LAVORATORI PRECOCI, AVANTI CON LA PETIZIONE SUL DDL 857
I lavoratori precoci non si fermano nemmeno durante le feste e continuano a raccogliere le firme a sostegno della petizione con cui chiedere la discussione alla Camera della proposta di legge 857, meglio conosciuta come ddl Damiano. Una proposta che contiene, oltre alla Quota 41, la flessibilità pensionistica con un anticipo di 4 anni, che potrebbe tornare molto utile nel momento in cui si è deciso di aumentare i requisiti pensionistici in virtù dell’incremento dell’aspettativa di vita. L’obiettivo, spiegato sul gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, è quello di presentare al nuovo Parlamento che uscirà dalle elezioni del 4 marzo la petizione con 50.000 adesioni. Al momento sono circa 46.000, quindi non manca molto al raggiungimento del traguardo, ma non si può perdere nemmeno l’occasione delle feste per continuare la raccolta delle firme.
L’AIUTO IN PIÙ PER I PREPENSIONAMENTI BANCARI
I lavoratori bancari coinvolti in piani di esubero potranno avere un prepensionamento agevolato fino a sette anni fino alla fine del 2019. La misura era stata prevista nella Legge di bilancio dello scorso anno e una circolare dell’Inps della scorsa settimana, come ricorda pensionioggi.it, disciplina la possibilità di utilizzare anche riscatti e ricongiunzioni contributive per far sì che la quiescenza sia più vicina per il lavoratore. Saranno però i datori di lavoro a doversi far carico dei costi necessari per queste pratiche presso l’Inps, il quale ha ricordato che è bene presentare domanda con un anticipo di almeno quattro mesi rispetto alla data di risoluzione del rapporto di lavoro, in modo che si possa procedere all’esame della stessa dando un riscontro. Oltretutto riscatto e ricongiunzioni potrebbero far scattare subito il diritto alla pensione, evitando l’erogazione dell’assegno straordinario che spetterebbe altrimenti al lavoratore in attesa della quiescenza.
DI MAIO: FAMIGLIA DI DUE PENSIONATI AVRÀ PIÙ DI 1.150 EURO
Luigi Di Maio è stato intervistato da Il Fatto Quotidiano ed è tornato a parlare del programma elettorale del Movimento 5 Stelle. Per quel che riguarda la previdenza, il candidato Premier del M5S ha detto che “il tema delle pensioni è strettamente legato alle soglie di povertà di questo Paese. Con la nostra legge sul reddito di cittadinanza una famiglia di due pensionati avrà più di 1.150 euro al mese. E questo li aiuterà ad arrivare a fine mese e a non venire più alle mense di solidarietà, che ringrazio per quello che stanno facendo”. Il leader pentastellato ha quindi lanciato un appello alle altre forze politiche: “Siccome tutti stanno prendendo impegni per strumenti di sostegno al reddito, chiedo già a tutte le forze politiche di votare la nostra legge sul reddito di cittadinanza nella futura legislatura”. Chiaro il riferimento alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sul reddito di dignità.
SACCONI: SERVONO TRANSIZIONI PER LE DONNE
Maurizio Sacconi, insieme a Cesare Damiano, ha cercato di contrastare l’aumento dell’età pensionabile determinato dall’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita. Una battaglia non vinta, salvo che per 15 categorie di lavori gravosi. Ma al di là di questo l’ex ministro del Lavoro, in una conversazione con Labitalia, ha spiegato che “il sistema previdenziale ha bisogno di stabilizzatori automatici, ma sono state sbagliate alcune rigidità che hanno determinato discutibili impegni di spesa per circa 20 miliardi”. Dal suo punto di vista servono in particolare “transizioni, soprattutto per le donne già adulte all’atto di approvazione della riforma”. Il Presidente della commissione Lavoro del Senato ritiene inoltre che sia necessario “un deciso impulso al risparmio previdenziale, tanto verso il primo pilastro – con i versamenti volontari – quanto verso il secondo con una nuova fase di silenzio assenso”.
APE, MANCA ANCORA L’ACCORDO CON ABI E ANIA
Ancora non è arrivata notizia della firma degli accordi quadro con Abi e Ania necessaria per far proseguire il cammino per rendere concreto l’Ape volontario. Come ricorda termometropolitico.it, infatti, i documenti in questione fissano i dettagli delle convenzioni per far sì che si possano erogare i prestiti pensionistici necessari all’Anticipo pensionistico. A questo punto è verosimile pensare che la firma slitterà a gennaio. Ci vorranno poi quindici giorni perché l’Inps diffonda la circolare, già di fatto pronta, per rendere possibile la presentazione delle domande di accesso alla misura. Che è stata prorogata fino alla fine del 2019. Resta da capire se a quel punto cambierà anche l’età a cui sarà possibile l’accesso, visto che è previsto un aumento dei requisiti pensionistici che non riguarderà tra l’altro tutti i lavoratori.
