APE SOCIAL, BOERI: IN ARRIVO I PRIMI PAGAMENTI

Tito Boeri rassicura gli italiani che hanno diritto all’Ape social e stanno ancora aspettando l’erogazione della prestazione dopo l’accoglimento della domanda presentata. “Noi stiamo facendo di tutto  per riuscire a pagare gli arretrati a una buona parte di coloro che hanno diritto a questi trattamenti entro il 2017. Quindi nel mese di dicembre dovremmo riuscire a pagare una buona parte degli arretrati a buona parte di coloro che hanno il diritto di ricevere il trattamento per l’Ape social”, ha detto il Presidente dell’Inps in un’intervista al Gr1. Boeri è anche tornato sui dati Ocse diffusi ieri riguardo l’effettiva età di pensionamento, che in Italia è mediamente, per gli uomini, inferiore ai 63 anni. “Quello che bisogna capire è che quando si dice che si ritarda la pensione per adeguarla all’allungamento della vita di 5 mesi,  è come se noi passassimo da 62 anni a 62 anni e 5 mesi”, ha detto.



LANDINI: VA RIMESSA MANO ALLA LEGGE FORNERO

Maurizio Landini critica la Legge di bilancio, spiegando agli studenti dell’Università di Siena che   la manovra “non risolve i problemi né sulle pensioni, né sulla ripresa delle politiche industriali e degli investimenti”. Il Segretario confederale della Cgil, secondo quanto riporta il sito di Controradio, si augura quindi che il Parlamento possa modificare la finanziaria, soprattutto perché il sistema pensionistico attuale non garantisce i giovani. “È un sistema che non dà un futuro ai giovani; un sistema puramente contributivo non esiste in nessuna parte d’Europa, esiste in Cile ma mi sembra che sia un bel disastro”. Per Landini, quindi, qualunque sarà l’esito delle elezioni del prossimo anno bisognerà “rimettere mano a una riforma delle pensioni sbagliata e che non dà futuro né ai giovani, né riconosce i problemi che esistono”.



CENTRELLA: SI RISCHIANO TAGLI ALLE PENSIONI

Giovanni Centrella teme che “per assolvere alle prescrizioni della Commissione europea il governo, quello in carica o quello che sarà decretato dalle urne dovrà approntare una nuova infornata di tasse o peggio ancora aggravare la politica dei tagli alla spesa sociale, al welfare ed alle pensioni”. Secondo quanto riporta Agenpress, il Segretario generale del Selp ricorda anche che “mentre il governo allunga l’età pensionabile i cittadini oltre i 64 anni ‘vantano’ redditi pressoché invariati tra 2006 e 2014, ovvero non adeguati al costo crescente della vita, per non parlare dei redditi dei giovani tra 19 e 34 anni che calano di circa 20 punti”. Dal suo punto di vista, l’Europa non ha tutti i torti nel richiamare l’Italia all’attenzioni sui conti pubblici, perché si è preferito peggiorarli “pur di trovare i fondi per salvare le banche”.



OCSE: IN ITALIA SI VA IN PENSIONE PRIMA DEI 63 ANNI

L’Ocse ha pubblicato il rapporto Pensions at glance 2017 in cui segnala che l’Italia è il Paese con l’età di pensionamento più bassa per gli uomini rispetto a quella di vecchiaia stabilita dalla legge. L’età media di effettivo pensionamento è infatti inferiore di 4 anni e 4 mesi rispetto ai 66 anni e 7 mesi vigenti come requisito. Di fatto, quindi, ricorda l’Ocse, in Italia gli uomini vanno in pensione prima dei 63 anni. Nell’area Ocse, mediamente il divario tra età effettiva e legale di pensionamento per gli uomini è di 8 mesi. L’organizzazione internazionale segnala poi che un ventenne che abbia iniziato a lavorare nel 2016 avrà un’età di pensionamento superiore ai 68 anni in Danimarca, Olanda e Italia. In particolare, in Danimarca l’età sarà di 74 anni, mentre in Italia di 71 anni e 2 mesi e in Olanda di 71 anni.

