Non solo Comparto centrale: la firma sul rinnovo degli statali interesserà nei prossimi mesi anche gli altri comparti, soprattutto scuola e sanità per le quali la copertura delle cifre è ancora piuttosto “oscura” con i sindacati che rimangono sul “chi va là” per le prossime mosse della Pubblica Amministrazione. Sul fronte aumenti, ad esempio, nel settore Sanità la firma prima di Natale porterà da 63 a 117 euro mensili lordi a pieno regime da marzo 2018: su questi incrementi però bisognerà aggiungere l’assegno per i livelli più bassi (tra i 21 e 25 euro per dieci mensilità) e un surplus per le “amministrazioni più ricche” in modo da ricaricare sul salario accessorio. Il problema è che restano i dubbi sull’effettiva copertura e per questo i primi mesi del nuovo anno vedranno ancora l’Aran impegnato con i sindacati di categoria per chiarire bene mosse, cifre e modalità. Intanto va ricordato come cambieranno le polizze sanitarie per i lavoratori statali con la nuova riforma: «Previste per gli statali anche polizze sanitarie integrative, insieme a iniziative di sostegno al reddito della famiglia, supporto all’istruzione e promozione del merito dei figli», spiega il Quotidiano Sanità. (agg. di Niccolò Magnani) 



AUMENTI DA FEBBRAIO

L’accordo per il rinnovo del contratto degli statali, firmato all’antivigilia di Natale, prevede diverse novità per i dipendenti del pubblico impiego. Si tratta di un contratto “apripista” che detterà la linea anche per gli altri comparti sanità, enti locali e scuola. Per questo il percorso per arrivare all’intesa è stato lungo e tortuoso. Dopo mesi di negoziati, il tavolo rimasto aperto per tre giorni e una seduta fiume di diciotto ore ha portato alla firma tra le parti. Per quanto riguarda la parte strettamente economica, si registrano nuove regole e scatti sullo stipendio base che vanno dai 63 ai 117 euro lordi al mese, per una media di 85 euro. Il guadagno annuo va dai 1.019 ai 1.506 euro, a seconda della qualifica. Come riportato dal Sole 24 Ore, le amministrazioni più ricche potranno avvalere di un plus sul salario accessorio, dai 9 ai 14,5 euro mensili. Quando si faranno sentire gli aumenti in busta paga? Bisogna aspettare la validazione della Corte dei Conti, solo dopo la Ragioneria potrà mettere in liquidazione i verdolini aggiornati. Quindi si comincerà da febbraio, non certo prima. A marzo invece scatteranno i rialzi a regime per il 2018 e il cosiddetto elemento perequativo, che complessivamente vale 210-260 euro. Questo assegno però è valido solo per le prime sette fasce retributive, come “indennità” contro eventuali perdite dovute al sovrapporsi dell’incremento contrattuale con il bonus Renzi.



CONTRATTI STATALI, LE REAZIONI DOPO LA FIRMA DELL’ACCORDO

Dalla stretta sui licenziamenti per conflitti di interessi alle precisazioni sulle clausole anti-assenteismo: sono molte le novità last-minute nel contratto degli statali. Ai sindacati, ad esempio, è stato riconosciuto un ruolo rafforzato in tutto ciò che riguarda turni e flessibilità, ma è nato anche un Osservatorio per il benessere dei travet, che dovrà prevenire episodi di burnout, esaurimento da lavoro. Alla firma dell’accordo tra sindacati e Aran si è arrivato dopo una lunga trattativa. Una firma attesa «da un decennio», ha sottolineato il premier Paolo Gentiloni, segno che «l’Italia merita fiducia». Soddisfazione è stata espressa anche dalla ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia: «Impegno mantenuto», ha spiegato, precisando che è stata «archiviata la logica punitiva della legge Brunetta». La leader Cgil Susanna Camusso parla invece di «più diritti, più contrattazione e più salario». Annamaria Furlan, numero uno Cisl, ritiene che sia stata restituita «dignità» ai lavoratori del pubblico.

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