IL CALENDARIO DEI PAGAMENTI 2018
C’è attesa per la comunicazione ufficiale dell’Inps riguardante il calendario dei pagamenti delle pensioni per il 2018. L’anno scorso il Milleproroghe ha evitato, salvo che per il mese di gennaio, che gli assegni venissero erogati il secondo giorno bancabile del mese. Ma la disposizione ha finito i suoi effetti, dato che la sua efficacia è terminata con il pagamento di dicembre. Dunque nel 2018 si dovrebbe passare al nuovo calendario, che potrebbe comportare delle attese particolare, specialmente a giugno, dato che il giorno 2 è festivo. E in particolare per chi ha un conto in banca, visto che il sabato, a differenze di quanto avviene per le Poste, non è giorno bancabile. Con la ricostruzione di pensionioggi.it, ricordiamo quindi quelle che saranno le date di pagamento delle pensioni, salvo interventi legislativi: 3 gennaio, 2 febbraio, 2 marzo, 3 aprile, 3 maggio, 4 giugno, 3 luglio, 2 agosto, 3 settembre (il 4 per le banche), 2 ottobre, 3 novembre (il 5 per le banche) e 3 dicembre (il 4 per le banche).
LE PROPOSTE DI RIZZETTO
La Legge di bilancio è approdata alla Camera dove non sono mancate proposte emendative. Walter Rizzetto, sulla sua pagina Facebook, ha elencato alcune delle proposte che ha depositato. Per quanto riguarda quelle a carattere previdenziale, il deputato di Fratelli d’Italia ha chiesto la proroga di Opzione donna, l’abrogazione della Legge Mosca e una nona e definitiva salvaguardia degli esodati. “Ci sarà una bella battaglia parlamentare la prossima settimana, di giorno e di notte e in Commissione, sulle proposte emendative presentate, poiché non lasceremo nulla al caso e staremo attenti a ogni particolare”, ha evidenziato Rizzetto, aggiungendo che “questa è la nostra ultima possibilità, poi ci concentreremo sulle elezioni Politiche del prossimo anno”. In questo senso ha fatto anche sapere che presto pubblicherà la mozione congressuale con le linee programmatiche del Comitato “Terra Nostra”.
DOMENICO PROIETTI (UIL): “PASSO AVANTI VERSO L’EQUITÀ E LA GIUSTIZIA”
Domenico Proietti esponente di livello nazionale della Uil ha espresso il proprio pensiero sul sistema previdenziale ed in particolare sull’ampliamento della platea rivolta all’Ape sociale. Queste quanto evidenziato sul sito ufficiale della Uil: “È importante l’approvazione dell’emendamento, da parte della commissione lavoro, che in riferimento all’Ape sociale amplia la platea dei lavori gravosi a 4 nuove categorie (marittimi, pescatori, braccianti ed operai agricoli, siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro), le quali insieme alle 11 individuate lo scorso anno potranno beneficiare dell’anticipo pensionistico di quasi 4 anni. È altrettanto importante aver elevato il bonus contributivo riconosciuto alle lavoratrici madri da 6 mesi ad 1 anno, fino ad un massimo di 2; così come aver chiarito che l’aver beneficiato di ammortizzatori sociali e il termine di un contratto a tempo determinato non precludono l’accesso alla prestazione”.
CGIL: “STATO RISPARMIA GRAZIE A CRITERI RESTRITTIVI SU APE SOCIALE E PRECOCI”
La Cgil della segreteria Susanna Camusso continua nella sua battaglia solitaria con l’attuale Governo per quanto concerne la riforma delle pensioni. In queste ore è stato resto noto sul sito ufficiale del sindacato, il risultato di uno studio secondo il quale grazie agli attuali criteri in ambito Ape Sociale e Precoci, lo stato nel 2018 andrebbe a ‘risparmiare’ qualcosa come 554 milioni di euro. Il segretario confederale Roberto Ghiselli ha commentato la vicenda evidenziando: “Il risparmio di risorse realizzato sulle prestazioni di Ape sociale e ‘precoci’ nel 2017 è addirittura superiore a quanto il Governo ha deciso di destinare complessivamente al capitolo Previdenza nel prossimo triennio. Basta questo dato per confermare l’inconsistenza delle misure proposte dall’Esecutivo al sindacato per la fase due del confronto sulle pensioni.. Se non si vogliono accumulare ulteriori residui, pregiudicando il diritto di molti lavoratori di fruire delle prestazioni di Ape sociale e anticipo per i precoci, è necessario intervenire in legge di Bilancio per modificare profondamente le procedure e i vincoli”.