SADUN (FMI): AVANTI CON LA RIFORMA

Libero ha intervistato Arrigo Sadun, ex direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, che ricorda quanto sia importante che l’economia globale, in particolare la locomotiva Usa, non rallenti. Diversamente per l’Italia potrebbero esserci dei problemi, “considerando la fragilità della ripresa in atto, la situazione dei conti pubblici e le incognite della politica”. Per l’economia, per una ripresa strutturata del Paese manca “il completamento delle riforme avviate su lavoro e pensioni, nonché quelle che devono assicurare il funzionamento di numerose istituzioni fondamentali per il successo di una moderna economia: l’istruzione e la formazione professionale, la giustizia, il contrasto della criminalità organizzata e la pubblica amministrazione”. Anche da Sadun sembra quindi arrivare un consiglio a non fare retromarce sulla riforma delle pensioni già avviata negli anni scorsi.

MOBILITAZIONE DELL’UGL

Dopo la mobilitazione della Cgil di sabato scorso, oggi è L’Ugl a scendere in piazza, con lo slogan #vietatovivere pensione irraggiungibile. Nel volantino esplicativo viene riportata una frase del Segretario generale Francesco Paolo Capone: “Questa legge di bilancio doveva porre maggiore attenzione sul tema pensioni e welfare social, introducendo nuovi elementi a favore di tutti i cittadini, proponendo correzioni necessarie a eliminare le note iniquità previdenziali. Se non si interviene su questo fronte non si avrà nessuna ripresa economica, soprattutto se il Governo continua a ignorare i problemi cardine dell’Italia, che sono legati alla mancanza di lavoro relative tutele”. Nello stesso volantino sono anche elencate le richieste dell’Ugl: “bloccare (per poi eliminare definitivamente) l’innalzamento dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia e anzianità in rapporto all’aspettativa di vita. Estendere la flessibilità in uscita e il riconoscimento della peculiarità e del valore universale della maternità e del lavoro di cura assistenziale e familiare. Rivedere, prorogare ed estendere la platea dei beneficiari dell’Ape social. Iniziare un serio dialogo sull’abolizione della Legge Fornero (una legge di cassa e non una riforma previdenziale). Separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale”.

Agenpress riporta le dichiarazioni del segretario nazionale Ugl Polizia Penitenziaria, Alessandro De Pasquale, che evidenzia come l’innalzamento dei requisiti pensionistici costi molto ai lavoratori, che “non potranno realizzare quei progetti di vita che avevano immaginato per prendersi cura di un familiare o per dare una piccola svolta a una situazione economica familiare sempre più difficile in tempo di crisi”.

FELTRI CRITICA ANCORA BERLUSCONI

Vittorio Feltri torna a criticare la promessa di Berlusconi relativa all’innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro. In una lettera indirizzata all’economista Paola Tommasi, per un suo intervento su Libero, il direttore ha ricordato come l’Inps sia finanziata dai versamenti dei lavoratori. “Ti sembra giusto sottrarre quattrini a chi li ha anticipati per darli in beneficenza? Berlusconi è stato portato in trionfo in passato perché elevò a un milione di lire le pensioni sociali. Fu viceversa un errore grave e imperdonabile, in quanto egli prelevò la cifra necessaria dall’Inps, impoverendolo, anziché dalla cassa Statale. E adesso, viene applaudito visto che intende ripetere l’operazione alzando gli assegni sociali a mille euro, attingendo il contante ancora dalla Previdenza che egli confonde con l’assistenza”. Dunque per Feltri Berlusconi “è padronissimo di assicurare a chi è in miseria l’indispensabile per campare, ma non usi gli accantonamenti della Previdenza (che, ripeto, va separata dalla assistenza) bensì quelli dell’erario”.

200.000 AVVISI PER IL LAVORO DOMESTICO

Negli ultimi giorni l’Inps ha inviato più di 200.000 avvisi di accertamento relativi al mancato pagamento dei contributi di collaboratori domestici. Maria Sandra Petrotta, direttore centrale entrate e recupero crediti dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, ha fornito questa cifra intervenendo alla trasmissione Due di denari di Radio 24. “L’Istituto procede periodicamente all’interruzione della prescrizione dei contributi che risultano dovuti e non versati. In questa operazione noi abbiamo rilevato tutte le posizioni per le quali manca almeno un trimestre nel periodo che va tra il 4° trimestre 2012 e il  4° trimestre 2013”, ha spiegato Petrotta, che poi ha aggiunto che questi avvisti “hanno uno scopo informativo e anche interruttivo della prescrizione, ma non sono cartelle. Lo diventeranno laddove i datori di lavoro non collaboreranno e quindi non contesteranno gli avvisi di accertamento”.