’indagine per conoscere la situazione dei manager pensionati, dalla quale emerge che nel 72% dei casi con il loro assegno aiutano a sostenere il welfare di figli e nipoti. “Esiste un chiaro nesso tra il ruolo di sostegno del welfare familiare svolto dai nostri colleghi in pensione e la richiesta di politiche che guardano all’occupazione, al rilancio economico. I nostri manager ci segnalano la realtà di un Paese che stenta a dare le risposte di welfare e che sta crescendo a ritmi ancora troppo lenti. Dietro c’è certamente l’urgenza di dare alle generazioni più giovani maggiori chance di benessere e di lavoro. Se vogliamo che questo Paese regga, dobbiamo difendere il patto tra le generazioni”, sono le parole riportate da Adnkronos del Presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla.
NUOVA INIZIATIVA CONTRO LA LEGGE FORNERO
“Questo Governo non ha fatto nessuna riforma delle pensioni!” è il giudizio di Luciano Cecchin, uno dei fondatori del gruppo Facebook 41xtutti lavoratori uniti, che si batte perché venga approvata la Quota 41, che consentirebbe di accedere alla pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Intervistato da money.it, spiega che l’esecutivo non solo non ha fatto nulla rispetto alle richieste su Quota 41, ma nemmeno per gli esodati, per Opzione donna e per i giovani. “La legge Fornero è viva e attiva più che mai! I maggiori contributi versati da chi è stato costretto al lavoro dalle riforme pensionistiche e i risparmi derivanti dalle pensioni più povere erogate dall”Inps, sono stati tolti ai lavoratori per dirottarli a banche, imprese e cooperative per un ammontare complessivo secondo il Mef di oltre 40 miliardi per il periodo 2015-2019. Solo quest’anno sono stati spesi 25 miliardi di euro per salvare le banche, mentre le risorse aggiuntive per le pensioni previste per i prossimi 3 anni non superano complessivamente i 2 miliardi”, spiega Cecchin.
A suo modo di vedere è certo positivo il riconoscimento che è stato dato ai lavori gravosi, che vengono esentati dall’aumento dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita, ma è “completamente sbagliata l’impostazione. Dopo 40-41 anni di lavoro qualsiasi lavoratore è usurato”. Cecchin annuncia anche che con il suo gruppo sta mettendo a punto un disegno di legge a iniziativa popolare da sottoporre al Parlamento che nascerà dopo le elezioni per cancellare la Legge Fornero e tornare al sistema retributivo.
I DATI “SBALLATI” SULLE PENSIONI
Dalle pagine del Corriere della Sera, Alberto Brambilla evidenzia come in Italia si parli molto di pensioni, ma che spesso lo si fa partendo da numeri sbagliati. Il Presidente del Centro studi di Itinerari previdenziali ricorda che “la spesa per le pensioni nel 2016, sulla rigorosa base dei bilanci Inps, è pari a circa 218 miliardi mentre i contributi sono pari a 197 miliardi. Già questo basterebbe per dire che il deficit non è di 87 miliardi ma di 21”. Tuttavia se si togliessero integrazioni al minimo, le maggiorazioni sociali e la quota assistenziale per i dipendenti pubblici, la spesa scenderebbe sotto i 208 miliardi. Inoltre, considerando le imposte versate dai pensionati, il vero esborso è di poco superiore ai 150 miliardi. Dunque il vero problema non è la spesa previdenziale, ma quella assistenziale. Numeri che devono far riflettere, visto che poi le istituzioni sovranazionali bacchettano sempre l’Italia sulla sua spesa pensionistica.