APE SOCIAL, I DATI DELLA CGIL
L’Ape social finisce nel mirino della Cgil. L’Inps sta ancora riesaminando le domande che erano state presentate entro il 15 luglio alla luce degli indirizzi interpretativi forniti dal ministero del Lavoro. Secondo i dati dell’Inca riportati dal sito di Rassegna sindacale, ci sono ancora quasi 8.200 domande a riesaminare. Senza dimenticare che da metà luglio al 30 novembre ne sono state presentate oltre 16.900 nuove. Alcune delle quali sono però una duplicazione di quelle già presentate in precedenza e respinte dall’Inps. Resta il fatto che finora nessuno ha ricevuto la prestazione, anche in caso di accoglimento della domanda. “Il sospetto è che si avveri ciò che lo stesso Inps ha pronosticato, nell’ottobre scorso, in occasione dell’audizione alla Camera, quando, giocando di anticipo rispetto ai tempi, affermò che il 50% delle risorse stanziate per l’indennità Ape sociale e l’anticipo pensionistico in favore dei lavoratori precoci, anche dopo il riesame delle domande, sarebbe rimasto inutilizzato”, ha detto Morena Piccinini, Presidente del patronato Inca-Cgil.
Come se non bastasse, Enzo Cigna, responsabile dell’ufficio previdenza pubblica della Cgil, ha spiegato che “sulla base di quanto contenuto nell’emendamento alla legge di Bilancio sulle pensioni presentato dal governo, le risorse risparmiate nel 2017 non verranno reimpiegate”. Il Manifesto, oltre alle sue parole, riporta quelle di Roberto Ghiselli, Segretario confederale della Cgil, che ha evidenziato come i risparmi, più di 500 milioni di euro, sono superiori alle risorse stanziate dal Governo per il suo pacchetto di proposte. “Basta questo dato per confermare l’inconsistenza delle misure proposte al sindacato per la fase due del confronto sulle pensioni”, ha aggiunto.
LE NOVITÀ PER LA PENSIONE A 64 ANNI (E 7 MESI)
Una circolare Inps porta importanti novità, che Anna Giacobbe ha voluto ricordare con un post via Facebook. La Legge Fornero aveva previsto infatti che fosse possibile andare in pensione a 64 anni (diventati nel frattempo 64 anni e 7 mesi) se al 31 dicembre 2012 si avevano almeno 35 anni di contributi e 61 di età, oppure 36 anni di contributi e 60 di età. Nel caso delle donne, al 31 dicembre 2012 si dovevano avere almeno 20 anni di contributi e 60 di età. “Finalmente è stato chiarito pure che per maturare quel diritto sono utili anche ‘i periodi di contribuzione volontaria, di contribuzione figurativa per eventi fuori dal rapporto di lavoro dipendente del settore privato e di riscatto non correlato ad attività lavorativa’, insomma, per capirci, la maternità al di fuori del rapporto di lavoro e il riscatto dei periodi di servizio militare”, scrive la deputata dem. Che chiude il suo post facendo capire che questo importante risultato è stato raggiunto grazie anche all’impegno di Marialuisa Gnecchi, sua collega di partito e in commissione Lavoro.
RAMPELLI (FDI): AUMENTARE LE PENSIONI SOCIALI
Gli ultimi dati Istat diffusi in settimana hanno segnalato un aumento del rischio povertà tra gli italiani. Numeri che, secondo Fabio Rampelli, “impongono un totale cambiamento di approccio nelle politiche del lavoro e sociali”. A suo modo di vedere, infatti, “diciotto milioni di persone che scivolano verso l’indigenza e l’esclusione non hanno bisogno di un Bilancio elettorale a base di mancette. È necessario produrre ricchezza, incentivare le aziende, creare nuova occupazione, aumentare e allargare la soglia dei contribuenti diminuendo il peso fiscale, incrementare le pensioni sociali”. “I poveri ‘costano’, pesano nella nostra coscienza civile prima ancora che sul sistema economico e sanitario”, ha aggiunto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Parole, quelle sulle pensioni minime, che fanno pensare che il partito di Giorgia Meloni sia d’accordo con Silvio Berlusconi nell’alzare l’importo degli assegni.