“SCONGELATA” LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI

Sulla base di quanto disposto da un decreto del ministero dell’Economia, l’Inps ha comunicato che è previsto un adeguamento dell’1,1% per chi riceve fino a tre volte il minimo. Dal 1 gennaio riparte, dunque, la rivalutazione delle pensioni, che era congelata da due anni. L’assegno minimo di conseguenza salirà da 501,89 euro a 507,42 euro al mese. L’aumento in un anno sarà di circa 72 euro. Per i pensionati che ricevono mille euro sarà invece riconosciuto un incremento di 11 euro mensili. Per quanto riguarda gli importanti tra tre-quattro volte il minimo, è riconosciuto il 95% dell’inflazione, quindi l’1,045% dell’assegno, mentre per quelli tra quattro e cinque volte il minimo è pari allo 0,825% del totale. Lo 0,550% per i trattamenti tra cinque e sei volte il minimo, 0,45% per gli importi oltre sei volte il minimo. Per una pensione superiore a 3.011 euro al mese la rivalutazione sarà invece inferiore a 180 euro l’anno, pari a 14,9 euro in più al mese. (agg. di Silvana Palazzo)



ELSA FORNERO E LE PENSIONI D’ORO

Elsa Fornero interviene nel dibattito riguardante il taglio delle pensioni d’oro finalizzato a finanziare la cancellazione della sua riforma delle pensioni e dell’età pensionabile. Un dibattito innescato dalle dichiarazioni di Luigi Di Maio dello scorso fine settimana. Dalle pagine del Foglio, l’ex ministra del Lavoro fa notare che per reintrodurre le pensioni di anzianità servirebbero “alcune decine di miliardi” nei prossimi 5-6 anni. E per reperire una simile cifra bisognerebbe procedere a una cancellazione completa delle pensioni d’oro e non a un loro semplice ricalcolo contributivo. Il che rappresenterebbe un’operazione “chiaramente impraticabile”. Fornero fa poi “considerazioni relative all’importo delle pensioni ottenibili a età relativamente giovani”, ricordando che il loro importo non può che essere modesto, in virtù proprio del metodo contributivo.



“Per aumentare la pensione è necessario avere un reddito da lavoro più alto oppure lavorare più a lungo”, avverte quindi l’ex ministra, specificando che per avere un reddito più alto occorre che aumenti la produttività, dipendente a sua volta da investimenti aggiuntivi, che difficilmente oggi possono essere messi sul piatto. “L’aumento delle pensioni può allora derivare solo dal lavorare più a lungo – che è anche la risposta razionale all’invecchiamento e alla riduzione del numero dei giovani sulla popolazione complessiva – naturalmente fatte salve le categorie dei lavori usuranti e lo stato di salute delle persone”, scrive Fornero, secondo cui i programmi elettorali non dovrebbe avere come punto di partenza le pensioni, ma le modalità per creare più lavoro.



PEDRETTI LANCIA LA SFIDA PER IL 2018

Ivan Pedretti guarda già al 2018, anno in cui si terranno le elezioni politiche. “Si apre un nuovo anno in cui dovremo riconfrontarci con chi andrà a governare il paese. I temi sono sul tavolo: lavoro e pensioni”, ha detto il Segretario generale dello Spi-Cgil. Parlando a Ceparana (SP) dell’agenda del sindacato dei pensionati per l’anno nuovo, Pedretti ha spiegato: “Vorremmo che la riforma Fornero desse più dignità alle persone, più diritti, per quello va modificata”. “Vorremmo che i giovani avessero un salario dignitoso, non un salario da fame e che non fossero precari. Solo se lavorano si potrà avere un futuro previdenziale. La battaglia vera è conquistare un lavoro stabile, qualificato, ben pagato, e che contrasti questa idea di precarizzazione continua della vita. Non possiamo dire a un giovane di guardare al futuro se non è in grado di farsi una famiglia, costruirsi la casa e avere una prospettiva. Bisogna migliorare le condizioni dei giovani e dare più diritti”, ha poi aggiunto secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale.

VITALIZI, SFUMA L’ULTIMA OCCASIONE AL SENATO

La conferenza dei capigruppi del Senato ha approvato il calendario dei lavori dell’aula e non v’è traccia della proposta di legge riguardante i vitalizi dei parlamentari. Lega Nord e Movimento 5 Stelle, segnala Il Corriere della Sera, hanno così deciso di scrivere una lettera aperta a Matteo Richetti, autore del disegno di legge approvato alla Camera, ma che non riesce a essere discusso al Senato, in cui si legge: “Caro Richetti, abbiamo chiesto di portare in Aula l’abolizione dei vitalizi. Nessuno, a partire dal Pd, ha appoggiato la nostra richiesta. E questa non è una fake news. Ancora una volta in Senato si spreca un’occasione per approvare la legge, l’ultima chance per questa legislatura. E tra i responsabili c’è anche il Pd”, il partito a cui appartiene Richetti stesso. Considerato che si dà per certo lo scioglimento delle Camere entro la fine dell’anno, non ci sarà quindi tempo per approvare la legge entro la fine della legislatura.