RENZI ALL’ATTACCO DI BERLUCONI E M5S
L’ultima uscita di Silvio Berlusconi, in cui ha spiegato che oltre all’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro vuol varare, in caso di vittoria alle elezioni, il reddito di dignità, costano non poche critiche all’ex Premier. Francesco Daveri, Professore di Macroeconomia all’Università Bocconi, all’Huffington Post fa notare come non si capisca quale possa essere la copertura di queste promesse che faranno aumentare il deficit pubblico, in una misura che è difficile determinare. Più duro Matteo Renzi, che su Twitter critica sia il Presidente di Forza Italia che il Movimento 5 Stelle, chiedendosi se intendono coprire le spese degli interventi che stanno promettendo in campagna elettorale (come l’aumento delle minime, il reddito di cittadinanza o di dignità e la flat tax) con i soldi del Monopoli.
I COSTI PREVIDENZIALI DELLA CAMERA
Il disegno di legge Richetti, come noto, non sarà discusso al Senato. E dunque la legislatura si chiuderà senza che ci sia modo di varare un intervento completo sui vitalizi dei parlamentari. Il ddl, infatti, è stato approvato dalla Camera, ma non da palazzo Madama. E dunque per gli ex senatori le cose andranno meglio che agli ex deputati. Tuttavia, secondo quanto riporta La Notizia, il bilancio previsionale di Montecitorio per il 2018 prevede che le spese saliranno di 17,6 milioni di euro, superando quota 968 milioni, con un aumento dell’1,85% in un anno. E a crescere sarà anche la “spesa previdenziale per i deputati cessati dal mandato”, che passerà dai 133,3 milioni del 2017 ai 136,1 del 2018. “Nello specifico, sempre stando al bilancio, 78 dei 136,1 milioni serviranno per pagare i vitalizi diretti, altri 16,2 per le pensioni dirette e, dulcis in fundo, 23,2 milioni per la reversibilità degli ex deputati defunti”.
E non è tutto, perché la spesa previdenziale relativa al personale in quiescenza salirà di oltre 10 milioni di euro, superando i 276 milioni di euro. “A conti fatti, per pagare gli stipendi del personale eletto e non, vitalizi e pensioni, Montecitorio dovrà staccare un maxi-assegno da 769 milioni 400mila euro, praticamente il 79,5% dell’intera spesa a bilancio”. Anche perché dal 1° gennaio scadrà l’efficacia della delibera del 2014 con cui l’Ufficio di presidenza aveva “calmierato” gli stipendi dei dirigenti. Dunque, con questi dati riportati da La Notizia, si capisce bene che nonostante l’approvazione del ddl Richetti di fatto non ci saranno risparmi di spesa alla Camera dei deputati, ma anzi costi in più.
CON RITA SOSTEGNO FINO A 10 ANNI PRIMA DELLA PENSIONE
Con la Legge di bilancio arriva un’importante novità riguardante la Rita, la Rendita integrativa anticipata. Se ci si trova al massimo a cinque anni dall’età per il pensionamento di vecchiaia e si sono versati almeno venti anni di contributi nella previdenza complementare, sarà possibile avere una rendita in attesa di raggiungere la vera e propria pensione. Se il periodo di disoccupazione è superiore ai 24 mesi, l’anticipo rispetto al requisito pensionistico può salire fino a dieci anni. Il Sole 24 Ore ricorda anche che non servirà una certificazione particolare dell’Inps per poter usufruire della Rita, ma ogni forma di previdenza complementare dovrebbe decidere in autonomia come verificare il possesso dei necessari requisiti per l’erogazione della Rita. Considerato che l’importo della Rita è proporzionale ai contributi versati con gli anni, bisognerà fare bene i propri conti per capire su quale cifra si potrà contare.
LE DISUGUGLIANZE IN CRESCITA TRA UOMINI E DONNE
Raffaele Marmo dedica oggi un breve articolo sul Quotidiano Nazionale alla parità tra uomini e donne che dovrebbe esistere anche a livello previdenziale. Dal suo punto di vista è infatti sacrosanto perseguire l’equiparazione delle regole pensionistiche tra i due generi. Resta il fatto che le situazioni reali presentano delle differenze di non poco conto “che rendono il traguardo della parificazione previdenziale non solo un totem ideologico, ma anche un ulteriore fattore di sperequazione e, dunque, di diseguaglianza concreta”. Marmo evidenzia infatti che le donne sono spesso entrate al lavoro più tardi degli uomini e hanno dovuto interrompere la loro carriera per la nascita di figli o per assistere dei parenti malati. Dunque hanno meno contributi e hanno più difficoltà a usufruire del pensionamento anticipato. Di conseguenza, se si va verso l’equiparazione ci sarà in realtà una sperequazione.