Impazza la discussione sul rinnovo dei contratti statali, ma il problema degli stipendi all’interno della Pubblica Amministrazione resta ancorato anche per chi si è visto “bloccare” la busta paga in maniera incostituzionale negli ultimi 8 anni. Proprio questo danno prodotto dallo stato ha di fatto riaperto le trattative con i sindacati per arrivare ad un rinnovo del contratto pubblico degli statali, si spera, a partire dal 2018. Il giorno dopo la sentenza della Consulta ormai un anno e mezzo fa che sanciva l’incostituzionalità del blocco stipendi così perdurato, è partita la richiesta di rimborso e indennizzo per il risarcimento del danno in due diversi periodi: il periodo dal gennaio 2010 al giugno 2015, in relazione al quale al dipendente spetterebbe l’indennizzo. E, in secondo luogo, il periodo da luglio 2015 ad oggi: in relazione al quale al dipendente spetta un vero e proprio risarcimento del danno. Quanto richiedono le sigle di categorie e i sindacati anche all’interno del rinnovo del contratto, è molto semplice: si chiede «equo indennizzo, a compensazione del sacrificio imposto ai lavoratori per effetto del mancato adeguamento del trattamento economico-stipendiale, per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 30 luglio 2015, anche a titolo di arricchimento senza causa dell’amministrazione. L’equo indennizzo richiesto è pari, in media, a 100 euro al mese per ogni dipendente che abbia subito il “blocco” del proprio contratto di lavoro», come riporta La Legge per Tutti. Da ultimo, viene richiesto per quel “secondo periodo” un risarcimento del danno da indirizzare al periodo successivo e cioè a partire da settembre 2015 sino all’effettivo rinnovo contrattuale. Il risarcimento richiesto è pari, in media, a 200 euro al mese per ogni dipendente che abbia subito il “blocco” del proprio contratto di lavoro.
UIL, “FIRMA SUL RINNOVO NON È SCONTATA”
È trascorso un anno dall’accordo del 30 novembre tra sindacati e governo per il rinnovo dei contratti statali, ma ancora non si vede la luce in fondo al tunnel. A parlare è il sindacato Uil Scuola, stanco di aspettare una svolta. “Per la parte economica, di per sé insufficiente, assistiamo alla guerra sui numeri messa in piedi dalla solita burocrazia arrogante che usa i numeri per fare politica”, scrivono nel comunicato. Ma i torni non contano: “Trasformare in percentuale l’aumento medio degli 85 euro, indistintamente su tutti i comparti avvantaggia i comparti con le retribuzioni più elevate”, ma ciò è in netto contrasto con quell’accordo, visto che prevede la riduzione della forbice retributiva e la valorizzazione dei livelli retributivi che hanno sofferto maggiormente del blocco della contrattazione e della crisi economica. “Ora nessuno può pensare che gli 85 euro possano rappresentare il recupero di ciò che è stato sottratto dai governi in questi dieci anni, ma pensare di ridurlo ancora, equivale ad una provocazione per il personale della scuola a cui non potremo che rispondere adeguatamente con azioni di mobilitazione”. Ma questa non è l’unica minaccia: la firma al rinnovo, precisa Uil, è tutt’altro che scontata. (agg. di Silvana Palazzo)
SAITTA: “SERVONO RISORSE PER DIPENDENTI SANITÀ”
Antonio Saitta, coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha chiesto uno sforzo al Governo per evitare che ci sia lo sciopero del 12 dicembre. “Siamo dalla parte dei medici, degli operatori del servizio sanitario e delle organizzazioni sindacali che li rappresentano”, ha precisato in un comunicato stampa, nel quale fa riferimento anche alla Legge di Bilancio in discussione in Parlamento. “Per questo occorre che il Governo metta le risorse necessarie per procedere ai rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici e convenzionati del Servizio Sanitario Nazionale”, ha spiegato, facendo riferimento alla proposizione di un emendamento al Governo e alla Commissione Bilancio del Senato. Secondo le stime si tratta di circa “1300 milioni che certamente non possono essere sottratte al fondo sanitario nazionale a meno di non voler mettere a rischio la sostenibilità dei servizi previsti dai nuovi livelli essenziali di assistenza”. (agg. di Silvana Palazzo)
ORARI PIÙ FLESSIBILI PER CHI HA FIGLI PICCOLI
Una delle principali novità previste nella bozza del nuovo contratti per gli statali è la maggiore flessibilità di orari per quei dipendenti pubblici delle Pa centrali, dai ministeri alle agenzia fiscali e i grandi enti, che si trovano in situazioni di particolare bisogno. Stando a quanto appreso dall’Adnkronos, la novità è stata presentata dall’Aran ai sindacati e se ne è parlato al tavolo negoziale. Nel documento sono indicate le misure per garantire una maggiore flessibilità sugli orari in entrata e uscita dagli uffici con modalità che verranno decise da ogni amministrazione. Il nuovo contratto degli statali prevede anche una maggiore attenzione all’orario “multiperiodale”, cioè la possibilità di lavorare in un determinato arco temporale su orari differenti, prevedendo ad esempio che vengano alternate settimane più intense ad altre meno intense, insomma una sorta di straordinario programmato compensato però in giornate con orario ridotto. (agg. di Silvana Palazzo)
USB, FORTI CRITICHE SUL RINNOVO ARAN
L’Usb non ci sta: l’unione sindacale di base non firma l’accordo siglato negli ultimi giorni sul rinnovo dei contratti statali, per quanto riguarda il fattore permessi e distacchi sindacali anche a ore. La principale novità rimane comunque nel ricorso “elastico” di distacchi, permessi, assenze complete e fruibili ad ore. In questo modo, spiega l’anticipazione filtrata dall’Aran, si potrà riequilibrare il taglio del 50% delle prerogative, previsto nel 2014. Secondo la sigla sindacale nazionale, «non è solo una occasione mancata per ampliare gli spazi di democrazia nei posti di lavoro, ma va nella direzione diametralmente opposta». La decisione lancia un segnale importante anche e soprattutto in vista degli accordi sul comparto centrale della Pa in discussione tra ieri e oggi, con il fronte sindacale non proprio coeso nell’accettare la bozza presentata dall’Aran per l’aumento stipendiale medio a 85 euro per tutti i dipendenti statali.
ALL’ARAN NUOVO VERTICE SULL’AUMENTO STIPENDI PA
Ieri 5 dicembre 2017 è cominciato il nuovo incontro all’Aran sul rinnovo dei contratti statali, in particolare «è stata indetta la Convocazione riunione per rinnovo contrattuale Comparto Funzioni Centrali 2016-2018», come recita l’Aran – l’ente che rappresenta il governo nelle trattative della Pubblica Amministrazione. Dopo le novità sui licenziamenti e le ultime bozze di rinnovo, ora si torna a parlare finalmente, in piena discussione della Manovra Economica alla Camera, di cifre per l’aumento portato a termine della PA. La Legge di Bilancio ha messo a tema l’aumento degli 85 euro medi e dovrebbero essere mantenuti anche i celebri bonus Irpef da 80 euro: restano però punti non decisi visto che le cifre in Manovra sono tutt’altro che “cristallizzati” e le richieste dei sindacati intendono portare a casa per i lavoratori statali ancora di più di quanto siglato lo scorso 30 novembre 2016 nel primo storico accordo sindacale post-sentenza Consulta nel vasto mondo dei lavoratori statali.